Yves Bergeret, Il cerchio di pietre

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La langue-espaceha una lunga storia, che non è esattamente identificabile con colui che l’ha teorizzata: ossia con Yves Bergeret. È la trama, invero, dei segni antropici che l’uomo intesse con la natura di un luogo, facendolo diventare un testo che il poeta-viaggiatore si incaricherà di leggere; per restituirlo, poi, nella sua scrittura (che Yves nel corso del tempo ha mutato in scrittura-pittura). È dunque una parole, la sua, che si esprime in questa particolarelangue; e che dialoga sia con quei segni fisici, che fondano lo spazio stesso, appunto (qualsiasi spazio, anche il deserto apparentemente disabitato). Ma che dialoga pure, e soprattutto, con coloro che quello spazio antropizzato abitano e vivono! e che hanno fortemente contribuito – nel corso delle generazioni – a far di quel posto il (con)testo che il nostro “lettore di spazio” farà adesso esprimere profondamente grazie a una parola “forgiata” in loco (e si consideri, fuor di metafora, che Bergeret con i forgerons [fabbri] dell’Africa nera ha lavorato a lungo) e in piena sintonia con essi. Da queste prime righe si sarà capito, allora, che Bergeret è un particolare uomo di lettere; che ha sempre coniugato la poesia al viaggio, all’esplorazione. Ha infatti iniziato come poeta della montagna, “calibrando” il piede dei suoi versi al passo delle scalate sulle sue Alpi, nella regione della Drôme (dove ritorna regolarmente: ha una casetta, lassù). […] Ma che dire, poi, del dettato poetico di Bergeret? Che è una singolarissima forma di “animismo poetico” occidentale e forse una delle postreme vie che il simbolismo francese ha guadagnato nella seconda metà del Novecento (Yves è nato nel 1948). Poiché, seguendo il ragionamento dello stesso poeta, che dialoga con zhang Bo a proposito de “Il pensiero simbolico, la parola in atto”: «lo spazio è in continuità con me stesso, gli scambi di sensazioni, di impressioni, di ritmi, di desideri tra lui e me sono molteplici e straordinariamente ricchi. Tutto è allora fluidità polisemica e polivalente di scambi tra il mondo e me. la separazione, la presa di distanze per motivazioni razionali, per qualche esigenza di trascendenza, per qualche convenzione, per quanto raffinata e antica sia, non si producono. la distinzione tra mondo interiore ed esteriore non esiste, perché non vi è frattura. Gli elementi del mondo comunicano tutti intensamente. se parlo o scrivo in quel preciso momento, stando al centro di quel generale movimento, ciò che formulo allora è il pensiero simbolico». Bergeret qui ci sta parlando degli “esiti” di una sua passeggiata alpina; descrivendoci, però, anche il manifestarsi del suo particolare simbolismo poetico; che nei confronti di quello storicamente acquisito (per così dire) ribalta specularmente i termini del suo inverarsi. Mentre quest’ultimo, infatti, era il conseguimento di un puro dato estetico a partire dalla propria realtà interiore, lì arrestandosi, quello di Yves opera il procedimento inverso; situandosi il poeta fisicamente e spiritualmente nello spazio, invece, e in intima relazione con esso.

(estratto da La Lingua e lo spazio della relazione etica
La poesia en langue-espace di Yves Bergeret
di Giovanni Miraglia)

due poesie scelte da Il cerchio di pietre di Yves Bergeret,
traduzione di Francesco Marotta, dalla collana di poesia Ginestra dell’Etna
diretta da Maurizio Cucchi e Antonio Di Mauro, Algra, 2016.

*

La Soif

Poèmes-peintures pour une installation en quatre mouvements avec création musicale, écrits dans les montagnes de Die à partir de juillet 2013, peints-calligraphiés en novembre 2013 à Die.
Tous les poèmes sont calligraphiés et peints, sauf un, sur polyptiques verticaux de 150 cm de haut par 35 cm de large, chacun à six volets, plus trois «intermèdes» pour musique seule sans voix, sur grand papier vertical de 215 cm de haut par 60 cm de large.

1 décembre 2013

Premier movement

Premier poème en quatre polyptiques à six volets chacun

Premier poème, premier polyptique

Aux coups et poussées de cette humanité
qui ne parvient pas à elle-même
le haut plateau
dur ondule

bourrelets de dalles lisses
pour brandir boucliers

lapiaz cisaillés
pour taillader le pauvre dialogue

pierres émiettées par myriades
pour égarer la réplique

*

La sete

Poemi-pitture per un’installazione in quattro movimenti con improvvisazioni musicali, scritti sulle montagne di Die a partire da luglio 2013, dipinti-calligrafati nel novembre 2013 nella stessa località.

Tranne uno, tutti i poemi sono calligrafati e dipinti su polittici verticali di 150 cm di altezza per 35 cm di larghezza, ognuno a sei pannelli, più tre «intermezzi» musicali senza accompagnamento vocale, su grandi fogli verticali di 215 cm di altezza per 60 cm di larghezza.
1 dicembre 2013

Primo movimento

Primo poema in quattro polittici ciascuno a sei pannelli

Primo poema, primo polittico

Sotto i colpi e le spinte di quell’umanità
che non riesce ad essere se stessa
l’altopiano
ondeggia minaccioso

sporgenze di lastre rocciose levigate
brandite come scudi

lapislazzuli affilati come cesoie
per smembrare lo scarno dialogo

miriadi di pietre frantumate
per disperdere la risposta

*

Echographie du cœur

Cycle de quatorze poèmes-peintures créés à Paris par Yves Bergeret du 10 au 16 décembre 2014 sur une carnet de 15 cm de haut sur 20,5 cm de large, de 32 pages en tout.

1

Une montagne une colline
un paquebot une barque
un poing une phalange
se serrent se rangent repartent
dans le battement de mon cœur invisible
que l’échographie diffuse dans la pièce somber

une foule un ermite
une très profonde scène un tabouret
aucun acteur déclamant

une foule une marée à la fois haute et basse
le monde une scène
dans le bruit du cœur
grand comme une île
menant le ciel à bon port

*

Ecografia del cuore

Ciclo di quattordici poemi-pitture creati a Parigi da Yves Bergeret dal 10 al 16 dicembre 2014 su un quaderno di 15 cm di altezza per 20,5 cm di larghezza, di complessive 32 pagine.

1

Una montagna una collina
un transatlantico una barca
un pugno una falange
si stringono si allineano ripartono
nel battito del mio cuore invisibile
che l’ecografia diffonde nella stanza in penombra

una folla un eremita
un vastissimo scenario uno sgabello
nessun attore che declama

una folla una marea alta e bassa insieme
il mondo uno scenario
nel rumore di fondo del cuore
grande come un’isola
che dà riparo al cielo

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