Raffaela Fazio. “Gli spostamenti del desiderio” (Moretti e Vitali, 2023)
Anteprima
Quattro poesie dalla sezione PROIETTIVO
L’immagine è una rappresentazione mediana, mediatrice, che collabora tanto alla conoscenza del reale quanto alla sua dissoluzione nell’irreale (Jean-Jacques Wunenburger, “La filosofia delle immagini”).
Anamorfico I
Il corpo che si tende
la nebbia che trattiene
la nebbia che nasconde
il corpo che le appartiene
hanno nel sogno
la stessa natura
così sul fondo della memoria
la cosa morta e la cosa viva
sono appena un mutare
di prospettiva
e nel passare
dal sonno alla veglia
la vita è uno sfaglio inatteso
quasi animale
l’istinto a tornare
a un pulsare indistinto
nel buio
nel folto
della boscaglia.
*
Anamorfico II
Nessuna cosa immaginata
torna indietro.
Appena concepita
entra nel tempo, si dilata
per il piacere ambiguo di esser vista.
Infine destinata alla caduta
di nuovo si riduce
si fa muta
eppure mai si sveste
di un’anima sottile
di stupore.
*
Anamorfico III
Slanciatevi parole verso il luogo
dove si spezza il ramo
o la radura
inspira il tonfo sordo!
Portatemi il bottino. Io non mi muovo.
Quello che afferro
era una volta vivo
tutto intero.
Ma non ho scelta:
la terra (e non il cielo) è il carniere
l’umano punto di osservazione.
*
Anamorfico IV
Come tra due cervi
i palchi dell’ucciso
nei palchi dell’uccisore
che si trascina dietro il peso curvo
di un segno troppo esteso.
A separarli
occorrerebbe una visuale
che ridischiuda un senso
in quella massa
(distorta, anamorfica
memoria)
− punto ideale
da cui osservare l’ombra
che si amplifica
distinguerne la fine:
la mira della fede
o all’alba lo sparo
di un cacciatore.