#1Libroin5W.: Massimo Maugeri, “Il sangue della Montagna”, La nave di Teseo.

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Chi?

La protagonista assoluta del libro è l’Etna, la nostra Montagna (che per noi è al femminile). È lei che sta sullo sfondo della storia e dentro le vite dei personaggi di questo libro, in un arco temporale piuttosto ampio che – nel corso della narrazione – porterà il lettore dai nostri giorni fino al 1886; con salti temporali ambientati negli anni Settanta e negli anni Ottanta. La seconda protagonista è la scrittura. Molti dei personaggi faranno riferimento alla scrittura che, come le eruzioni vulcaniche, assumerà un ruolo rilevante nella trama. Poi, naturalmente, ci sono i personaggi veri e propri. Tra i principali: Marco Cersi, ossessionato dalla Montagna a causa di traumi subiti per via delle eruzioni e che, a suo modo, intraprende una sorta di battaglia contro il vulcano e contro le sue stesse ossessioni; don Vito Terrazza, vecchio intagliatore di pietra lavica e appassionato declamatore di versi poetici in dialetto, convinto che dentro la pietra vulcanica alberghino “entità” che aspettano di essere liberate; Paola Veltrami, docente di letteratura italiana, vedova, che deve fare i conti con una figlia molto problematica e che – da umanista appassionata di studi economici – coltiva il sogno di una “economia umana” (ovvero, più attenta ai bisogni reali della gente).  Le vite di questi personaggi si incrociano, insieme a quelle di altri.

Cosa?

I temi principali, come in parte accennato, sono fondamentalmente due. Il primo, più genericamente, riguarda il rapporto uomo/natura. È un tema atavico, ma al tempo stesso attualissimo. Come interagiamo con la natura? Fino a che punto siamo consapevoli di come le nostre vite siano ineludibilmente legate a essa? Come reagiamo di fronte a ciò? Nello specifico di questo romanzo, il rapporto uomo/natura è visto nell’ottica uomo/vulcano. L’altro tema riguarda l’economia e come i sistemi economici, che ci piaccia o no, influenzano le nostre esistenze. Dobbiamo davvero rassegnarci a un sistema economico che sembra disinteressarsi della vita dei singoli per puntare sempre e comunque agli obiettivi legati al “capitale” e al “profitto” (come panacea di tutti i mali)? È possibile immaginare una economia meno “disumana”? Sarebbe solo utopia? Cosa si potrebbe fare in proposito?

Quando?

Andando indietro nel tempo, rovistando tra file del pc e appunti vari, ho verificato che le prime pagine di questo romanzo – parti appena abbozzate e poi rivedute – risalgono addirittura al 2012. Questa è una storia che mi accompagna da tantissimo tempo, dunque. Mentre ho continuato a portarla avanti, ho pubblicato altri testi (i romanzi “Trinacria Park” e “Cetti Curfino”, per esempio), ma le idee originarie che stanno alla base de “Il sangue della Montagna” li precedono.

Dove?

Non ricordo esattamente il luogo in cui l’idea di questo libro ha cominciato a germogliare in me. Ma quasi certamente mi trovavo in Sicilia… e molto probabilmente sulle pendici dell’Etna, dato che risiedo da queste parti. In un modo o nell’altro, tutto riconduce alla Montagna.

Perché?

Avevo questo desiderio forte di ambientare una storia proprio qui, nei miei luoghi, con la Montagna protagonista. E c’era questa domanda che mi frullava in testa: cosa significa vivere, abitare, sopra un vulcano che è in perenne stato di attività? Cosa significa dover sempre fare i conti con uno spettacolo naturale bellissimo (e a portata di mano) e, contestualmente, con un pericolo che sembra incombere senza soluzione di continuità? Quali meccanismi (psicologici ed emozionali) potrebbero innescarsi? La storia che ho narrato prende spunto da queste domande, oltre che dall’esigenza – come ho accennato prima – di porre l’attenzione sulla necessità di favorire lo sviluppo di un sistema economico più “umano”. Nell’ambito di questa storia, come qualcuno ha giustamente evidenziato, sono poi emerse alcune caratteristiche tipiche del mio modo di narrare: l’indagine psicologica dei personaggi, il tema del doppio e della follia, l’approccio metaletterario della scrittura e altro ancora.

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«Per chiunque viva da queste parti il vulcano non è maschio, ma femmina; non è un monte, ma la Montagna».

«Pensò che la Montagna non si sarebbe fermata mai. E che la lotta che lui conduceva era senza dubbio impari. Non si trattava di una rappresentazione in chiave vulcanica della classica battaglia di un qualunque Davide contro un qualun­que Golia. Il livello del conflitto era di ben altra portata e ve­deva di fronte un piccolo essere vivente contro una delle fauci di un pianeta».

«Tuttavia mi ero convin­ta che all’interno di quel popolo telematico in evoluzione, tra quei volti ignoti che sfilavano rapidi sotto l’incedere del mou­se, potessero nascondersi uomini e donne che davvero avreb­bero potuto avere a cuore la causa. Persone che credevano sul serio nella possibilità di un mondo migliore; magari incentrato su un sistema economico più giusto, più vicino all’uomo e alle sue esigenze, meno assoggettato ai gorghi invisibili e venefici della finanza e di un’economia disumana e disumanizzante. Da qualche settimana a questa parte, era quel gruppo che mi spin­geva ogni mattina, alle sei in punto, a posare i piedi in terra e a sollevare lo sguardo al sole nascente».

«I fantasmi esistono. E sono più numerosi delle stelle. Esistono all’ombra dei ricordi, tra le pieghe delle esperienze, nei dolori per le mancanze, sopra l’onda dei rimpianti. Si nascondono sotto il peso delle delusioni, tra i dubbi di un futuro nebuloso, dentro gli spasmi scatenati dalle nostre ansie, nelle emozioni suscitate da oggetti custoditi come reliquie. Vivono nelle storie inventate e in quelle reali. In quelle scritte e in quelle lette. Avrei voluto dirgli che spendiamo la nostra vita a generare fantasmi e che forse, una volta o l’altra, avremmo dovuto avere il coraggio di guardarli in faccia anziché relegarli ai margini della nostra visuale.»  

 

 

in copertina Massimo Maugeri, (foto Guido Milli)

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