“Risme private” di Andrea Giampietro, “la concretezza della pagina scritta,  l’artigianato del lavoro letterario lontano da ogni astratta concezione della poesia”.

tre domande, tre poesie

 

Queste Risme private confermano le doti del poeta di Quasi una scorciatoia (2020) e in più ne ampliano la gamma tematica.  Vi si ribadisce, salvo rare e sapienti eccezioni, il dominio di un endecasillabo che Giampietro rispetta e modula come il costante e insostituibile signore della trama sonora. Ma nel libro odierno questa misura naturale dell’orecchio non giova solamente a dar voce all’elegia o all’epigramma, come si specificava nel libro del ’20, bensì (avventurosa estensione!) anche a esporre una delicata materia erotica. […]

Un poeta abile nel servirsi delle risorse dell’italiano per far bisticciare sulla medesima pagina l’amore e l’amo; un poeta che, nel corso del libro (per renderlo più mosso e articolato), si diverte a render compatibili argomenti e toni diversissimi fra loro. […]

(dalla prefazione di Silvio Ramat)

 

Partiamo dal titolo (perché questo titolo?) e qual è stata la scintilla che ha portato il Risme private, meglio: in che modo la (tua) vita diventa linguaggio?

Il “risme” del titolo vuole indicare la concretezza della pagina scritta (un critico lo ha interpretato come contrasto al più lirico “rime”), l’artigianato del lavoro letterario lontano da ogni astratta concezione della poesia. Il “private” è altrettanto ironico visto che di privato in poesia c’è ben poco e non solo nei confronti dei lettori ma dell’autore stesso che, nel momento della scrittura, inevitabilmente si svela ai propri occhi. Per quanto riguarda la vita che si fa linguaggio, credo che, almeno nel mio caso, il processo sia abbastanza naturale. Anche la vita “vissuta” ha bisogno di realizzarsi per iscritto al fine di risolvere i suoi aspetti più intimi che, altrimenti, sarebbero difficilmente districabili.

Ad oggi, dove sei stato condotto dalla poesia, qual è stato l’insegnamento?

Credo che si sia rivelato lo strumento migliore per intendere l’umanità e certamente il più efficace per esprimere me stesso. La poesia è come il gioco: richiede estrema serietà! Anche nella sperimentazione metrica e sonora, nel gusto per le varie figure retoriche, nel desiderio di compiutezza entro i limiti della parola, si possono trovare una realtà serena e un modo per cogliere il significato più riposto dell’esistenza.

“l’antico segno tu rendi parola / ma tace ancora lingua che ti aggradi”, con i tuoi versi per chiedere: le parole bastano alla poesia? la poesia è (forse) un destino?

Ungaretti sosteneva che la poesia è tale quando porta in sé un segreto; tuttavia essa non riesce a renderlo pienamente ma può solo avvicinarlo. Per un autore non c’è altro strumento che la parola, dunque conviene farselo bastare… Eppure il poeta riesce almeno a restituire un alone di quel mistero, a suggerire la forza e la pericolosità della sua portata. Questo è certamente un destino: non si sfugge al proprio modo di sentire e intendere la vita (che poi venga scritta o meno)! 

Per concludere, ti invito, per salutare i nostri lettori, a riportare tre poesie dal tuo libro; e di queste scegline una per condurci a ritroso nel tempo, a prima della stesura completa o della prima stesura, per raccontarci quanto “accaduto” così da permetterci di condividere (e meglio comprendere) il percorso che l’ha vista nascere (nel contesto del libro che l’accoglie).

 

Torta di cielo (ad Annamaria)

Ilarità dell’ore a perdifiato
oltre la noia al suono della sveglia,
oltre i tuoi giorni a scuola nell’attesa
di ridere del libro e del grembiule.
Solennità caduta al nostro riso
quando basta un elastico fronzuto
come palla lanciata da schivare
per avere del cielo un’altra fetta.

 

Risme private

Risme private in fondo ad un cassetto
dove non entra luce che riverberi
le chiose poste a margine del foglio
quasi un presagio di letture postume.
L’autore sconosciuto avrà provato
a dargli un senso un mal compiuto ordine
fermandole con piccole graffette
che annunciano l’attesa della ruggine.
Un ritmo basilare sembra annesso
alle parole ai bianchi spazi al dattilo
di sillabe scandite in improperi;
un canto adatto a farsi muffa o polvere.

 

Poesie per Francesca (II)

Non so se fu la corsa o fu l’affanno
o fu la tua pretesa di tenermi
legato al labbro al gioco ad occhi chiusi.
Io fuori d’esercizio per l’amore
mi diedi in pasto al tuo più lieve cenno;
cedevo ad ogni bacio e non volevo
lasciarti andare; il nostro abbraccio d’orso
voleva trattenerti in penitenza
perché il mio petto non cessasse il battito
come il bambino che resiste al gioco
e freme e scalcia e palpita nel perderlo.
La presa dei tuoi anni ancora vince
se quando mi abbandoni già pretendo
che tacciano i chilometri e le ore.

Inizialmente, la poesia Torta di cielo aveva un incipit diverso: «Felicità e stanchezza: bel binomio / per chi spende i suoi giorni a piacimento / col giusto sacrificio, con l’affanno / del tempo che riposa troppo in fretta». Poi riprendeva: «Ilarità dell’ore a perdifiato…». Fu la mia amica Marina Carbone, anche lei autrice, a farmi notare che quei primi quattro versi rallentavano la poesia invece di permetterle di lanciarsi pienamente. E aveva ragione…

 

Andrea Giampietro nasce a Popoli (Pescara) nel 1985 ma trascorre l’infanzia a Pratola Peligna (L’Aquila) per poi stabilirsi a Sulmona. Autore di raccolte poetiche (Il paradiso è in fondo, Roma, 2010; Di notte a luna spenta, Piombino, 2012; Cronache dall’imbuto, Lanciano, 2017; Quasi una scorciatoia. Elegie ed epigrammi, Borgomanero, 2020; Risme private, Martinsicuro, 2024) e traduzioni (Oscar Wilde, Elizabeth Gaskell, Stéphane Mallarmé), è attivo anche come saggista e critico letterario (per riviste come “Nuovi Argomenti”, “Poesia”, “L’immaginazione”, “il 996”, “Xenia”, “Rivista Abruzzese”, “D’Abruzzo”). Ha curato i volumi Un gettone di memoria. 23 voci per Ottaviano Giannangeli (Ortona, 2019) e Omaggio a Cosimo Savastano (Castelli, 2023). Ha raccolto una serie di saggi, articoli e recensioni sugli autori della sua regione in Studi di letteratura abruzzese (Ortona, 2024). Al suo paese nativo ha dedicato lo studio storico Pratola che se ne va. Storie tradizioni e personaggi di Pratola Peligna tra Otto e Novecento (Ortona, 2021).

 

In copertina, foto di Francesco Liberatore

Potrebbero interessarti