La nuova poesia dell’America Latina di Loretto Rafanelli

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Quando si giunge all’aeroporto di Managua, la capitale del Nicaragua, l’attenzione del viaggiatore non può che andare a due enormi quadri, dove sono raffigurati i volti di due importanti personaggi nicaraguensi. uno è Augusto César Sandino, colui che promosse la vittoriosa rivolta contro i contrasamericani che occupavano il paese. e fin qui non ci sono sorprese. Meraviglia invece l’altro personaggio che appare nella nuova grande sala aeroportuale, questi infatti è il poeta rubén Darío. Parliamo come si sa di uno dei più grandi poeti in lingua spagnola, ma pur sempre persona non attiva nei movimenti di liberazione del paese. Nonostante questa estraneità alla storia e alla politica del Nicaragua, egli è posto sullo stesso piano del più illustre eroe nazionale, cioè di colui che tentò il riscatto di una intera comunità, tanto che la stessa rivoluzione che portò nel 1978 alla fine della dittatura dei Somoza, la famigerata famiglia di dittatori che tenne in scacco per decenni quel misero popolo, fu detta rivoluzione sandinista. In verità non è che l’attenzione agli scrittori nell’America Latina sia un fenomeno isolato, taluni poeti hanno rappresentato e rappresentano la profonda identità nazionale: da ernesto Cardenal a José emilio Pacheco, da Juan Gelman a Pablo Neruda, da Mario Benedetti a Nicanor Parra, ecc. e questo vale anche per diversi narratori, primo fra tutti Gabriel GarcíaMárquez, si pensi che alla sua morte in certi stati di quell’area fu dichiarato il lutto nazionale. un’attenzione sicuramente riconducibile, per alcuni di essi, alla lotta portata avanti contro la dittatura di turno, che ha provocato tra gli stessi scrittori sofferenza, esilio e morte. Ma a favorire una tale considerazione pubblica, ci sono anche implicazioni culturali e sociologiche più ampie. Pensiamo alla sensibilità di una parte del ceto intellettuale e dell’apertura democratica di una certa borghesia cittadina, oppure al ruolo avuto da settori del clero nell’istruzione delle classi popolari, o del rilievo pubblico affidato a scrittori e a uomini di cultura da governi o da forze politiche radicali, o l’influenza alimentata dai grandi scrittori spagnoli, alcuni dei quali rifugiatisi in quel continente, infine sappiamo che c’è stato un tramandarsi della poesia fin da epoche lontane, citiamo ancora come esempio il Nicaragua dove perfino gli abitanti delle campagne più sperdute conoscono i versi della grande tradizione latino americana. Gli scrittori hanno avuto un ruolo decisivo per l’emancipazione, seppure tardiva e parziale, di quei popoli e il rispetto esistente verso questi maestri del pensiero è forse inimmaginabile per noi europei che sempre meno sappiamo porre l’attenzione alle grandi figure della nostra storia antica e recente. L’America Latina è una terra dai mille problemi, una terra dove la povertà si vede ovunque, ma pure in quella sofferta situazione socio economica, ci giunge alto il segnale di un particolare interesse per la creazione artistica. uno slancio vitale che quasi sorprende e ci narra di una stagione, crediamo, nuova e piena di speranze, ne sono una riprova le tante iniziative e manifestazioni oggi presenti, come ad esempio i molti Festival di poesia. Citiamo, per dare conto del fenomeno, alcune località dove si tengono: Medellín, Città del Messico, Granada, Bogotà, Lima, Caracas, Quito, Saltillo, torreon, Aguascaliente, San Louis Potosì, Barranca, Assunción, Buenos Aires, rosario, Guadalajara, zamora, Bucaramanga, Quetzaltenango. Si può dire che ogni stato dell’America Latina ha un festival di poesia, quando non ve ne sono assai di più, come in Colombia, Messico e Argentina. tanti luoghi di tanti paesi, coinvolti e vivacemente legati alla voce della poesia, e si ha l’idea, anche figurativamente, di un interminabile e fecondo itinerario dove la parola poetica diviene una musica di fondo, un battito del cuore. Parliamo di grandi festival con la presenza di numerosi poeti provenienti da tutto il mondo e con un pubblico a volte enorme. Ma non ci sono solo i festival, significativo spazio è dato alla poesia dall’editoria, dai giornali (esiste in Messico anche un giornale di poesia), dai blog (ricordiamo ad esempio “Circulo de poesia”, con oltre due milioni di visite), dalle riviste, dalle trasmissioni radio televisive, dalle tante Fiere del libro. rilevante poi è il numero dei poeti, ovunque vi sono eventi che tendono a valorizzare la circolazione dei loro libri. Significativi sono poi gli scambi di esperienze tra paese e paese, tutto ciò favorito dalla comune lingua, il castigliano, che come si sa è l’idioma di ben 17 stati di quell’area. una fortuna non indifferente che permette di socializzare e far conoscere le tante voci presenti in quel pur vasto panorama. Ma al di là della condivisa lingua vi è una vera e propria comunità poetica latino americana, caratterizzata da una solidarietà attiva, da relazioni amicali ed affettive, da iniziative portate avanti congiuntamente. Insomma, una integrazione che appare ormai ben definita. Possiamo parlare addirittura di un abbattimento delle frontiere da parte degli scrittori di quel continente e ciò porta ad una profonda unione di intenti, a una frequentazione e a una condivisione assolutamente fuori dal comune. È un fenomeno che permette di dire che la poesia, e la cultura più in generale, siano per quell’area un primo passo verso quel processo di aggregazione dei paesi dell’America Latina, tanto vagheggiato da alcuni grandi pensatori, primo fra tutti il leggendario eroe continentale Simón Bolívar (definito “L’uomo d’America”), che ha favorito nell’ottocento la nascita e la diffusione in diversi stati latinoamericani di fondamentali ideali libertari e democratici. Possiamo dire che l’integrazione culturale è più avanti di quella politica, seppure un primo risultato sia stato raggiunto con la costituzione, nel 1991, del Mercosur (Mercado Comun del Sur), che accomuna a vario titolo 11 paesi di quell’area. Certo è che l’intesa e la condivisione culturale, a partire dalla poesia, non potranno che favorire ulteriormente l’unione vagheggiata e ottimisticamente si può pensare che tale integrazione non sia così lontana, nonostante vi siano differenti sensibilità politiche e diverse aperture democratiche nei vari stati, oltre che distinte situazioni socio-economiche. […] Dei poeti inseriti si è scelto un numero variabile di poesie, non si è voluto forzatamente rendere gli spazi perfettamente uguali, attraverso il conto delle battute, diciamo che relativamente al diverso modo di scrivere e di organizzare le poesie da parte dei singoli poeti, si sono pubblicati testi in modo tale da mettere in risalto le singole specificità, ma lo spazio non omogeneo non si accompagna ad alcuna valutazione di merito, l’importante era dare una fisionomia sufficiente per comprendere la valenza del poeta in oggetto. Di seguito tracciamo alcune note relative ai poeti inclusi, una brevissima guida non tanto una approfondita analisi critica, possiamo semplicemente parlare di una sintetica nota di lettura. Nelle pagine successive compare un bel testo critico di Jorge Mendoza romero, un saggista di grande valore, questo per dare testimonianza della giovane critica latino americana e permettere uno sguardo dal di dentro nella poesia di quel continente.

(dall’introduzione di Loretto Rafanelli, traduttore e curatore)

Poesia della solitudine, poesia della perdita, poesia tesa a nominare la natura e così definire allo stesso tempo se stessi, la famiglia e la città, cioè gli spazi dove i poeti latino americani riuniti in questa antologia incontrano un ‘luogo’ dove sostare. Isolati dalla moltitudine o nel mezzo delle loro relazioni più intime – non per loro funzionali –, i soggetti poetici, gli ego sperimentali disegnati nella pagina, costruiscono la propria identità e il rinvio ad una comunione. È la zona di conflitto dove si muovono le società secolarizzate, la onnipresenza tecnologica, la minaccia alla sicurezza, l’indebolimento dell’economia, la violenza strutturale delle società latino americane, le migrazioni sempre dal sud al nord, i miseri giorni anonimi di certe realtà, l’avanzamento e la retrocessione dei movimenti a favore di una convivenza egualitaria dei generi. Nati tra il 1973 e il 1985 (ad eccezione di Bojórquez) i poeti qui inclusi formano uno stadio della poesia latino americana le cui coordinate estetiche potrebbero essere le seguenti: tutti si fanno carico di una condizione di debolezza del soggetto (dove città, casa e famiglia sono gli spazi che li determinano); c’è l’abbandono della costruzione sillabica del verso; c’è l’impiego del principio di analogia, la costruzione metonìmica o le isotopìe del significante, con una concomitanza e appropriazione dei tre metarrelati poetici del secolo XX in Latino America con i relativi volti della poesia neo-simbolista, del realismo colloquiale e del neobarocco. Questo spirito eclettico è il correlato della modernità liquida. In loro si manifesta la inversione del malessere nella cultura. Se in altro tempo si spingeva per muoversi verso la libertà, parrebbe che la inaudita liberazione del principio del piacere necessiti di un contrappeso che accordi sicurezza e alcune dosi di certezza.

(da Una Vetrina della nuova poesia in Latino America di Jorge Mendoza Romero)

*

due poesie scelte da La nuova poesia dell’America Latina di Loretto Rafanelli,
dalla collana di poesia Ginestra dell’Etna
diretta da Maurizio Cucchi e Antonio Di Mauro, Algra, 2015.

Julián Axat (Argentina)

Il gruppo del mio stesso legale sentire
(io – 2003)

Padre
i rumori causati dalla sconfitta
non giungono a spezzarci
sebbene sia per un istante
in quella incredibile luce dei tuoi occhi
speranza o fulgore di ogni istante è urlo

Sogno:
stiamo in qualche luogo
tu papà e io
mi racconti che ieri ti accusarono
mi dici che di sicuro ti stanno per venire a cercare
ti prego: la fuga
andiamo lontano
ti dico: molto lontano
ma mi rispondi che…
il sangue dei compagni non si negozia

e non c’è alternativa

Padre
non ti convinco
e la scena si ripete molte notti
a volte arriviamo a discussioni accalorate
e sembra che non c’è circostanza

Padre
non posso salvarti neppure nei sogni

El equipo-de nosotros-forense
(yo – 2003)

Padre
los ruidos causados por la derrota
no alcanzan a quebrarnos
aunque sea por un instante
esa increíble luz de tus ojos
esperanza o fulgor de a cada instante ser grito

Sueño: estamos en algún lugar
vos papá y yo
me contás que ayer te cantaron
me decís que seguro te están por venir a buscar
te ruego la huida
vamos lejos
bien lejos te digo
pero me contestás que…
la sangre de los compañeros no se negocia

y no hay caso

Padre
no te convenzo

y la escena que se repite muchas noches
a veces llegamos a discusiones acaloradas
y parece que no hay caso

Padre
no puedo salvarte ni en los sueños

*

Xavier Oquendo Troncoso (Ecuador)

L’ultimo vento

1.

Ora non c’è dove bere
la sete delle acque.

L’amore
non è durato
fino al prossimo raccolto
né per l’ultimo vento.

Neanche per pulire il rumore
delle finestre autunnali.

2.

Non sono Prometeo
né sto incatenato,
tuttavia pesa
la catena della mia ombra
che insegue il mio corpo
come una sacra pantera.

3.

Tutto il tempo cerco le mani
di qualcuno che vuole abbracciare
le mie ossa di eucalipto
e solo incontro sculture di legno,
antichi miti degli espropriati.

El último viento

1.

Ya no hay dónde beber
la sed de las aguas.

El amor
no ha durado
para la próxima cosecha
ni para el último viento.

Ni siquiera para limpiar el rumor
de las ventanas otoñales.

2.

No soy Prometeo
ni estoy encadenado,
sin embargo pesa
la cadena de mi sombra
que persigue a mi cuerpo
como una pantera sagrada.

3.

Todo el tiempo busco las manos
de alguien que quiera abrazar
mis huesos de eucalipto
y solo encuentro esculturas de leña,
antiguos mitos de los desposeídos.

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