dovestalanotiziaUn interrogativo, “È immaginabile che il ruolo svolto per secoli dalla libera stampa possa essere oggi sostituito dalle pagine dei blog o dai post su Twitter?”, e l’inappuntabile risposta, “proprio l’esigenza dei lettori di essere correttamente ed efficacemente informati sarà il fattore che, anche nello scenario digitale, renderà insostituibile il lavoro del giornalista professionista, laddove la qualifica non si riferisce all’appartenenza ad un ordine professionale, ma alla natura del lavoro”, sintetizzano al meglio il messaggio cardine del libro Dove sta la notizia di Giuseppe Di Fazio e Orazio Vecchio (Edizioni Lussografica). Organizzato in cinque capitoli, è impreziosito da altrettanti approfondimenti intitolati, in successione, al caso Bin Laden e alla connessa guerra per immagini, al celebre blog Huffington Post, allo scandalo del News of the world, alla risorsa Ufficio stampa e, in chiusura, ai quotidiani politici. Gli autori ribadiscono che informare non significa soltanto rendere noto qualcosa bensì, precipuamente, investigare, porre in prospettiva. “Il giornalista sta di fronte alla realtà per raccontarla. Ogni particolare, ogni virgola esige il suo coinvolgimento”. Osservano che, oggigiorno, l’azzeramento dei tempi di attesa della notizia, da divulgare “in tempo reale”, ha condotto alla collaborazione tra professio-nisti e citizen journalist, assodato, come dichiara Mario Calabresi, che “l’enorme quantità di dati grezzi e informi impone l’intervento di una professionalità in grado, per capacità ed esperienza, di vagliarli, selezio-narli e pubblicarli”. Il saggio, per di più, affronta questioni urgenti e complesse quali diritto di cronaca e rispetto della vita personale che, com’è noto, “non sempre camminano a braccetto”, sacrificando l’integrità alla berlina della spettacolarizzazione. Di Fazio e Vecchio, con i quali conveniamo, arguiscono che, a prescindere dalla rivoluzione tecnologica, oggi più che la forma giornale bisogna salvaguardare il contenuto informazione. E, con esso, inscindibilmente, il pluralismo delle opinioni.

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