Doris Kareva, “In sogno ho visto il mondo”, a cura di Daniele Monticelli, Bompiani 2024.

«La pioggia delle stelle infittisce// Qualcuna si impiglia sul petto/ e riluce misteriosa.// La barca bordeggia sulle acque agitate.// Quand’è stata l’ultima volta che hai disegnato/ sulla sabbia bagnata una parola/ viva?». Versi di Doris Kareva (nella foto di Kaido Vainomaa), scelti per introdurre “In sogno ho visto il mondo”, a cura di Daniele Monticelli, pubblicato da Bompiani, nella collana “CapoVersi”. «La selezione presentata in questo volume è ampiamente rappresentativa di tutto un percorso poetico dell’autrice includendo, poesie da quasi tutte le sue raccolte, a partire dalla prima, “Immagini di giorno”, uscita nel 1978, fino all’ultima, “Sonno e luccichio”, del 2019», chiarisce Monticelli.
Doris Kareva (Tallinn, 1958), tradotta in numerose lingue è, a sua volta, traduttrice di autori di poesia e teatro quali Anna Achmatova, Emily Dickinson, Iosif Brodskij, Khalil Gibran, W.H. Auden, Samuel Beckett e Shakespeare.
Quella della Kareva è lingua che arriva alla «radice della vita». Un canto che si svelle dal petto, raccoglie «la misteriosa bellezza di alcuni istanti/ un riverbero nella nostra anima, anche quando tutto è perduto». Lingua come «comprensione della nostra limitatezza», come comprensione dell’ingannevolezza delle cose, come esperienza della perdita, nitida lente per la comprensione dell’impossibilità. «Una delle mie raccolte si intitola “Giorni di grazia”. È un termine giuridico, che denota il periodo che intercorre tra la proclamazione della sentenza e l’esecuzione della pena. Tutta la nostra vita può essere intesa come giorni di grazia: siamo consapevoli della nostra finitudine, ma non del momento della nostra morte. E allo stesso tempo, essendo nati dall’amore, siamo nati per amare. Il tempo, la cui lunghezza non conosciamo ma la cui profondità possiamo percepire, ci offre la possibilità di adempiere all’amore, di fare del bene, o quantomeno di sforzarci di perseguire ciò che al momento consideriamo come il valore supremo», dichiara Doris Kareva.
“In sogno ho visto il mondo”, è un lavoro notevole articolato in sei sezioni tematiche: la prima, “Testimone”, coglie versi in cui l’autrice si confronta con il mondo circostante («A chi, leggero e a testa alta,/ sa sopportare per tutta la vita/ la chiarezza dell’assenza,/ rimarrò per sempre fedele»); la seconda, “La paura e la meraviglia”, è incentrata sui temi dell’indeterminatezza e dell’imprevedibilità («in tutto ciò che è mobile, il più movente,/ il più potente/ è lo spirito dell’amore»); la terza, “Riflessi”, in cui l’io lirico si confronta con un “tu” («ti riconosci in una moltitudine,/ e ogni movimento ti ricrea»); la quarta, “La forma del tempo”, come suggerito dal titolo, colloca al centro del discorso la polimorfia del tempo («L’albero del mondo che cresce/ attraverso la casa barcollante/ ha frantumato il soffitto, portando via il tetto»); la quinta, “Sfumature di silenzio”, quest’ultimo tra i “motivi” essenziali di detta poetica («magma infuocato e/ splendore d’alveare.»). La sesta, conclusiva sezione, “Solo la luce”, con la luce ubiqua caratteristica della poesia di Kareva, luce che a volte, (ancora Monticelli), raffigura la forza vitale creatrice e distruttrice del mondo degli elementi e del divenire: «è allora bagliore, lampo, esplosione, lava che consuma, luce accecante e letale, “muto e duro splendore”, da cui siamo protetti nella nostra distratta quotidianità, ma ogni tanto (come nel sogno del mondo che dà il titolo all’antologia) si rivela, cogliendoci di sorpresa, annichilendoci o cambiandoci fino a renderci irriconoscibili».

 

Scelte per voi

da In sogno ho visto il mondo
Doris Kareva
Bompiani, 2024

 

 

Ogni giorno
ogni notte
arriva qualcuno,
gli occhi inceneriti.

Non dice
ciò che ha visto
nel mondo dei vivi.

Tutto ciò di cui hai bisogno arriva
in forme diverse e celate.
Se lo riconosci,
sarà tuo.

Tutto ciò che desideri arriva,
ti riconosce e diviene parte di te.
Respira, conta fino a dieci.

Il prezzo te lo dicono dopo.

Pare che giunga l’ora
in cui occorre
riconoscere qualcosa,
cambiare qualcosa, anzitutto in se stessi,
fare qualcosa,
affinché sulla terra diventi più chiaro.

(la versione ridotta di questa segnalazione a cura di Grazia Calanna, è apparsa sul quotidiano LA SICILIA del 25.08.2024, pagina Cultura, rubrica “Ridenti e Fuggitivi”).

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