(terzo capitolo, “Della fiera del mediocre, della nudità del corpo e dei social”, del saggio inedito, “Il bello è brutto, il brutto è bello: il nuovo mondo.” di Dario Matteo Gargano)
La vanità viene nutrita dalla sete dell’approvazione e del successo di massa. Trovata la strada per richiamare l’attenzione, si farebbe di tutto pur di continuare in quella direzione, anche se conduce dritta all’inferno! Trovato il modo, ecco la moda. Per il pigro di spirito l’inferno non può essere mai troppo buio.
L’artista odierno tende a vivere nell’inedia giornaliera più inconfessabile ed imbarazzante, quella che si ritrova facilmente osservando con occhio critico tutto quanto accade nel mondo della comunicazione quotidiana, come se un Pirandello o un Leopardi non fossero mai venuti a dirlo attraverso la letteratura o il teatro.
Ecco allora le due influencer che si intrufolano agli Uffizi di Firenze per mostrare al pubblico non una loro opera d’arte, ma le loro tette in pompa magna, proprio di fronte alla Venere del Botticelli, professando un dilettantistico sentimento di ribellione o un senso di anti-conformismo, attraendo “stupore”, e la messa in moto del circo mediatico sempre alla smaniosa ricerca di questi non-argomenti di cui spettegolare.
In verità, l’unico anti-conformismo possibile in questa dimensione materiale rimane la creazione della bellezza, di una bellezza sincera, senza troppi ammennicoli. Sono rari i gesti che possiedono quel senso di eternità e di bellezza sublime.
Ecco che l’anticonformismo facile e spurio diviene il modo più sicuro per far notizia e raggranellare mancette d’oro a scadenza: smerciare la propria carne, non importa come. Le stesse vetrine nazionali come Sanremo che sarebbe, a tutto rigore, un festival della canzone, riescono a e intendono sfornare solo giovinastri spiritati senza arte né parte, giovinastre che si auto-incensano in una messa del vano senza alcuna virtù artistica eccelsa. A trionfare è la noia per quel raro spettatore sensibile che pretende che la musica sia quel qualcosa degno di spettacolare, di celestiale, di carismatico, come quando si ascolta Bellini, o Paganini. Dove trovare l’artista carismatico? Una volta trovato, bisognerebbe riuscire a venderlo, perché il punto di tutto questo è sempre il principio marxiano dell’economia alla base della società umana: il danaro.
I nuovi milionari che fanno clamore attraverso piattaforme quali OnlyFans sembrano averlo ben capito, assecondati anche da una fortuna – Tyche – (o disgrazia, a seconda dei casi), nel quale tutto ciò che conta è una perversione senza orgasmo sublime e una esibizioncella compulsiva del corpicino umano, del quale vengon fatti risaltare non tanto motivi vitruviani quali canoni di una bellezza che verte al classicismo, quanto piuttosto protuberanze carnacciose, falli, seni, capezzoli e capezzolini, culettini di uranisti, curve e curvicine di pulzelle svampite, piedi e piedini non tanto poi valevoli d’attenzione. Ciò, potrebbe anche andarmi bene, ma non vi è arte del Kama in tutta questa parata del corpo: vi è solo uno scambio sterile e freddo di gesti corporei pseudo-lussureggianti per mero danaro. Anche gli intellettuali o pseudo-tali svendono la loro anima secondo compromessi asfissianti dove il punto d’arrivo è sempre il danaro. La prostituta e il pennivendolo sono parte della stessa sostanza umana: sono delle battone della strada della vita quotidiana.
Invero, alla donna è permesso quasi tutto, quasi sempre impunemente. Di converso, la scena di due ragazzi appostati di fronte ad un quadro di Tintoretto a Venezia mentre mostrano il loro uccello penzolante in diretta, quasi certamente creerebbe oltraggio al decoro pubblico. Gloria per alcune, apostrofe per altri. Non è meravigliosa la natura sbilanciata dell’abuso culturale delle cose?
Del resto, sappiamo già attraverso i poeti greci che compilarono la celebre Antologia Palatina e soprattutto esplicitamente da Cillactore che “ciò che più dà profitto ad una giovane donna, non proviene dall’arte, ma dalla natura”. Il mestiere più antico del mondo è appannaggio della donna, ma nell’epoca uranista dell’Acquario, c’è un transitare da un sesso all’altro come fosse un vestito che viene cambiato per ghiribizzo momentaneo. E c’è chi si arroga con la sicurezza della stessa morte che la loro identità sia quella!
La fiera della vanità non finisce, anzi si moltiplica tra le vittime del contagio del pessimo gusto, e così si ritrova quella ragazza che si coltiva i baffi, ne fa mostra, ne fai dei reel, riscatta seguaci, e mostra tale ideaccia ai sempre pronti ed improvvidi smaniosi di mode. Ciò fa tendenza, nonostante si remi contro la bellezza femminile il cui canone è già stato sancito dalla natura stessa per ciascuna creatura. L’eco diabolica delle streghe shakespeariane ritorna: mischiare le carte e creare caos è affare tipico delle divinità infernali. Non solo Shakespeare, ma anche Milton e Swedenborg lo sapevano benissimo.
Proseguendo lungo gli stand del brutto di questa fiera del trash, si incontra il gruppo di coloro che si lasciano crescere la peluria nella regione ascellare, la quale sarebbe a detta di queste e di questi: “normale”, e il tutto affermato con una iattanza tale da sbalordire persino lo stesso Pasteur. È più vincente – apparentemente – manifestare una cieca presunzione imbecille, piuttosto che conservare il dubbio e una sospensione del giudizio: sarebbe questo il proposito della meditazione.
In ogni caso, tali sciocche cabotin sconoscono anche il motivo microbiologico per cui le ascelle epilate non producono il fisiologico lezzo che diversamente produce in sé la peluria che si raccoglie nelle zone ghiandolari sudoripare.
Eppure un chirurgo in sala operatoria epila i pazienti da trattare, per una ragione di natura microbiologica: la peluria in zona ghiandolare è reale ricettacolo batterico, ed espone ad infezioni facilmente fatali.
È evidente, che i creator, oltre a non saperne niente della natura umana, si impegnano fino in fondo a non saperne biracchio dei principi di ogni disciplina umana come la fisiologia, la biologia, la microbiologia, la filosofia stessa e tutto il resto. Esattamente come i demoni infernali descritti dalla letteratura, questi si palesano maestri solo in una specialità: creare caos e ignoranza. Ignari seguaci di Apophis.