rubrica, La rosa necessaria
(Mary Barbara Tolusso)
Scrivo tutto il giorno, la sera quasi non bevo
non mi sbronzo. La notte fila liscia tranne
quelle sere che si cede al ricordo
che si dovrà morire su un letto come questo.
Allora penso a quello che dicono gli stupidi
che se c’è la morte io non ci sono. Ma
dal nulla nasce la paura, quando non vedi
non senti non pensi. Nessuna religione aiuterà
il danno dei vivi, feroce o silenziosa
nessuno potrà sottrarsi alla rovina. Dico al mio corpo
animale di non pensare. Nulla
è più terribile più vero di questo tempo del ritardo, non c’è
luce per gli indifferenti, tutto l’amore non dato,
il tempo sprecato, niente che possa
destarmi dal sogno, io
dove sono,
dovrei alzarmi andare a bere in compagnia, cercarti e dire:
Tu per me sei pelle, una morte anticipata,
insepolta, coagulata fino all’erezione.
(testo inedito)
È il tempo del ritardo. Affacciandoci indietro, siamo di nuovo difformi.
Dall’andamento in discesa di questi versi, il finale che avanza è un abbandono, una stanza artificiale, inospitale.
O è chi, di nascosto, supplica che sia ferma la propria voce. Innanzi al tempo.