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Paul Kauzmann

*

il Giaurro, o l’infedele

Mi piace l’idea che un’erede di Sylvia Plath viva a New York e scriva poesie che in Italia non legge ancora nessuno. Si chiama Cate Marvin e Il Giaurro si è innamorato di lei. Vi propongo Flowers, Always. Anche questa volta il Giaurro non è stato fedele: si è innamorato delle parole, le ha divorate, voleva trasformarle in un livido sulla pelle, in una ferita calda. Fiori, Sempre è una poesia d’amore che sanguina. Leggetela ora, prima che la traduzione si raffreddi  e si formi una crosta azzurra sulle parole. Prima che l’amore guarisca ed esiga una nuova traduzione. Flowers, Always di Cate Marvin è tratta dalla raccolta Fragment of the Head of a Queen (2007)

 

  

Fiori, Sempre

 

Inspiegabile, c’è una scritta davanti al negozio

dice FIORI

                           e sotto: SEMPRE.

Ma non c’erano fiori. E io non ho mai

visto un Sempre. Lo vorrei,

                                                   e l’ho cercato.

Ho tenuto gli occhi aperti

                                               per quel Sempre, mi piaceva

l’idea come una borsa costosa, che desideri

quando la vedi,

                                   al braccio di ricche signore così

eleganti.                       Mi sono sdraiata su cuscini

di velluto dove ho sentito dire che Sempre ha dormito,

e una volta ho cercato di baciarlo, Sempre,

                                   ma non era il Sempre

che stavo cercando.

Mi piace il tuo Sempre, sembra

un esigente animale domestico. Ha l’aria di dare

baci soffici e buoni.

                                   Sembra il livido che ho visto

fiorire sul mio ginocchio.

                                   Sono caduta nella tua voce.

Non temere, mi sono rialzata subito, ho camminato

ancora per dieci isolati,

                                   ed ero quasi a casa.

Mi tocco le ginocchia blu

                                   e sulle croste striscio

fino a te, voglio i fiori,

                                   e sempre, sempre, sempre

scivolare sul freddo vinile di un sedile,

le tue mani pallide

                                   sulle mie gambe nude,

quello è il Sempre che voglio, e chi lo sapeva

che c’erano tante specie

                                   di Sempre? Le tue mai nude

dietro le mie pallide

                                   cosce, disegnano lividi

e se tu dicessi Fiori, se dicessi Sempre forse noi

potremmo fare un Per Sempre

                                   qualcosa come lenzuola

                                   e colazione e un giorno

normale, e i miei occhi

                                   che scivolano dall’altra parte

del tavolo verso di te,

            a scaldare i loro due bianchi marmi nel

palmo della tua mano,

la mia  faccia fiorirebbe ogni giorno

                        per te, e un giorno morendo

le rose sfiorirebbero

                        un petalo alla volta dalle nostre gole. 

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