rubrica, La rosa necessaria
(Ingrid De Kok)
I libri di mio padre
Si spostano con me i libri di mio padre.
Avanti e indietro per l’Oceano,
da montagne a viste sul mare,
da depositi a scaffali.
Tenuti insieme, come una raccolta.
Tenuti per mia madre, che non ha posto,
per i miei fratelli, per consultazione,
per amore del passato e del dolore.
Non leggo mai i libri di mio padre.
Addison e Steele. John Stuart Mill.
Longfellow. I racconti di Shakespeare di Lamb.
Thinkers, Everyman, The Modern Library
e le memorie di due guerre: la sua e quella dei Boeri.
“Grandi uomini” (Napoleone, Smuts, Lawrence d’Arabia).
Premi scolastici rilegati in pelle, Brenthurst limited,
Streets of Johannesburg.
Il suo archivio di autodidatta contiene
profonde verità cui non ho accesso.
I volumi sono ritti, i dorsi rivolti verso di me.
Ma io li custodisco,
li tengo dietro un vetro,
fermi ai loro posti come sotto il suo sguardo
quando come una moglie pragmatica e precisa
riordinarono la sua cultura faticata.
Leggo invece i suoi diari di bordo,
codici di navigazione che non capisco,
aerodromi che non so pronunciare,
missioni, blitz al crepuscolo, bombardamenti,
perché mi guidino dalle loro rilegature cartonate
verso il cielo, verso la sua prima più libera vita.
(Ingrid De Kok, Mappe del corpo,
a cura di Paola Splendore, Donzelli 2008)
Quanto non conosciamo ci possiede più di ogni altra parte della storia.
È il suo bersaglio d’ombra. La fatica che viene da lontano.
in copertina Joyce McCown, A bluebonnet on a stack of book paper, by Unsplash.