Giuseppe Martella, Porto franco (Arcipelago itaca, collana Mari Interni, 2022)

Quando uno studioso di Letteratura e cultura dei paesi anglofoni e noto critico di poesia come Giuseppe Martella decide alla soglia dei 70 anni di cimentarsi con la scrittura poetica e di farlo mettendo distanza da ogni regola-canone-moda e solo per obbedire alla ben nota misteriosa esigenza di un ormai non più arginabile voce interiore, dobbiamo necessariamente esserne incuriositi e con grande rispetto guardarne l’esito, come fosse, il suo esordio, non un qualunque inizio del poiein, ma una sorta di coronamento di un  bagaglio umano, suggestivo e visionario accumulatosi silente negli anni, finalmente da accogliere e comunque festeggiare. Ma qui il comunque è fuori luogo, perché questa è una scrittura che rivela fin dalle prime pagine il suo indiscutibile spessore poetico. Una scrittura che potrebbe apparire, a lettori non avveduti, di impronta “intimista”, ma che invece mostra ben riconoscibile il suo carattere di universalità, ché la ricerca di senso dell’esistere, fuoco di queste pagine, è rovello irrimediabile, comune a tutti, o almeno a tutti coloro che sono dotati di una minima capacità di ascolto dell’interiorità e dell’umano, e dunque è conseguente riconoscersi in essa. Fare poesia allora è, come in queste pagine accade, riuscire a mitigare la portata universale di sofferenza del vivere, che riguarda chi scrive ma anche chi legge, attraverso la parola poetica, la sua intensità, la sua forma, il suo ritmo.

Penso di poter decodificare innanzitutto il senso del titolo, ricorrendo anche alla  definizione  riportata da Wikipedia: ”Il termine porto franco è di uso comune in italiano per designare una spedizione di merci, normalmente , con pagamento del trasporto a carico del mittente”. Vale a dire che tutto il carico di eventi che la vita ci destina è qualcosa di – ironicamente! – gratuito per noi, ed è dunque scontato il doverci rassegnare al dono inviatoci, sia che si tratti di gioie, che di sofferenze. Questo è il tema che sembra attraversare l’intero libro, modulato con varie angolazioni e riflessioni. E questo flusso poetico che affabula di bellezza della natura e poi di vicissitudini della vita si configura come un compendio poetico – quasi una guida- per affrontare questo misterioso divenire che ci affascina e coinvolge, lasciando a chi legge alla fine l’amaro sapore di qualcosa di irrisolto, qualcosa che resta in attesa.

La poesia d’apertura, in posizione extra prima della prima sezione, dal titolo Ipotesi, è già un indicatore del mood con cui chi scrive si accinge ad attraversare i suoi luoghi terrestri e visionari: è un inno assoluto e vitale all’incontro, da vivere con impeto e intensità, prendendo le distanze da tutto il resto, perfino da Dio.  È questo il modo di posizionarsi umano più giusto e sensato, che il poeta sceglie per affrontare anche ciò che non ha senso.

É un canto d’amore che si propaga con intensità descrittiva di grande emozione nella prima sezione Gran Canaria, isola “persa in mezzo al mare”, circonfusa di intenso azzurro, terra che diviene pure “meta cosmica” nel nostro destino di ricongiunzione con il tutto. E il canto viaggia come su un’onda irrefrenabile, dilata verso una spiaggia illuminata al calor bianco della luce solare, prosegue e inonda uno stadio dove si gioca una metafisica partita, ritorna tra le onde, vorticando insieme ai pesci, per approdare poi in alto, in un cielo di stelle. Un moto dal sapore arcano, che coinvolge profondamente mente e sensi, descrivendo la misteriosa nostra corsa della vita, che qui ha come sfondo scenografico un’isola-paradiso.

Poi, all’improvviso, il fuoco del canto si sposta, entra in una dimensione più sottile, quasi spirituale, che lambisce il sacro dissacrandolo, dove metafore astrali come comete e spazi siderali alludono a decisioni-indecisioni nel cogliere l’attimo, soddisfare desideri (poesie di pagg.21-22). E la poesia qui accade senza che manchi l’ironia, sorridente infusione di leggerezza al dettato (poesia di pag,23), poi l’incanto della vita isolana, con i suoi lenti naturali ritmi, chiude in armonia il dettato.

Nella seconda sezione, come ci si aspettava, deflagra il senso di solitudine e quello di un’orfanezza che, sia pure allontanata nella memoria, sembra accrescere l’intensa percezione di vuoto esistenziale (poesia pag,30). Eppure la narrazione poetica prosegue con il gustosissimo e surreale incontro con la futura sposa, con le schermaglie di coppia – vita comune sempre improntata alla levità – poi con il tempo solitario da pensionato, ma dove il vivere è croccante come un biscotto e la finale resa dei conti sembra in qualche modo pacificata, in un mix rassegnato di inferni e paradisi.

Ma vivere è pure una cosa molto seria, non è vero che si possa vivere sempre in leggerezza, la vita ferisce di parole e gesti e può ridurre in pezzi, indurre un timore irrimediabile della fine. Di queste sensazioni, riflessioni amare e pure interrogazioni sono pervasi molti testi, che concorrono a chiudere il cerchio effusivo di una poesia umanissima, densa di pensiero. Una scrittura che dal punto di vista formale si costruisce su un ritmo assoluto, di canto sapientemente curato, risonante anche per le numerose rime interne. 

 

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Annamaria Ferramosca è nata in Salento e vive a Roma, dove ha lavorato come biologa docente e ricercatrice.  Ha al suo attivo collaborazioni e contributi creativi e critici con varie riviste nazionali e internazionali e in rete con numerosi  siti italiani di poesia. È stata ideatrice e per molti anni curatrice della rubrica Poesia Condivisa nel portale poesia2 punto0, da cui ha diffuso poesia di autori affermati da tutto il mondo. È ambasciatrice per Italia e Puglia di Poetry Sound Library, mappa sonora mondiale delle voci poetiche.

Ha pubblicato 11 libri di poesia, tra cui il recente Per segni accesi, Giuliano Ladolfi Editore, Premio Voci Città di Roma, selezionato al Premio Camaiore, finalista al Premio Lorenzo Montano; Curve di livello, Marsilio, Premio Astrolabio, finalista ai  Premi Camaiore e Pascoli;  Other Signs, Other Circles—Selected Poems1990-2008, libro antologico di percorso edito per Chelsea Editions di New York nella collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti (traduzioni di Anamaría Crowe Serrano e Riccardo Duranti), Premio Città di Cattolica;  Andare per salti, Premio Speciale ”Una vita in Poesia”al Lorenzo Montano, rosa del Premio Elio Pagliarani, finalista al Premio Guido Gozzano; Ciclica, La Vita Felice; Paso Doble, Empiria, volume bilingue di poesie a quattro mani, coautrice la poetessa irlandese Anamaría Crowe Serrano, che ha tradotto anche la raccolta Porte/Doors, Edizioni del Leone, Premio Internazionale Forum-Den Haag.

Sua è la cura della versione italiana del libro antologico del poeta rumeno Gheorghe Vidican 3D-Poesie 2003-2013, CFR, che ha ricevuto il Premio Accademia di Romania per la traduzione.

A.F. è presente con testi poetici, recensioni e saggi critici sulla sua scrittura in numerosi volumi collettanei, antologie e riviste italiane e straniere. Sue poesie sono state anche tradotte, oltre che in inglese (Anamaria Crowe Serrano, Riccardo Duranti), in greco (Evanghelia Polimou), rumeno (Eliza Macadan), spagnolo (Antonio Nazzaro), turco (Mesut Senol), arabo (Sayed Gouda). Sono di imminente pubblicazione un volume monografico critico per Macabor Editore e un nuovo libro per puntoacapo editore.

Ampio materiale bibliografico è disponibile nel sito personale www.annamariaferramosca.it 

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