Artisti di Sicilia, da Pirandello a Iudice.

Sergio Fiorentino
Sergio Fiorentino

‘Artisti di Sicilia, da Pirandello a Iudice’ è il titolo della mostra accolta, dal 17 gennaio al 16 marzo, 2015 tutti i giorni dalle ore 9:00 alle 19:00, a Catania. Trecento capolavori del Novecento siciliano esposti nelle sale del Castello Ursino per raccontare l’importante ricerca artistica che ha influenzato la cultura dell’intero Novecento, dagli anni ’30 fino ai nostri giorni.

 

Cent’anni di similitudine
di Vittorio Sgarbi

Un secolo di arte siciliana vuol dire, in larga misura, un secolo di arte italiana. Non è lo stesso per quasi nessun’altra regione, non per l’Emilia Romagna, nonostante Morandi e De Pisis; non per la Toscana, nonostante Soffici e Rosai; non per Roma, nonostante le due scuole romane. La Sicilia del Novecento, sia in letteratura sia nelle arti figurative, ha dato una quantità di artisti e scrittori che hanno contribuito in modo determinante a delineare l’identità prevalente della cultura italiana. Da Giovanni Gentile a Leonardo Sciascia, da Vitaliano Brancati a Tomasi di Lampedusa, da Federico De Roberto a Lucio Piccolo, da Gesualdo Bufalino a Manlio Sgalambro, con una intensità e una densità di proposte che non hanno paragone. Alla verifica delle arti figurative si ha un analogo risultato, con momenti altissimi di pittura civile e di pittura introspettiva, in un lungo percorso che si tenta qui di delineare partendo dai maestri più antichi come Francesco Trombadori e Fausto Pirandello e dai futuristi come Pippo Rizzo e Giulio D’Anna, fino al variegato arcipelago degli artisti più giovani con una esuberante creatività molto spesso di primissimo livello.

E se almeno uno dei pittori siciliani, Renato Guttuso, è stato forse il più importante pittore di storia del Novecento, altrimenti dominato da maestri volti a una pittura lirica e intimistica come Morandi, o mitica, come de Chirico; un altro, Piero Guccione, è il poeta più puro del nostro tempo. Fu un grande dimenticato scrittore, Massimo Bontempelli, a stabilire un accostamento convincente e persuasivo tra Morandi e Francesco Petrarca; ma è altresì vero che la storia di Guttuso e la sua estetica, così estranea alla linea dominante delle avanguardie, si possono intendere come una continuazione, nell’ambito della esperienza figurativa, della poesia civile e del romanzo manzoniani. Nessuno più di Guttuso ha, nel suo tempo, fatto storia, attestandosi come una anomalia, pervicacemente solitaria, della pittura del Novecento italiano. La posizione solitaria di Guttuso, odiato per la sua convinta e radicale esperienza comunista, espressa attraverso un realismo senza eguale nella pittura europea da Picasso a Léger, ideologicamente a lui affini, ma pittoricamente più “ricattabili” dalle avanguardie, ha una variante “esistenziale” nella versione realistico-sognante di Bruno Caruso. Sono appunti per una storia ricca e varia che ha momenti di assoluto prestigio, come i capolavori ceramici di Andrea Parini, che trasferisce il suo magistero nel Nord Italia, alla Scuola di Nove, o i paesaggi incantati di Francesco Trombadori. E tra i grandi pittori del Novecento, con esiti anche più universali di Guttuso (penso allo stupore di Robert Hughes davanti ai capolavori degli anni trenta che anticipano sorprendentemente Lucian Freud), vi è certamente Fausto Pirandello. Un posto a parte tocca all’esoterico e surrealista Casimiro Piccolo, fratello di Lucio, fotografo e pittore di fantasia e originalità con lo spirito di un Topor o di un Escher. Nella scultura, toccano vertici insuperati Silvestre Cuffaro, Emilio Greco, Ugo Attardi e Cesare Inzerillo. E se la prima metà del Novecento registrerà in Sicilia maestri di realismo introspettivo, magico ed espressionistico come Lia Pasqualino Noto, Giuseppe Migneco, Pina Calì, Topazia Alliata, Ida Nasini Campanella, Sistina Fatta, fino a Salvatore Fiume, creatore di un linguaggio senza tempo di matrice surrealista, nella seconda, oltre a temperamenti solitari come Luigi Ghersi, Albino Trigilio, Aldo Pecoraino, Antonio Sciacca, Girolamo Ciulla, Giuseppe Modica, Carmelo Giallo, si manifestano, con spirito collettivo e una concorde visione della natura, gruppi di artisti, in particolare quelli della Scuola di Scicli, stimolati dal pensiero assoluto di Guccione. I risultati sono alti e l’ispirazione è legata alla sacralità del paesaggio così come appare in Franco Sarnari, Franco Polizzi, Giuseppe Colombo, Giuseppe Puglisi, Salvatore Paolino, Sonia Alvarez, Piero Zuccaro, Vincenzo Nucci, Fabio Salafia. In gran parte di loro, a partire da Guccione, l’ispirazione è lirica, in una trasfigurazione, quando magica e quando spirituale, della natura. Ma se questo cenacolo di artisti ha la sua sede nella Sicilia più incontaminata, nell’area tra Scicli, Modica e Ragusa, non mancano testimonianze di esistenzialismo metropolitano nell’area densa di contraddizioni di Palermo, a metà strada fra degrado urbano e memoria di una lussureggiante civiltà nella sua stremata decadenza. Dalla fine di un mondo, non diversamente che nel capolavoro di Tomasi di Lampedusa, crescono rigogliose nuove esperienze di diverso carattere ma di univoco segno, dalla frenesia jazzistica di Alessandro Bazan, alla natura selvaggia e tropicale di Fulvio Di Piazza, all’esistenzialismo sensuale, che si trasferisce dalle persone al paesaggio, di Francesco De Grandi, ai relitti di civiltà industriale esibiti da Andrea Di Marco. Ma il culmine di questo racconto di una Palermo umiliata fino alle radici è nell’opera di Domenico Mangano che illustra un campione di umanità regredita. Una potenza di vita fuori da ogni regola, in una pantagruelica incontinenza cui si contrappone la lucida razionalità delle indagini sul concetto di avanguardia nel racconto di Elisabetta Sgarbi nutrito da riflessioni estetiche di autori e semplici siciliani, di rarefatta intelligenza.

Le due scuole, di Scicli e di Palermo, nella loro organica coerenza, rappresentano anomalie rispetto alla vocazione individualistica degli artisti contemporanei in altre aree di Italia, anche se in Sicilia non mancano proposte individuali non riconducibili a idee e a valori comuni, come provano Giuseppe Veneziano, Nicola Pucci, Lorenzo Reina, Renato Tosini, Croce Taravella, Piero Roccasalvo Rub, e le illuminazioni scenografiche da intuizioni storico-artistiche di Pietro Carriglio. Altre esperienze di segno individuale si trovano in Giacomo Rizzo, Luciano Vadalà, Momò Calascibetta, Michele Ciacciofera, Giovanni Lissandrello, Alessandro Finocchiaro, Enzo Rovella, Luigi Nifosì, Manlio Sacco, Sebastiano Favitta, Giovanni Chiaramonte, Angelo Pitrone.

Al mondo della transavanguardia afferisce l’esperienza, precocemente interrotta, di Mimmo Germanà. In una chiave surrealistica si pongono Antonino Amore e Gaetano Tranchino, con sempre originali variazioni di linguaggi concomitanti. In questa tradizione moderna è originale la ricerca ceramica di Giacomo Alessi. Ma una singolare esperienza di profondissimo impegno individuale, pur nell’ambito di convincimenti comuni, e meditando all’impegno etico di Antonio López García, è quella maturata da Giovanni Iudice, pittore in equilibrio fra realismo magico e neorealismo, al quale si deve l’opera più impegnativa dipinta in Sicilia dopo La Vucciria di Guttuso, un’opera corale, nella quale si rappresenta il destino degli emigranti dall’Africa sulle coste siciliane tra Lampedusa e Gela. Quella umanità rassegnata, incapace di decidere il proprio destino, rappresenta il fallimento della speranza cento anni prima evocata nel Quarto Stato di Giuseppe Pelizza da Volpedo. Il cammino percorso dal quel popolo si è interrotto. E il viaggio verso la speranza si è rivelato, per il popolo dei disperati, un viaggio verso la morte o verso il nulla. Iudice lo racconta con freddezza, senza apparente coinvolgimento emotivo. Per il suo valore simbolico, l’opera è stata esposta nelle sale dell’Assemblea Regionale Siciliana, a Palazzo dei Normanni. Alla visione distaccata, realistica, di Iudice si ispirano Ilde Barone, Marco Bunetto, Gianni Mania ed Emanuele Giuffrida, in opere di eloquente desolazione. Anomala e solitaria, in una euforia del vuoto come reazione a un ritorno alla vita dopo una pausa mortale, è l’opera di Marco Urso, giovanissimo, inarrestabile, tormentato, che dipinge i turbamenti della sua mente in una Sicilia intesa come non luogo, infiammato dal suo delirio, a Favara. All’urlo disperato di Marco Urso risponde l’armonia solitaria, nel mondo delle idee, di Franco Battiato. Tante vite, tante esperienze al centro del mondo in una isola fuori dal mondo.

 

Renato Guttuso
Renato Guttuso

Gli artisti in mostra

Alessandro Abate, Alberto Bevilacqua, Albino Trigilio, Aldo Pecoraino, Aleardo Terzi, Alessandro Bazan, Alessandro Finocchiaro, Alessandro Iudici, Alessandro Librio, Alessandro Paternò, Alfonso Amorelli, Andrea Di Marco, Andrea Parini, Angela Trapani, Angelo Diquattro, Angelo Pitrone, Antonio Amore, Antonio Brancato, Antonio Freiles, Antonio Sanfilippo, Antonio Sciacca, Antonio Scordia, Antonio Ugo, Arrigo Musti, Attilio Giordano, Beppe Madaudo, Bruno Caruso, Calusca, Carla Accardi, Carmelo Bongiorno, Carmelo Candiano, Carmelo Cappello, Carmelo Cones, Carmelo Giallo, Carmelo Lizzio, Carmelo Nicosia, Casimiro Piccolo, Cesare Inzerillo, Ciccio Ranno, Concetto Maugeri, Croce Taravella, Daniele Alonge, Daniele Franzella, Daniele Schmiedt, Daria Musso, Dino Caruso, Dino Cunsolo, Domenico Militello, Domenico Pellegrino, Donatella Capraro, Elio Marcheggiani, Elio Romano, Elisa Maria Boglino, Elisa Nicolaci, Elisabetta Sgarbi, Emanuele Diliberto, Emanuele Floridia, Emanuele Giuffrida, Emilio Greco, Emilio Isgrò, Enzo Rovella, Enzo Sellerio, Ettore Pinelli, Eustachio Catalano, Ezio Cicciarella, Fabio Salafia, Fausto Pirandello, Ferdinando Scianna, Fiammetta Bonura, Filippo Scroppo, Floriana Rampanti, Francesco Balsamo, Francesco Contrafatto, Francesco Coppa, Francesco De Grandi, Francesco Lauretta, Francesco Messina, Francesco Rinzivillo, Francesco Trombadori, Franco Battiato, Franco Piruca, Franco Politano, Franco Polizzi, Franco Sarnari, Fulvio Di Piazza, Gaetano Tranchino, Gaspare Palazzolo, Giacinto Bosco, Giacomo Alessi, Giacomo Baragli, Giacomo Failla, Giacomo Rizzo, Gianbecchina, Gianni Mania, Gigi Martorelli, Gino Cosentino, Gino Morici, Giovanna Lentini, Giovanni Barbera, Giovanni Chiaramonte,Giovanni Iudice, Giovanni La Cognata, Giovanni Lissandrello, Giovanni Nicolini, Girolamo Ciulla, Giulio D’Anna, Giuseppe Brugioni,Giuseppe Burgio, Giuseppe Colombo, Giuseppe Diara, Giuseppe Ducrot, Giuseppe Leone, Giuseppe Mazzullo, Giuseppe Migneco, Giuseppe Modica, Giuseppe Puglisi, Giuseppe Veneziano, Guido Baragli, Ida Nasini Campanella, Ignazio Maugeri, Ignazio Moncada, Ignazio Schifano, Ilde Barone, Leo Castro, Leonardo Sciascia, Letizia Battaglia, Lia Pasqualino Noto, Liliana Conti Cammarata, Lillo Messina, Lorenzo Reina, Lorenzo Viviano, Lucia Giuffrida, Lucia Scuderi, Luciano Vadalà, Luigi Abbate, Luigi Citarrella, Luigi Ghersi, Luigi Nifosì, Manlio Giannici, Manlio Giarrizzo, Manlio Sacco, Marcello Lo Giudice, Marco Bunetto, Marco Urso, Margherita Sgarlata, Marilena Manzella, Mario Bardi, Mavie Cartia, Michele Ciacciofera, Michele Cossyro, Michele Dʼavenia, Mimì Lazzaro, Mimmo Germanà, Miriam Pace, Momò Calascibetta, Nadia Ruju, Nicola Pucci, Nicolò Morales, Ninni Sacco, Nino Cordio, Nino Franchina, Nunzio Sciavarrello, Paola Semilia, Paolo Madonia, Paolo Schiavocampo, Piero Guccione, Piero Roccasalvo Rub, Piero Zuccaro, Pietro Carriglio, Pietro Consagra, Pietro Cosentino, Pina Calì, Pino Pinelli, Pippo Giuffrida, Pippo Rizzo, Piruca, Pupino Samonà, Quintino Di Napoli, Raimondo Ferlito, Re, Renato Guttuso, Renato Tosini, Riccardo Francaviglia, Rino Valenti, Roberto Rimini, Rosario Antoci, Rosario Bruno, Salvatore Celi,Salvatore Fiume, Salvatore Incorpora, Salvatore Paolino, Salvatore Provino, Salvo Barone, Salvo, Salvo Russo, Sandro Bracchitta, Santo Alligo, Santo Pappalardo, Saro Arizza, Saro Mirabella, Sebastiano Carta Priolo, ebastiano Favitta, Sebastiano Messina, Sebastiano Milluzzo, Sergio Fiorentino, Silvestre Cuffaro, Sistina Fatta, Sonia Alvarez, Stefano Malatesta, Tano Brancato, Togo, Tommaso Bertolino, Topazia Alliata, Totò Gregorietti, Turi Simeti, Turi Sottile, Ugo Attardi, Umberto Gervasi, Vincenzo Nucci, Vito Cipolla, Vito Stassi, Vittorio Corona.

Jean Calogero
Jean Calogero
Topazia Alliata
Topazia Alliata
Silvestre Cuffaro
Silvestre Cuffaro
Renato Tosini
Renato Tosini
Pina Calì
Pina Calì
Piero Guccione
Piero Guccione
Lia Pasqualino
Lia Pasqualino
Giovanni Iudice
Giovanni Iudice
Giovanni Chiaramonte
Giovanni Chiaramonte
Gianni Mania Sampieri
Gianni Mania Sampieri
Giacomo Rizzo
Giacomo Rizzo
Fausto Pirandello
Fausto Pirandello
Casimiro Piccolo
Casimiro Piccolo
Carla Accardi
Carla Accardi
Angelo Pitrone
Angelo Pitrone
Andrea Parini
Andrea Parini

Esiste ancora una pittura di genere?
di Anna Maria Ruta

Esiste ancora una pittura di genere? Si può oggi parlare veramente per le donne di arte tout court, senza più le ridicole, ma reali differenziazioni di un tempo tra arte al maschile e arte al femminile? Sembra proprio di sì, perché la donna ha ormai superato quasi tutti gli ostacoli che si frapponevano alla sua affermazione nella società. Quasi tutti, perché anche nel campo artistico forse qualcosa resta ancora da fare, se recentemente leggevo tra le righe di una brava giornalista che può ancora essere incredibilmente lungo l’elenco delle donne obbligate a ricavarsi uno spazio, un proprio rettangolo di luce e di riconoscimento meritato, nel caso che abbiano lavorato e vissuto accanto a uomini noti. Difficile, in alcuni casi, stabilire i confini del genio dell’uno e dell’altro. Tuttavia, il lontano passato può dirsi alle spalle. Dopo le attente ricerche dei decenni settanta-novanta, molte zone d’ombra dell’arte femminile sono state illuminate, molti approfondimenti sono stati portati a termine, per cui ci si può muovere oggi su più articolati e chiari percorsi. È stato così possibile redigere nuovi elenchi di nomi sia di personalità fondamentali sia di altre meno incisive, ma importanti anch’esse, con date di nascita e di morte prima ignorate, che hanno dato diritto di esistenza a tante. Oggi siamo di fronte a una panoramica vasta e variegata di artiste, che si misurano con tutti i generi, che usano tutti i linguaggi e tutte le tecniche, come Rossella Leone in Sicilia, che la sa lunga sulla manipolazione di materiali diversi come la resina, la garza, la polpa di carta di cotone o l’acquerello, che sotto le sue mani dà vita a esplosioni iconografiche di rara intensità, o come Fiammetta Bonura, che gioca, si fa per dire, col gesso e col bronzo con personalissima inventiva. Come può farsi più caso all’identità di genere? Le più giovani sono oggi di nuovo inclini a una figurazione alimentata da simbolismi e mitologie, mentre altre amano interventi e montaggi più radicali, alcune usano il segno più forte e drammatico, altre leggerezza di tocco, riversando le proprie preferenze su una quasi ossessiva autoreferenzialità, per ricostruire con la novità delle forme il proprio background personale, la propria meteorologia esistenziale. Ma non era così anche negli anni trenta e quaranta e nei decenni successivi? Io stessa ho indagato le vite e l’arte di alcune artiste del passato (dal 1850 al 1950) operanti in Sicilia, che mi avevano affascinato e intrigato e l’indagine sugli anni trenta mi ha confermato una notevole uscita in pubblico delle donne, che entrano a buon diritto nel complesso sistema nazionale di eventi espositivi. “Le donne sono parecchie ed alcune gareggiano con gli uomini” scrive a Palermo Pippo Rizzo nel 1931 (Divagazioni sull’arte siciliana, in L’Almanacco degli artisti) e a Roma, il 5 marzo 1934, l’ANFDPAL (Associazione Nazionale Fascista Donne Professioniste Artiste e Laureate) organizza, selezionando fra circa 250 opere di quasi altrettante artiste, la Prima Mostra Femminile di Belle Arti. Anche in Sicilia, emergono molti nomi di pittore – come mi piace chiamarle – alcune in questa mostra, come Lia Pasqualino Noto, l’unica donna del Gruppo dei Quattro, vicino alla Scuola Romana di Scipione e dei Mafai. La Pasqualino, oltre che pittrice è anche un’abile organizzatrice, con effetti di rilievo sul rinnovamento della cultura della sua città. A Palermo nel 1937 fonda la prima galleria privata siciliana, la galleria Mediterranea, nel palazzo De Seta, che fino al ’40 propone una serie di esposizioni, che fanno conoscere al pubblico gli artisti contemporanei più significativi del panorama italiano. Ha poi il grande merito di fare acquistare alla Galleria d’Arte Moderna alcune opere, che oggi ne costituiscono il vanto, e il suo salotto, insieme a quello di Pippo Rizzo e con lo studio di Barbera e Franchina in corso Pisani, è un centro vivace di dibattiti, di aggiornamento, di conoscenze. Tesa verso la ricerca formale e cromatica, parte dalla geometria nitida di stanze e finestre familiari, per inclinare poi verso una fissità assorta ottenuta con l’approssimazione delle linee e la rarefazione cromatica, fino agli esercizi vicini a un certo astrattismo dei Drappi degli anni settanta. È invece la purezza delle linee, una calda nitidezza del colore e una luce che dà forma alle figure, canonici di tutto il Novecento, che contraddistinguono la delicata impaginazione della pittura di Pina Calì e di Ida Nasini Campanella, che ha un modo tutto femminile di costruire il ritratto e l’autoritratto, mirando alle profondità dell’io, con la vita tutta concentrata negli occhi. Topazia Alliata, invece, amica di Renato Guttuso e di Lia Noto, persegue una sua vena delicata dal segno leggero e rarefatto, quasi surreale, delineando figure di inconfondibile cifra personale, per le quali si può parlare di una poetica della trasparenza. In una via di transizione, tra dissolvenza del segno realistico e nuove sperimentazioni di forme rapide e di intenso colore, negli anni quaranta, ancora non influenzati dall’astrattismo di Carla Accardi e di tutta Forma 1, s’incammina Sistina Fatta, morta da poco, a novantacinque anni, longeva come quasi tutte le pittrici, siciliane e non.

Alfonso Amorelli
Alfonso Amorelli
Nicola Pucci
Nicola Pucci

 

 

 

  

 

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