#1Libroin5WPoesia.: Manuel Lantignotti, “Vista parco”, peQuod.

#1Libroin5WPoesia

Chi?

I protagonisti di Vista Parco sono i luoghi e le persone che hanno abitato la mia infanzia. Un posto speciale è riservato alla mia famiglia, gli amici e la casa in cui sono cresciuto, ma i ricordi che vengono evocati nei versi toccano anche persone che probabilmente non sanno di far parte della mia memoria, entrati nella mia vita per un istante e usciti da essa con la stessa rapidità. I luoghi descritti sono spesso angoli di una città profondamente cambiata nel tempo, ma che hanno definito quello che sono e che non voglio dimenticare.

Cosa?

Il tema principale è il ricordo in tutte le sue sfaccettature. Il ricordo come rifugio da un presente incerto, un paese dove è possibile portare alla memoria gli accadimenti come più ci fa comodo; un luogo dove tutto è già successo e in cui poter ritrovare le proprie radici. La poesia è la forma d’arte perfetta per evocare il ricordo: la sua frammentarietà, il suo essere spesso oscura e lo sforzo che richiede per poterla comprendere a fondo sono alcuni esempi di quanto poesia e ricordo siano coincidenti nelle caratteristiche. Nelle prime due sezioni del libro – Risacca e Cronache – si ha un lento ritorno al passato, un viaggio alla ricerca dell’identità perduta. Trovando nei ricordi la stessa frammentarietà che caratterizza il presente, nelle ultime due sezioni – Vista Parco e Àncora – la ricerca di identità si focalizza sull’introspezione, l’infanzia e la famiglia, un aggancio con la realtà che permette di ritrovare casa nel ricordo, di per sé effimero e sempre in movimento.

Quando?

La raccolta nasce nel 2015 con le prime poesie di sfogo e d’amore, con quell’inconsapevolezza che dovrebbe caratterizzare sempre gli inizi. Alcuni componimenti di quel periodo sono sopravvissuti nel libro. Credo avessero delle intuizioni che sono riuscito poi a sviluppare e di cui ho preso consapevolezza con la lettura dei contemporanei, dei classici e con lo studio. Con il passare degli anni e con la quantità e qualità di materiale che ritenevo adeguato per la realizzazione di una silloge, è nata l’idea di pubblicare e con questa l’inizio di una nuova fase del mio scrivere. L’incontro con Luca Pizzolitto, la collana portosepolto e la sua idea di bottega, un confronto costante tra poeta e curatore di collana durato per più di un anno, mi ha permesso di trovare una voce più chiara, di capire quando era necessario tagliare il superfluo e lasciare solo l’essenziale per esprimere un concetto. L’anno che ha portato alla pubblicazione è stato una finestra sul mondo dell’editoria e sul lavoro di editing che reputo fondamentale e formante.

Dove?

La raccolta nasce nella mia città, Bollate, in provincia di Milano. Nasce in un parco con le sue stradine a spirale su cui si affaccia la mia casa e che dà il titolo alla silloge. Nasce nei luoghi frequentati dal me stesso bambino, dall’adolescente e dall’adulto, che si trovano a guardare con sguardi differenti un mondo che a volte resta lo stesso e a volte cambia radicalmente. È uno spaccato della vita in provincia, con l’intenzione di universalizzare per il lettore l’esperienza personale e fare in modo che possa trovare qualcosa di proprio. Quindi posso dire che nasce anche in un luogo interiore e comune a tutti gli uomini, quello scrigno in cui sono depositate tutte le esperienze positive e negative legate alle persone che ci circondano, che inevitabilmente continuano a dirigere le nostre vite.

Perché?

I motivi che mi hanno spinto a scrivere questo libro sono due. Il primo è il non voler dimenticare momenti che reputo fondamentali della mia vita e che hanno determinato ciò che sono e chi sono diventato. È stato anche un modo per liberarmi di un passato che è stato spesso preponderante nei miei pensieri e che messo per iscritto è come se fossi riuscito a lasciarlo alle spalle sentendomi più leggero. Il secondo motivo è più legato a quella che penso sia la funzione della poesia, un modo efficace che ha l’uomo per sentirsi parte della bellezza che lo circonda e che gli permette di ricercare il significato profondo di tutto ciò che di per sé non ha utilità pratica, ma che è linfa delle nostre esistenze.

 

 Scelti per voi

Eppure un luogo in cui sostare c’è,
un fossile su cui riprendere fiato
svuotare le scarpe dai granelli

Ecco, lasciate che tutto scorra e io,
io sia l’unica cosa immutata
e fragile.

Un giorno questo parco
sarà un museo per me solo.
Le altalene in marmo, l’edera
lungo gli scivoli, al centro
un santuario:

un paio di scarpe per correre,
correre nella sua spirale,
sentire che niente se n’è andato,
solo da fissare, restaurare gli affreschi.

Rideranno con me, del viaggio, tutti quanti
la banda suonerà una melodia, d’infanzia.

Ho dovuto lasciare casa.
Creare uno spazio nuovo
tra il letto a scomparto e il muro,
infilarmi lì, in attesa, per spaventarti.
Ma quando verrò fuori sarò smarrito:
la porta d’ingresso rivolta ad est,
la frutta non più sul ripiano in cucina
e i tuoi passi suoneranno diversi,
dovrò vederti entrare per capire che sei tu.

Sarà allora quello il segnale,
di una fase che tardo ad accogliere
pur di restare qui con voi ancora.
Àncora.

Potrebbero interessarti