#1Libroin5WPoesia.: Tiziana Ciaralli, “30 sottotitoli”, Marco Saya Edizioni.

#1Libroin5WPoesia

Chi?

Il chi non è qualcuno: è il modo, il come procedere che può cambiare, tra l’altro, varie volte.
È un’indagine, una trasformazione geometrica che dilata o contrae gli oggetti su scale differenti. Può anche essere la materia messa in campo che specula al mio posto. In bozza di ipotesi, il chi è il cosa e il come un determinato oggetto, dati i suoi caratteri essenziali reali, può presentare alla mente la sua proposta relazionale.

Cosa?

A chiosa di quanto già scritto sopra, non sempre quando scrivo ho in mente un vero e proprio cosa a priori. È un po’ come quando si srotola un tappeto e non sai mai se ne verrà fuori un nastrino, una fogliolina secca o, più verosimilmente, solo polvere. Succede lo stesso quando dis-piego il tessuto delle parole: dentro ci può stare questo e quello o anche niente. E – a dirla tutta – ciò che veramente mi attrae alla scrittura è proprio la possibilità di dare espressione al nulla.

Quando?

Il titolo provvisorio che avevo dato inizialmente a questa raccolta era 2009 on
Forse sapevo, senza essere del tutto consapevole, che ci sarebbe voluto del tempo per darle la veste di libro. Fogli accatastati – a me piace scrivere con la penna – per un bel po’ di anni. E solo recentemente, ordinandoli, elaborandoli e studiandoci su, hanno preso la forma che ha.

Dove?

Tutti i testi qui raccolti sono stati scritti a Milano, città dove vivo da più di vent’anni, e a Roma, dove sono nata e puntualmente torno. Dentro i testi però emergono anche altre geografie, abitate o anche semplicemente attraversate, a volte esplicitamente segnalate (Venezia, Londonderry), a volte alluse. Il tutto si compone in un’architettura dell’anima che mi piace definire Metropoli Tiziana.
Credo che l’indole della mia scrittura che definirei decostruzionista e relativista, assomigli a meandri di una città continuamente in divenire, dove le direzioni, sono anch’esse un dove. Forse il dove per antonomasia perché ricco di forme a un tempo concrete e simboliche.

Perché?

La raccolta 30 Sottotitoli è nata mettendo sulla carta i rebus, le fotografie, il giocare con le cartine tornasole, in senso metaforico, e non solo. Il titolo è dato dal numero dei componimenti in proposta (trenta, appunto) e dalla scelta di collocare in evidenza di grassetto un lemma o addirittura l’ultimo verso della poesia stessa, in coda al testo: un “sotto titolo”, quindi. Il vezzo ha l’intenzione di non dare in anticipo al lettore l’indicazione del percorso che affronterà sulla pagina, lasciandolo libero di slittare sulla sua superficie senza sensi unici né divieti di accesso.

Versi scelti per voi

 

 

Da mite e forte nella tenerezza
vi furono urti per la premura,
chiavi di entrata, la corrente alternata
la messa sotto scacco della memoria.
E qui, ora, da carpa dorata faccio cerchi
senza raggio, far fronte agli occhi a palla,
grazie alla pinna caudale che bolina.
Ma ero un sasso lanciato a fior d’acqua,
eppure l’energia, varcando
stagioni di possibili avanguardie,
mi trasformò in un siamese.

Un piccolo felino per il buio lucido
di notti congeniali a dispetto dei colori
forti e vivaci del paesaggio astratto.

Che fosse una istanza fra le altre,
psichedelica o alchemica,
fu bello esserci dentro: area
appiattita e rilucente a distruggere
ogni illusione di profondità.

Si andava di rosso e di blu
in quel mare dove mi vidi pesce
e il crepuscolo iniziò a dipingermi
gatto.

Colore arbitrario

 

Da malata si cambiava letto, gioco
dei quattro cantoni, quando persino la stanza.
Non lo sa nessuno, ma il sale attico e quello di lisina
condensano il candore delle lenzuola, in bianco Thassos.
Io, tanto, ero fumo fra i fumi, infilata nei meandri
lasciati liberi dalla biancheria marmorea.

Febbre

 

 

Nessuno sa dove si nutrono le gemme
nessuno sa se mai la corolla fiorisca.
Gottfried Benn, Aprèslude

Eri prossimo ai tuoi due anni
quando venne al mondo un febbraio
di un’altra Terra, per quanto fosse
cosparsa di sole viole gialle, così anemoni.

E se può apparire che ci sia stata
una pausa nell’attendere quel febbraio,
vi annuncio che l’incanto di ogni vicenda
si trapassava nell’altra senza sosta
come un libro senza confini.
Io lo chiamo incastro atemporale.

Distolti, dal non ritrovare le fattezze della madre
nel viso estraneo, ci specchiammo e ti raccontai,
cercando un tuo incavo per il mio rilievo.

Pioggia di gioia – il loro sorriso – sgronda
sui dilemmi delle identità come maree
che si ritirano nel disegnare archi sulla spiaggia
e ne appiattiscono la curva avanzando.

Quando penso a questo
non ho paura della morte,
perché così schiuse quel sorriso.

Incastro atemporale

 

 

Non valeva mettere gonne lunghe
poi se morbide, ancor meno.
Il vento le aderiva al corpo
le fasce dei muscoli al chiaro
e scuro del cannellato.

Che fosse il 1872, a Londonderry –
l’Ottocento mi è congenito, per giunta
il luogo mi appassiona,
ripeto: che fosse quell’anno lì, nel posto
che mi fa brillare gli occhi, aiutava –,
gli incisi avanzavano come scudieri.

Desideravo scrivanie ovunque,
un allungamento per ogni mobile,
poltrona, bidet.

E se volessi tradurre questa poesia?
Come la mettiamo con la piccola creatura
se pensiamo alla radice celtica bid?
Chiuso inciso.

Riapro: anche abat-jour dappertutto,
piccole e discrete sognerei.
Ora posso dare forma a una lampada,
non ho infiniti ripiani e ne arcuo lo stelo
a cavallo del bracciolo panna montata
divenuto crinale, dove le stille
d’umore trovano lo spartiacque.

Il vento sulle vesti ha fame di calma,
rimetto la mano dove mi aveva sfiorato.
Perché ci dovrebbe essere dolore?
Non è la cosa più profonda.

Mi piace questa luce quando fa buio

 

 

Tiziana Ciaralli vive a Milano ed è nata a Roma, “quando venne al mondo un febbraio/di un’altra Terra, per quanto fosse/cosparsa di sole viole gialle, così anemoni.” Ha pubblicato diverse poesie sul sito di poesia “Perìgeion”. Ha collaborato a manifestazione e incontri letterari curati e ideati dal poeta Guido Oldani. È presente nel “poetico diario 2015 Segreto delle fragole”, edito da Lieto Colle. È stata finalista al concorso per poesia e video-poesia “Bazzanopiesia2010”, curato dai poeti Stefano Massari, Alberto Bertoni e Pier Damiano Ori.

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