leggodico cop  claudio Damiani su l'estroversoOde al Monte Soratte
di Claudio Damiani
(fuorilinea)
Il Monte Soratte, nei pressi del quale Claudio Damiani si è da qualche anno trasferito, è fonte vitale di ispirazione poetica. È, come il poeta stesso scrive, “miniera di natura e storia, montagna sacra tempestata d’eremi e chiese, e prima templi pagani, e prima ancora altri templi (dio Sole, dio Lupo), area sacra tra genti diverse, ponte tra culture antichissime. Montagna magica anche, se Goethe nel Faust vi ambienta la notte di Valpurga classica, cioè il grande sabba di tutte le streghe d’Europa. E poi, andando indietro fino al Giurassico, la storia geologica che l’ha visto parte del calcare apuano, isola circondata dal mare, e solo recentemente (600.000 anni fa una bazzecola) coinvolto nel vulcanismo sabatino (quello che originò i laghi laziali), che fece sì che il Tevere, che prima gli scorreva a nord, sopra la testa, gli passasse poi a sud, sotto i piedi.” Impreziosiscono il volume nove illustrazioni del pittore Giuseppe Salvatori (Nasce a Roma nel 1955. Ha fondato una propria poetica sull’opposizione natura-cultura). Riportiamo di seguito una poesia tratta dal delizioso libretto Ode al Monte Soratte: “Nel cielo bianco l’aria tenera, fresca / posa, intiepidita dal sole robusto. / Sul monte gli alberi stan dritti e belli. / Tu hai preso da loro / li hai studiati a lungo / fino a sentire anche tu l’aria / baciarti le guance / e il sole tiepido / scaldarti il tronco”.

Il numero completo dei giorni
di Giovanna Rosadini
(nino aragno editore)
Il libro di Giovanna Rosadini (scrive Davide Brullo) segue il flusso delle Parashot, le suddivisioni settimanali del Testo, Torah. Una buona indicazione di lettura è fare filatteri del testo: ritagliare i versi come fossero stringhe, appoggiandole nelle tasche, per vedere che presa hanno nei vostri giorni. Che livello di invasione nella sorte posseggono quelle parole […] I versi che ho ritagliato, li ho inseriti nel cuscino: per capire in quale notte mi avrebbero gettato, lo scandaglio avrebbe misurato la lontananza che mi annienta da Dio? Ripercorrere i giorni di Giovanna Rosadini significa esprimerli, certo, ma redimerli. Come chi riviva un’esistenza smussando astuzie e dolori. Allora è questa richiesta di benedizione la letteratura? Riportiamo, si seguito, una poesia (Be-midbàr / Censimento) dal libro: “Di quali parti ci componiamo, quali / conserviamo, e quante sparse nei luoghi / che ci hanno avuto – piccoli incagli / o membra sbranate, o solo ombre sfocate. / Nel giardino punteggiato di lucciole / il pitosforo e i fiori bianchi e spessi / degli agrumi gonfiano l’aria immobile – / e ad ogni primavera ripeti il tuo gesto, / sfiorandomi la guancia di sorpresa / mentre la luna mi rimanda un altro viso”. Giovanna Rosadini è nata a Genova nel 1963; per Einaudi (tre le altre pubblicazioni) ha curato l’antologia di voci poetiche femminili Nuovi poeti italiani 6 (2012).

leggodico cop terra rasata su l'estroversoTesta rasata
di Maddalena Capalbi
(Moretti&Vitali)
Sono versi vibranti e fluidi, che sottolineano la potenza tematica di un libro che ha al centro il corpo femminile, usato, disprezzato e vilipeso (scrive Mariolina De Angelis). L’autrice rappresenta con audacia, in brevi taglienti quadri di vita, la violenza subita ancora oggi dalle donne, come nell’antichità, dalle più povere e derelitte, alle più altolocate, alle martiri poi santificate. Il tumulto emotivo trova espressione nell’ordine poetico, che dà voce alla specificità della scrittura, incrementando la diversificazione del pensiero poetico femminile. Sgorgano chiare le parole che dicono del corpo femminile ferito, eterno lutto dell’anima violata, senza apparente riscatto. Esemplari e dolenti, ci vengono incontro figure come Agata, alla quale furono strappati i seni perché si rifiutò al console di Catania, e alla rinuncia a se stessa preferì la tortura. O Lucia, bellissima, che si negò a un giovane e alla quale, per vendetta, furono cavati gli occhi. Riportiamo, si seguito, una poesia (Maria Maddalena 22 luglio) dal libro: “Il mio nome è antico / e mi piace quando lo pronunci. / La tua comica interpretazione / brucia la meraviglia / non hai ancora detto cosa vuoi / forse speri che ti lavi i piedi e che / li asciughi con i capelli. / Il rischio però è nello sfinimento / perché il nome è leggenda, / io ho la testa rasata”.

leggodico cop LENAI quaderni dell’Ussero
Fernando Lena
(CollezioneLetteraria)
Nella nota che introduce “La quiete dei respiri fondati”, contenuto nella ricercata antologia “I quaderni dell’Ussero” a cura di Valeria Serofilli, la stessa curatrice, riferendosi al poeta Fernando Lena, scrive: “Questo poemetto narra con versi nitidi l’esperienza vissuta in prima persona dall’autore nel manicomio criminale di Aversa. L’autore non chiede ai lettori né una facile simpatia, né una pietà sterile. Lena realizza, con occhio di pittore, una serie di quadri precisi, quasi fotografici, ma con uno scarto in più, una riflessione che libera gli uomini e le donne descritte dal fardello del reale, per renderli liberi come aria e come sogno, pur senza cancellare la loro autentica dimensione umana. Riportiamo, si seguito, una poesia (III) dal poemetto: Intina da almeno cinquant’anni / vive intrappolata / nella coscienza di una bambina. / Tutto il giorno / vaga tra i padiglioni / abbracciando una bambola / come se fosse l’unica erede / della sua estraneità / la domenica pranza con noi / esile come una creatura innocente / si ciba d’incanto / parola dopo parola / diventa sempre più libera / di abitare il suo poema apatico / ma pieno di bambole e silenzi / che pettinano l’ira impavida / dei suoi coinquilini / la sua follia ha una logica / che la proietta nella libertà / ha scelto di non essere donna / per contenere l’odore infernale / degli uomini”.

leggodico cop distanze su l'estroversodistanze
di Ben Simon
(Marco Saya Edizioni)
Ben Simon è lo pseudonimo di uno scrittore italiano. “distanze” è la sua prima raccolta di poesie. “L’opera – sottolinea Marco Saya -, si configura come un puzzle di parole a incastro o sistema metrico di una stanza sinuosa, un abbecedario essenziale, un partitura di variegate misure / cellette, ciascuna con propri dicotomici ritmi e temi scanditi in sinusoidali geometrie sincopate dove le distanze appartengono allo spazio e alle pause del dettato musicale franto della ‘partecipazione’ o dell’essere nella vita”. “I pregi di questi frammenti – scrive Antonio Bux -, sono la forza di sintesi, capace di rendere sul breve e trattare argomenti per lo più abusati, come l’amore e il tempo, da una prospettiva più dissacrante, ma soprattutto l’agilità con la quale l’autore evidenzia la dispersione emotiva a favore dell’immediatezza di senso, o meglio, di quell’errore del senso così detto “comune”, che di comune ha ormai solo la privazione, intesa come “privatizzazione” del sentimento. Questo siamo oggi, e Ben Simon lo sa bene. Un errore criptato, un pollice in su o in giù, alzato frettolosamente, dal basso dello schermo dal quale (non) sentiamo”. Riportiamo di seguito due (brevissime, quanto incisive) poesie: “Il tuo posto / occupa / nel mio presente / un rigo solamente.” (myspace#); “Non ti vedo / E anche quel poco / È fuori fuoco” (Thebigluna#).

leggodico cop SCALABRINO l'estroversoNa farfalla mi vasau lu nasu
di Marco Scalabrino
(CFR)
Sotto la cupola ampia del dialetto, Scalabrino – scrive in prefazione Piero Carbone -, aduna poeti senza limiti geografico-temporali oltreché linguistici: autori di due continenti, di disparate regioni dell’Europa e delle Americhe, che si collocano dalla classicità, Orazio e Catullo, e, con uno smisurato balzo, ai nostri giorni, taluni addirittura ancora viventi: Jacques Thiers, Peter Thabit Jones, Iacyr A. Freitas; autori plane-tariamente noti, Wislawa Szymborska, Charles Bukowski, Edgar Lee Masters, fianco a fianco ad autori scarsamente noti o pressoché scono-sciuti in Italia: Duncan Glen, Robert Garioch, Hugh Mac Diarmid. La traduzione talvolta coincide con un’opera di promozione scaturita da una consapevole e coraggiosa assunzione di responsabilità nell’implicito giudizio positivo. Un paio di loro, benché stranieri, e cioè Nat Scam-macca e Peter Russell, risultano sostanzialmente “adottati” dall’Italia e in special modo dalla Sicilia. “Tutti, nondimeno, autori – precisa il nostro poeta-traduttore – di spessore, di valore, che trovano, tramite questo umile tributo, una ribalta, una piccola finestra per affacciarsi ed entrare a far parte della cultura siciliana”. Riportiamo tre versi dalla poesia Drink shop / Taverna di Russell: “Un munnu miserabili / cunzatu d’ogghiu e d’acìtu, / li cristiani vistuti a tipu cucchi”.

noi siamo desdemona algra l'estroversoNoi siamo Desdemona
a cura di Maria Rita Pennisi
(Algra)
L’antologia Noi siamo Desdemona è nata da un’idea della poetessa e scrittrice di Maria Rita Pennisi che scrive nella prefazione: “Il titolo è sorto spontaneo, pesando all’innocente Desdemona, vittima di una furia cieca di un uomo la cui mente appare offuscata dalla gelosia portata al parossismo”. I dolorosi fatti di cronaca degli ultimi anni hanno messo in luce una realtà terribile in cui alcuni uomini, non accettando l’abbandono da parte delle donne o il loro desiderio di emancipazione, ne rivendicano il possesso attraverso la violenza o addirittura l’omicidio, negando a se stessi e alle loro vittime la possibilità di un’esistenza serena. I racconti trattano questa tematica e la sofferenza di una società in crisi di transizione. Autrici, con anche la curatrice: Maria Attanasio, Angela Bonanno, Marinella Fiume, Lia Levi, Simona Lo Iacono, Mavie Parisi, Anna Pavone, Tea Ranno, Maria Lucia Riccioli, Maria Grazia Sclafani, Elvira Seminara. Maria Rita Pennisi è nata a Catania e vive ad Aci Bonaccorsi. Dal 1986 insegna Lettere presso gli istituti di istruzione superiore di secondo grado. Scrittrice e poetessa, ha pubblicato su diverse antologie e riviste letterarie. È promotrice di incontri culturali e da alcuni anni, insieme a Orazio Caruso, dirige il festival di poesia “Poet(n)@” e quello di narrativa “Narrazioni di settembre”.

cop leggogico vita arte e misticaL.E.J. Brouwer
Vita, arte e mistica
(Adelphi )
A soli ventiquattro anni, nel 1905, lo studente di matematica L.E.J. Brouwer tiene a Delft, di fronte a un pubblico stupito e sconcertato, una serie di conferenze che saranno pubblicate pochi mesi dopo col titolo Vita, arte e mistica. Opera di un temperamento ascetico e radicale, il libro è un atto di ribellione contro l’intelletto – considerato fonte di ogni male e «simbolo della caduta dell’uomo» – e la scienza, e insieme un’esortazione a diffidare della mostruosa macchina sociale, i cui meccanismi sono appunto regolati dall’intelletto: l’unica salvezza per l’uomo viene individuata nell’affrancarsi dalla logica di un mondo alienato per ritrovare in un’interiorità di matrice divina la sua più autentica natura. Divenuto un celebre matematico, Brouwer sarà protagonista di quella crisi dei fondamenti della matematica che scosse la scienza del primo Novecento: Vita, arte e mistica – che a lungo destò imbarazzo e diffidenza nell’ambiente accademico – svela le motivazioni segrete che lo indussero a rivoluzionare la sua disciplina elaborando alcune tra le più importanti teorie matematiche mai concepite. Con un saggio di Paolo Zellini. Traduzione di Claudia Di Palermo, Lorenzo Perilli.

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