#1Libroin5W
Chi?
Stuart, adolescente, chiuso nella sua stanza, cerca di sfuggire all’ira del padre.
Capisce dopo tanti anni cosa sia davvero capitato a sua madre e viene assalito da un odio cieco che lo accompagnerà per il resto della vita.
Anni di soprusi, pazienza, in cui subisce e impara, per poi fuggire dalle proprie origini e diventare un brillante professionista, affermato e affascinante, di cui nessuno possa sospettare. Di notte, ripulisce il mondo da coloro che lo infastidiscono, che in qualche modo riportano la sua mente a quell’infanzia malata e maledetta.
Un giorno vede lei… Ursula. Si innamora e la sua spietata organizzazione mentale subisce un mutamento. Da qui, anche lei cambierà lentamente vita, una vita monotona, malinconica, di una donna madre di un ragazzo sedicenne, spesso sfruttata e trascurata dalle persone intorno.
Cosa?
Questa storia l’ho scritta riflettendo sui tanti possibili modi di reagire e agire che un individuo può avere se viene abusato emotivamente e fisicamente durante l’infanzia. Ho pensato a un personaggio che potesse incarnare una tragedia in modo superficiale con follia lucida, qualcuno che funzionasse, fosse perfetto durante in giorno e la notte liberasse la sua rabbia. Volevo la facesse franca, fosse impeccabile, quasi disumano nella sua perfezione. Il suo neo, imprevisto… l’amore. I due personaggi, Stuart e Ursula, incarnano sentimenti, fragilità, paure e dubbi che ognuno di noi può avere, soltanto che agiscono i loro pensieri, senza preoccuparsi delle conseguenze. Scrivere questa storia mi ha fatto sentire libera, perché loro, essendo mie creature, potevano esprimersi, senza le leggi interne ed esterne che regolano una vita normale.
Quando?
Non ricordo il momento esatto in cui mi è sembrato di “vedere” Stuart, mi è entrato nella mente all’improvviso, con un carattere già ben definito. Mi ha catturata per la sua irriverenza, per il coraggio e la follia non priva di stile e ironia. Lo vedevo ridere, arrabbiarsi. E decisi di farlo vivere.
Attraversavo un periodo complicato e mi serviva un personaggio in qualche modo vincente, ma poco convenzionale.
Ursula si ispira a molte donne che ho incontrato, inizialmente è una come tante, con due pregi soli..occhi turchesi e grande seno. Si barcamena per crescere suo figlio, lavora ma a tratti si sente vuota. Stuart le offrirà, nonostante il modo assurdo, un passaggio sull’ultimo treno disponibile.
Il “ quando” mi sia venuta in mente, beh, dopo una telefonata con un’amica a cui ho “rubato” un pezzetto di vita.
Dove?
Devo dire che è stato tutto automatico. Ripeto, io vedo i personaggi e i luoghi.
Roma. Quartieri. Li conosco bene, quindi mi sembrava di passeggiare insieme ai personaggi, di respirare quell’arietta, di sentire i profumi di quei posti.
Sono molto attratta dalla gente, la osservo e mi è piaciuto a tratti descrivere particolari dei luoghi, anche se in sottofondo. C’ero io, lì con loro. Pian pianino la storia si è scritta, come se fossi ormai trascinata dalle creature che ho creato.
Perché?
Non so se esista una specifica ragione, ma, ripeto, ho voluto creare dinamiche strane, personaggi che uscissero dalla normalità pur essendo estremamente diversi. Americano, lui, viaggiatore scaltro, killer per necessità di contenere i suoi fantasmi; romana, lei, commerciante, piccola borghese annoiata, uguale a mille.
Il motivo che li ha fatti incontrare è che desideravo poter dare speranza, far vincere per una volta anche persone così tarate, senza via d’uscita. L’ho creata per loro e sono stata felicissima di vederli sorridere.
dal libro, scelti per voi
Ho da fare. Qui ci tengo i vestiti per loro, proprio qui dentro, lo sai bene che ci tengo ai vestiti, serve rispetto. Sono organizzato, mica sciatto. Tu gliel’hai mai comprato un vestito a Katy? Mi fai pena, tirchio come sei. Io sono generoso, non ho preso da te. Levati di mezzo, ho sete e t’ho detto che devo mettere a posto le buste, se non le metto a posto mi confondo, ogni vestito al suo posto, ogni busta al suo posto, ogni colore una serata.
Rosso lunedì,
azzurro martedì,
viola mercoledì,
nero giovedì,
rosa venerdì,
blu sabato,
domenica riposo, come l’Onnipotente.
Lui creava, io ripulisco. Ma tu come fai a capire, ignorante. A stento tiri fuori due parole.
E l’asciugamano? L’hai nascosto tu, vero, ma è troppo tardi, per te.
Credevi di salvarti, nascondendolo? Tiralo fuori. Non hai mai ascoltato nessuno. Ci hai rimesso il collo.
Cinque anni in quella gabbia per minori mi sono fatto, per colpa tua, vai via, Santo Dio.
Ecco, sudo un’altra volta, senti le mani, non li posso toccare i vestiti nuovi con queste mani bagnate.
Dopo, dopo, calma, Stu.
Ci pensa Stu. Sempre. Ci pensa sempre Stu. Maledetti tutti.
*****
Roma era allagata da una pioggia che sembrava tropicale, Ursula si alzò dal letto intorpidita.
Entrò nella doccia. Si guardò allo specchio per un istante.
Le toccava uscire con la Micra.
Lei e Stuart entrarono nel primo baretto nelle vicinanze del negozio,
per l’aperitivo; Ursula ebbe la sensazione di essere in un’altra città, nonostante avessero camminato pochi minuti. Solo le sette e mezza.
«Oggi ho pensato che la mia vita si svolge sempre in pochi chilo- metri, su e giù come un animale in uno zoo, sai quelli che fanno avanti e indietro tutto il giorno nella gabbia?».
«Sì, ho capito quali» Stuart rise «But…pensa positivo». Con una mano teneva il bicchiere. Cambiò espressione «Non parliamo più di povere bestie, okay».
Lasciò quindici euro sul tavolino senza rispondere, e si alzò come se avesse fretta.
«Vieni, Ursula».
Le labbra le iniziarono a vibrare come quando si ha tanta paura, ma le bloccò coi denti: «Dove andiamo?».
Lui si fermò sotto un portone a via Crescenzio; tirò fuori un mazzo di chiavi.
Il portone era di quelli pesanti, rifiniti, con le maniglie d’ottone lucido.
Due piani a piedi, veloce, senza parlare. Infilò un’altra chiave, più grande, nella porta a destra del pianerottolo.
*****
«Oh no no no, quel numero no, ti credi furbo? Ma perchè appena dai confidenza tutti ti vogliono fregare. Allora ti devo trattare come il dottore? Avanti cammina, andiamo a casa mia, let’s go, questa me la paghi. Toc toc. Senti quanto è fredda? Adesso alzati, e andiamo».
Marco riuscì a malapena a espirare dal dolore del calcio della pi- stola sull’osso della spalla. «Andiamo, andiamo sì» rispose. Non gli importava più di cosa dire a quel killer fuori di testa, intravedeva il ba- ratro e non voleva star zitto, prima di morire.
Ursula, poco prima, ancora lì sotto, sentì un solo squillo, e si af- frettò a rispondere.
«Sì» disse toccando immediatamente lo schermo per richiamare. Stuart era di sopra a bere qualcosa o chissà che altro; la gelosia le salì in gola.
“Come si sono conosciuti” rimuginava. Il cellulare di Marco adesso era spento. Si attaccò al citofono, furiosa.
Nessuna risposta. Si allontanò per guardare in su le finestre, se ci fosse la luce accesa o qualche segno di movimento.
*****
“Ho deciso di lasciarti la bocca libera, Luke. Ti sei guadagnato la mia fiducia. Sembri un vecchio senza un polmone, se no. Fumi, per caso? Vieni che pranziamo, avrai fame. Ti cambio anche i pantaloni, ti sei pi- sciato sotto, la gente sporca in casa mia non entra. Ti staranno lunghi, i miei jeans, ma mica guardiamo queste cose tra amici. Vieni, cambiati prima di mangiare, ti aiuto. Bum bum, una spinta e sei seduto sul letto, facile, vedi? Ursula mi ha detto che non mi vuole più vedere, ma mente, dove lo trova uno come me?
Ci dobbiamo fare una partita a carte, oggi è festa, ci giochiamo Ursula. Se vinci, vado da lei e tu riposi, se perdi la porto qui e ti guardi un altro bel filmetto porno dall’armadio. Deciso, si gioca, infilati i jeans e an- diamo di là. Cosa sono quegli occhi tristi, non sei un bambino, non mi fare incazzare, io da bambino non potevo mai essere triste, capito, Luis me le dava se no, mai un regalo, mai un salto da Toys’r’us, mi ha insegnato a cavalcare a tre anni ma un giocattolo non me l’ha comprato. E non mi chiede scusa nemmeno adesso che è vecchio. Ora voglio giocare a carte. Cammina.
Roberta Palopoli, psicologa, vive e lavora a Roma. Ha pubblicato “Mater dolcissima” (Emersioni, 2018). “Tre per una. I crimini di Stuart Newell”, edito da Castelvecchi, è il suo secondo romanzo.