#1Libroin5WPOESIA
Chi?
Sono versi in direzione dell’altro da noi, nel caso di Altri sguardi faccio riferimento agli animali non umani; ma non solo. La natura, nel suo insieme, viene invitata a partecipare a questo viaggio sia metafisico che reale, concreto. Gli orizzonti si avvicinano, poiché non vi è solo un orizzonte fisso, statico, che delinea la luce dall’ombra, ma ve ne sono molteplici: nelle infinite direzioni del pensiero, dell’ascolto, del sentire senza parlare, negli anfratti nascosti e misteriosi. Ecco che i versi si dipanano nei quattro punti cardinali del sospiro creativo. La metrica lascia spazio al vento, ai suoi sbuffi delicati o alla tempesta esistenziale. Ed è nella completa libertà che si librano. L’inverno, coi sui ritmi severi, insegna al cervo la fatica, l’estate viceversa lo spinge a correre; ma è l’autunno e la primavera che gli indicano la conoscenza. Il cervo non è altro che un archetipo nel pensiero poetico di Altri sguardi, un testimone assoluto del dolore e della gioia. Il libro contiene 78 liriche attente al circostante; al suo incedere contro gli eventi. Ecco perché, oltre a inseguire gli elementi naturali, si lascia trasportare anche da quella brezza nascosta che piega non solo le fronde degli alberi ma anche la schiena degli esseri umani. Sono appunto Altri sguardi.
Cosa?
Fondamentalmente il dolore. La necessità di raccontare il non raccontato, l’invisibilizzazione dei corpi oltraggiati, la sfida a comprenderli; in assoluto dis-equilibrio. La trasparenza celata del disincanto insieme al grido di resistenza. Ma non solo. In un susseguirsi di versi rovesciati cerco di avvicinarmi, in punta di piedi, ai soggetti segregati, alla loro terrificante condizione; ed è un fiume in piena di sensazioni contrastanti. L’altro e l’altra diventano così la parte più recondita del mio essere, si fondono in una esasperata battaglia. Una battaglia interna dove il verso si muove in estremo caos, sfociando, come al finire di un fiume, in onde incontrollabili; acquietandosi soltanto quando raggiunge il mare aperto calmo. Quali siano poi le vere ragioni che mi hanno spinto a scrivere questo libro sono da ricercarsi in un’ottica di trasposizione dell’esistente; sofferente ma mai domato.
Quando?
La genesi di “Altri sguardi” affonda in un periodo molto importante per me: il cambiamento. Un cambiamento non solo abitativo ma esistenziale. In un lasso di circa dieci anni le poesie raccolte hanno preso forma con più decisione. Una continua ricerca della sfumatura metrica, del libero tragitto delle parole, hanno contribuito a delinearne i contorni. Posso affermare che le poesie di questo specifico volume seguono una lirica temporale in contrasto col tempo; una dissoluzione del tempo, una destrutturazione del tempo. Poiché lo stesso tempo non riesce a intervenire. Se il -Tempus- (la derivazione latina) abbraccia il “momento opportuno” la “favorevole circostanza”, in Altri sguardi non lo si trova in questi termini. La natura, con i suoi molteplici ritmi, non segue sempre le regole imposte e disciplinate del tempo; pare un paradosso insanabile. Il motivo per cui non riesco a dare una risposta esatta sulla nascita dei versi di Altri sguardi; se non un paradosso. Dieci anni sono solo una parentesi etimologica per rendere comprensibile l’argomento.
Dove?
Sul -Dove- invece riesco a essere più comprensibile: la montagna. L’alta montagna, è il luogo dove sono nati i versi. Le stesure, prima in stato embrionale e poi più strutturate, sono cresciute nelle foreste, tra i torrenti, sulle creste innevate, in tutte e quattro le stagioni. Ho camminato per anni, completamente isolato, in luoghi spesso quasi inaccessibili, con un taccuino e una penna. Dopo ore di cammino, tra sentieri segnati solo dagli animali, mi sedevo su un costone o una roccia, e cominciavo a scrivere. Il suono della foresta, con le sue infinite armonie, il freddo pungente dell’alba, il profumo intenso dei fiori montani, il canto degli abitanti degli alti alberi, mi hanno aiutato nella composizione delle poesie. Quando poi tornavo a casa, spesso al finire del giorno, mi restava soltanto l’aggiustamento a livello metrico. Altri sguardi è un figlio legittimo della montagna.
Perché?
Come posso rispondere a una domanda tanto complicata. Non c’è un solo perché. Non c’è una sola motivazione che mi ha spinto a scrivere questo libro. Ogni giorno era un giorno diverso, ogni notte era una notte diversa. Bastava il volo del barbagianni al tramonto e i versi, immediatamente, cambiavano sul foglio. Bastava il passo leggero del camoscio o quello severo del cervo e la poesia prendeva un altro sentiero. Il titolo è un po’ la summa di tutte queste sensazioni “spaventosamente” forti, della commozione abbracciata alla comprensione della vita altrui. Altri sguardi questo significa: vedere altro, sentire altro. Iniziare a vedere con occhi diversi e non più a guardare soltanto. Siamo in un’epoca dove comanda la metrofobia: il fastidio legato all’odio nei confronti della poesia e dei e delle poete stesse. Ed è proprio in questa epoca, in questa società malata e alienante, che la poesia deve tornare a resistere; per non soccombere. È la forma più alta del pensiero, poiché non è solo un pensiero. La poesia non morirà mai, ma viene quotidianamente dilaniata, resa mediocre, defraudata, colpita e superficializzata. Il lavoro dei poeti e delle poete è faticoso, alle volte insormontabile, ma mai dimenticare il messaggio della poesia: vita. Una vita dove non sempre si trova un significato o una direzione ma dove pervade il verso. E il verso è per natura immortale.
scelti per voi
da “Altri sguardi” Olmo Losca, La Vita Felice.
AMA L’AUTUNNO
Ama l’autunno
perché la fatica
le ferite
la perdita
la disillusione
le lacrime
la stanchezza, lo sconforto
cadono
come le foglie
Diventano poi l’humus
che dà delicatamente
nutrimento
alla terra
Ma, ahimè
anche se scompaiono
velocemente
alle prime piogge autunnali
non le dimentichi
non puoi farlo
saranno presenti
sotto altra forma
Le lasci dietro il cammino
ti accompagneranno per sempre
ma come terra
non come foglie
Le ricorderai nel cuore
ma la vita va avanti
come il sentiero
nei passi
Ci saranno altre foglie
altri amori
altre passioni
altre perdite
e altre primavere
con foglie morbide
ma fai tesoro
di queste parole:
anche se torneranno
come torna il dolore
non saranno mai
quelle di prima.
—
IL PITTORE DI RIME
La stanchezza peggiore
è quella dell’illusione
ti strappa al sonno
mentre il mondo dorme
La stanchezza peggiore
è quella dell’attesa
ti scalda con una mano
e con l’altra ti ruba il calore
La stanchezza peggiore
è quella della fiducia
la regali sognante
ti viene resa in polvere
La stanchezza peggiore
è quella della speranza
la segui trepidante
ti trascina nell’accettazione
Ma queste stanchezze
sono la vita
né peggio né meglio di altre
solo parentesi di mancate carezze
La vera stanchezza peggiore
è la stanchezza di credere
che la rosa che cogli
sia come te, colorata di parole
Quando in realtà
è solo un rovo di spine
mentre il tuo gambo
ha sempre e solo dipinto rime.
—
IN QUALUNQUE LUOGO
E hai avuto coraggio
ad indossare quella camicia leggera
per attraversare un oceano
di freddo e oscurità
Facciamo un patto:
troviamoci al tramonto
in quella linea accennata
che sfiora il ricordo
Guarderò quella stella
che vuole nascere
perché le tenebre di un altra notte
hanno deciso ad alzarsi
E la guarderò con te
anche se sarai dall’altra parte
seduta in altro luogo
in qualunque luogo
“E quando quella piccola stella scomparirà?
E non ci sarà più ricordo?”
Allora ci serviremo
della luce dei tuoi occhi
“E se scomparirà anche la luce dai miei occhi?”
Allora osserveremo l’oscurità senza paura
ne saremo immersi
rapiti
Ma che la separazione
non debba mai avvenire
se non da un’assenza
di uno di noi due.
—
LA PARTENZA
Il sole si è nascosto nella bruma
in quella linea che chiamo: tornerai
due, tre passi e poi
comincia giocare
Gioca con la rugiada
ma è un gioco senza vincitori
il mio preferito
nessuno perde, nessuno vince
Ogni tanto chiama
“Sono qui!”
la luce si spegne
e trasforma il verde in nero
Oggi è pioggia
le gocce si siedono
su una foresta incantata
non dai corpi ma dal tempo
E il sole parte
a regalare altre notti
ma poi torna
come torna la luce degli occhi.
Olmo Losca è un poeta e scrittore Italiano, autore anche di favole e novelle per adolescenti. Ha pubblicato in Italia, Francia e Stati Uniti, scrivendo inoltre saggi e articoli sulla questione animale, ecologismo e critica sociale. Le sue ultime opere sono: Les Poésies de l’Orme – Anarchisme et cause animale – poesie (Ếditions du monde Libertaire), in versione bilingue, Sentieri in cammino (Ed. Cassa Bruno Filippi), Altri sguardi – poesie (Ed. La Vita Felice), Stelle cannibali (Ed. Il Foglio), Faranelle volanti – favole (Ed. Marco Saya). È presente, insieme ad autori e autrici italiane, all’interno delle pubblicazioni: A – tra memoria e tempo presente (Ed. FuoriPosto) e nell’antologia Piazza Fontana (Ed. Interlinea). Con poeti e poete internazionali nella raccolta americana Dissent (Ed. Vagabond).