#1Libroin5W.: Mario Fresa, Eliodoro, Fallone editore.

Chi?
Eliodoro: un paziente del Dottor Fliege, ma piuttosto impaziente, e ovidiano, e stizzoso, che a volta a volta si traveste da mago o da scultore, o da figlio o da nipote, e da maestro e da allievo; e che inoltre si trasforma da Elefante ad angiulillo, da malato ad amato, da ricordante a ricordato; sempre stando sospeso (e sorpreso) tra un’idea di salvezza rivelatoria e il desiderio di un accoglimento del mondo che non sarebbe indegno, dico, dello spirito di Giona… (Baritono brillante; estensione vocale: dal La¹ al Sol³).

Dottor Fliege: uno psicoterapeuta di nobili origini (è nominato, spesso, Conte), dallo spirito sulfureo, cioè tartiniano e hoffmanniano; o anche, forse, un perfidallegro ciarlatano coduto, nonché solenne illusionista di animule romantiche e perdute; insomma, un tendenzioso Mefisto d’altri tempi, pronto a certi incontrollabili slanci quasi sempre esagerati e gargantueschi. Il suo classico mantello, utilizzato per nascondere una certa ipocrita timidezza, gli permette di dare sfogo, quando può, alla sua naturale e non sempre trattenuta vocazione all’istrionismo. (Basso-baritono; estensione dal Fa¹ al Fa³).

Danise: maestro di pianoforte. Ama i tempi piuttosto lenti, il non legato, i portamenti. Fa un uso discreto del rubato (sarà per questo che spia, vegliante e strabico, le telefonate-trenodìe della consorte?). Solidamente amico del Conte Fliege, sembra anche lui – non lo si può escludere di certo! – caudato e perfino tridentato. Usa offendere il Gran Rivale Celeste in lingua teutonica, e con discreto successo. (Basso profondo; estensione dal Re¹ al Fa³).

Clara: pianista dolceferoce, di aspetto millaisiano. È l’allieva prediletta di Danise. Ama Eliodoro e questi la riama, alternando calamitosi e spagnoleschi empiti erotomaniaci con burrascosi e salutari momenti di incomprensione reciproca. Il suo compositore preferito è Domenico Scarlatti. In un paragrafo dell’opera sono enumerati, in ordine emozionale, diciotto motivi per i quali ogni lettore dovrebbe amarla, anche solo per mezz’ora. (Soprano; estensione dal Do³ al Do⁵).

Luisa: incerta fra Santuzza e Clorinda, ama, quasi riamata, Eliodoro. Il suo umorismo viennese è molto apprezzato dal mago; però disturba, in lei, quella sua forte, fortissima fede in un’ Ananke immaginaria e quasi restauratrice che le ha fatto apparire, infine, il suo mariticidio sotto la luce di un accordo perfetto, o come una verticale, divina risoluzione. (Soprano; estensione dal La² al Do⁴).

Magonza: marito di Luisa. Figlio di una donna-dattero e di un preside nevroticamente vittima dell’Analstadium. Alcuni sospettano che sia davvero vissuto, altri che la sua auto sia diventata, quella sera del venticinque maggio, un imbarco boitiano trasportato velocemente, e all’improvviso, da cinque neroveloci mosche dalle evidenti simpatie evoliane. Luisa ne sa qualcosa? (Basso; estensione dal Fa¹ al Fa³).

Ester: Direttrice didattica, è spesso guardata dal suo televisore con una certa cupa intenzione. Tignosa sacripanta, cristica e farisea, piuttosto attiva eroticamente ed etilicamente, sogna a più riprese di intervenire a difesa di un pianista Rinoceronte che, trasferito d’ufficio dal Provveditorato, il venerdì intrattiene, nel mezzo di un Circo, certe grevi signore méchate dai gusti che diresti perlomeno bizzarri (Mezzosoprano; estensione dal La² al Do⁴).

Ruggeri: aiutante e segretario di Danise. Subito dopo l’inattesa notizia, anticipata da uno sgradevolissimo CLIC, sceglie una mediocre e momentanea salvezza che gli farà soffrire, porello, sempre e soltanto il caldo (tenore; estensione dal Do² al Do⁴).

Gorba: critico d’arte, artista in crisi, amico criptico, alterna un saputo e sciccoso eruditismo, diciamo da arbasiniano loggionista gagà, con un’assidua, fosforescente cretineria di ritorno. Una volta gli scappò tra le mani, su di un grande foglio, il contenuto di un intero tubetto di Charcoal; vendette subito il risultato a un gallerista, presentandolo come un inedito Franz Kline. (Basso comico; estensione dal Fa¹ al Fa³).

Cosa?
È il racconto di una confessione psicanalitica pronta a trasformarsi in dramma buffo, teologico e surreale. Dunque, la messinscena di una messinscena. Ma è, anche, vorrei dire soprattutto, l’amara storia di un duplice diletto amoroso e di un odioso delitto che è, forse, a conti fatti, soltanto immaginario (come la stessa morte – o sparizione – del protagonista).

Quando?
La malattia è nata tra il 2015 e il 2022. Nel 2019 le prime avvisaglie di concreto raggiungimento della mèta (angioedemi; aumento della bilirubina totale; problemi alla vista; e broncospasmi; e forte disidratazione). L’inizio della composizione vera e propria risale al mese di gennaio del 2020. Data finale della diagnosi (e della fine del libro): il 25 maggio del 2022.

Dove?
A letto e nelle strade, in ispecie nelle giornate piovose e, soprattutto, nei luoghi accompagnati da certe lunghe e acute voci, pronte a sfiorare la vicinanza precipitosa dell’ombra.

Perché?
Per essere catapultati al di fuori della realtà borghese, denarocratica e tecnocratica; e per dimenticare, se possibile, i suoi piccoli e atroci calcoli insensati, il suo noioso umanitarismo ottimistico, socratico, educativo, consolatorio…

 

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Mario Fresa (Salerno, 10 luglio 1973; ph. di Kumiko), scrittore e saggista, ha collaborato o collabora alle principali riviste letterarie, da «Paragone» a «Il Verri» a «Nuovi Argomenti», da «Caffè Michelangiolo» a «Smerilliana» a «Poesia» all’«Almanacco dello Specchio». Alcuni titoli, usciti negli ultimi anni: Uno stupore quieto (2012); Come da un’altra riva (2014); Teoria della seduzione (2015); Svenimenti a distanza (2018); Bestia divina (2020). Sue prose e poesie sono state tradotte in Francia, Spagna, Cile, Venezuela e Stati Uniti.

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