#1Libroin5WPoesia
Chi?
Rispondere a domande sulla propria poetica non è mai semplice, i poeti temono molto di cadere nella banalità o, peggio, di banalizzare la poesia. Nella mia ultima raccolta, “Vora”, comunque, protagonisti sono i ricordi, l’infanzia con i suoi conforti illudenti, i luoghi che un tempo erano casa, prima che l’adultità negasse la necessità del rifugio. Al centro dell’opera ci sono le fragilità proprie e altrui che richiedono accettazione, tutti quegli elementi che covano nel buio, finché la fuoriuscita dal proprio buco, dalla voragine verso la luce della vita vissuta, diventa un passaggio obbligato.
Cosa?
In parte credo di aver già risposto a questa domanda, perché “il chi” e “il cosa” sono molto legati nel libro. Il tema di fondo è la trasformazione, il passaggio da una forma a un’altra, un processo mai indolore e, al contempo, necessario. Quanto alle ragioni, posso identificarle in un personale bisogno di accettazione di alcuni vissuti. Accogliere ciò che non si può cambiare e proseguire nel percorso è un processo che appartiene alla crescita, alla maturità, e oggi appare particolarmente arduo, a qualunque età.
Quando?
Le prime poesie di “Vora”, come mi accade di solito, le ho scritte senza soluzione di continuità rispetto a quelle de “La lingua della città”, la mia raccolta precedente. Mentre quell’ultima opera raggiungeva la sua conclusione, sul finire di un discorso interiore si innestava una nuova riflessione poetica. “La lingua della città” è dedicato al dramma storico e umano della mia città natale, Taranto, terra sacrificata alla grande industria, causa di disastro sanitario e ambientale; “Vora”, come detto prima, parte dalla necessità di elaborazione del trauma per poter vivere una nuova realtà.
Dove?
Questo corpo di poesie trae origine da una mancanza, da una impossibilità, da una privazione forzata a cui ho corrisposto con la parola, a cui attribuisco la forza di generare altro, di creare una differente condizione partendo da uno stato precedente. Dopo aver completato il lavoro di scrittura, ho lasciato decantare i testi per alcuni mesi, mentre mi dedicavo alla promozione de “La lingua della città”. Nella primavera del 2022 sono tornata sulla raccolta per il labor limae in vista della pubblicazione, ho considerato terminato il lavoro quando la lingua e il contenuto sono diventati una sola cosa.
Perché?
Vora è una parola pugliese arcaica impiegata per indicare le voragini, i precipizi della terra, gli inghiottitoi generati dall’erosione delle acque e gli sprofondamenti della volta delle grotte. Leggere “Vora” potrebbe stimolare a riconoscere la frana causata dai vissuti, a cercare l’elaborazione del rapporto con le origini e con il passato che plasma e rappresenta, accompagnati da uno sguardo, quello del poeta, che accoglie la complessità, offrendo dignità a ciò che appare trascurabile e che sfugge nel quotidiano. Per questo la poesia merita di essere letta: perché sottrae l’esperienza umana all’invisibile e all’assuefazione.
Scelte per voi
Le poesie che propongo a L’estroverso sono state fra le ultime che ho scritto e, tuttavia, solo l’ultima ha trovato collocazione verso la fine della raccolta, ciò in quanto la disposizione dei miei testi nella versione definitiva non segue mai un criterio cronologico di scrittura, ma è legata al fluire del discorso poetico, allo sviluppo della riflessione, alle parole chiave e al dosaggio emotivo. Questo processo, a cui tengo particolarmente, segue più un criterio di senso che estetico.
La stesura definitiva mi porta inevitabilmente a sacrificare diverse poesie, a guidarmi è l’intenzione di far confluire nelle pubblicazioni solo i testi più riusciti poeticamente, affinché non ci siano cadute di ritmo o di stile durante la lettura. Le mie raccolte, infatti, non superano mai le 50-55 poesie. Il lavoro sui singoli testi segue anch’esso un principio di sintesi e di eliminazione del superfluo, a livello ritmale e sonoro, lirico e figurale.
La fatica di vedere l’animale vivo nella carcassa,
staccarsi dalla forma,
le mie cellule e i significati dispersi nel quadro.
Uno accanto all’altro sui cavi telefonici
i rondoni nel panorama
chissà come scelgono il posto,
l’ordine dei richiami,
austeri come morti in equilibrio sul filo
tra il vuoto e il vuoto.
Ci hanno promesso che osare
non può costare tutto,
l’urgenza e la dissoluzione
non possono ucciderci.
—
Dell’edicola votiva un colore resta impresso,
l’azzurro degli occhi, tanto piccoli e stonati
nella terra che giace al giallo.
Sotto la nicchia che nasconde tutto,
il corpo e il dubbio, l’amore e l’impulso di oscurare
si aduna un cane di passaggio attorno a qualcosa.
Resta il vuoto umano in questo transito.
—
Scorrere con acqua e reliquati,
trovare purezza nel filtro,
la misura del tempo
è nei muri rabboccati.
Invecchia il coraggio
fioriscono lampioni in città
non si vede la bestia nel buio,
una ragione per odiare.
Patria di case e tumuli
che sostano in piedi
e non muoiono con noi,
la nostra terra
terra del sangue e del tradimento
aspetta
le dominazioni, la tregua
nulla.
Il mio paesaggio sprofonda
e non si disfa intero.
Mara Venuto (in copertina ph Dario Flore) è nata a Taranto, vive a Ostuni. Tra le sue pubblicazioni premiate: i monologhi teatrali Leggimi nei pensieri (Cicorivolta Edizioni, 2008), The Monster (Edit@ Casa editrice & Libraria, 2015 – testo finalista al Mario Fratti Award 2014 di New York per la drammaturgia italiana); le raccolte poetiche Gli impermeabili (Edit@ Casa editrice & Libraria, 2016), Questa polvere la sparge il vento (Edit@ Casa editrice & Libraria, 2019), La lingua della città (Delta3Edizioni, 2021), Vora (Pequod, 2023 – Portosepolto – Collana di poesia diretta da Luca Pizzolitto).
Ha collaborato con note testate giornalistiche pugliesi, televisive, cartacee e online; in qualità di ghostwriter ed editor ha curato romanzi di grande successo per editori nazionali come Mondadori, Piemme, Edizioni Paoline. Ha curato e pubblicato alcune antologie di prosa e poesia, tra cui un ciclo di volumi al femminile; è inclusa in numerose opere collettive di poesia, prosa e teatro; è presente in monografie critiche dedicate alla poesia italiana femminile contemporanea pubblicate da Macabor Editore. Recensioni sui suoi libri e sue interviste sono apparsi sul Corriere della Sera, inserto domenicale La Lettura; su La Repubblica, edizioni di Bari e Milano; su Il Giornale; su Il giorno. È stata ospite di Festival internazionali di Poesia, tra cui: IX Festival di Poesia Slava a Varsavia nel 2016; XV Festival Trirema e poezisë Joniane a Saranda (Albania) nel 2021; XXVI Festival Ditët e Naimit a Tetova (Macedonia) nel 2022. Sue poesie sono state tradotte e pubblicate in sette lingue in riviste letterarie e antologie. Suoi testi originali e corti teatrali sono stati rappresentati con successo di pubblico e critica. Il suo dramma Faith, dedicato alla tratta per sfruttamento sessuale delle donne africane, è in traduzione a firma dei Professori Emeriti della Saint Thomas University della Florida, Elisabeth Ferrero e James W. Conley, e sarà pubblicato in doppia lingua nel 2024.