Ottone Rosai
Ottone Rosai

L’eterna ragazza alla finestra ha il mondo sott’occhi. La pervicacia è l’esca per intrappolare i toni della ciclica (sferica) quotidianità. Tinteggia la tela tersa dell’intelletto restituendola in dono d’eloquente mutismo. Abita un mondo (circense) d’indignati vacanti. Un mondo segnato dall’origine (ignota) di un pericolo tangibile, incombente. Un mondo governato da mentecatti favoriti dall’assenza (sintomatica) di alternative. Un mondo popolato da zimbelli adagiati sul letto sfatto dell’indolenza. Un mondo di ladri di poesia celebrati da infami (burattinai) con la complicità di insulsi burattini, pappagalli al servizio delle (vane) vanità. Un mondo di ridicoli (penosi) patteggiatori, che abbandonano abituali giurie pur di farsi premiare o, peggio, rappresentare. Un mondo di bugiarde (vili) classificazioni. Un mondo vorace (scellerato) che ha ingurgitato la compassione. Un mondo di sclerotizzati (sottovuoto) che s’illudono, scimmiottando l’inarrivabile, di farla franca. Avanti e indietro, funambolo sul perimetro della stanza, Baudelaire, legge versi che l’andare del tempo non ha potuto ingiallire. “La stoltezza, l’errore, l’avarizia, la colpa, ci occupano l’anima e il corpo ci fan guasto, e noi ci offriamo ai nostri cari rimorsi in pasto, come il povero sfama le zecche che lo spolpano. Siamo incalliti reprobi e penitenti pavidi; d’ogni nostro confiteor facciamo lucro e commercio, poi torniamo nel fango lietamente a giacerci, speranzosi che vili lacrime ce ne lavino”.

(l’EstroVerso Novembre – Dicembre 2011)

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