Sebastiano A. Patanè Ferro, restare con la poesia “voce dell’anima cosmica”.

Ci ha lasciato prematuramente il poeta catanese Sebastiano A. Patanè Ferro. Fin da giovanissimo ha coltivato la passione per la lettura e per la scrittura fondando negli anni ‘80 il centro culturale e d’arte “Nuova Arcadia”, sede di numerosi incontri nel segno della poesia.
Vogliamo salutarlo con una sua riflessione, rilasciata alla nostra rivista nel dicembre 2013 e una sua poesia dal libro “gli angoli (aprono i loro acuti per ingoiarci)”, edizioni Smasher, collana “Orme di poeti”, diretta da Antonella Taravella.

 

# 2 dell’assenza

Mi colse di sorpresa quella potatura fuori stagione
la clamorosa ascensione della radice ancora colma d’acqua
e progettati e attesi sottorami ora divorati dall’assenza
Quanto ti somiglio adesso padre mio, quanto sono te!

E con tutte quelle lune e quelle barche dove vado senza direzione
se non verso un dolore sistemato dietro la ringhiera…
Mi gira attorno il gelsomino e quell’abbraccio perso nell’ultimo cuscino
senza più parole dietro la scatola piena di polvere soltanto

Sfumature in trasparenza nessun enigma chiara aritmetica
giustificatore dell’inesperienza… la roba le api e tutto quel ferro la campagna
sintomi del malessere tardivo del tempo ormai andato del poco ripetuto
ed io, solo di metafora accorcio la distanza

Non ci sarà per simmetria nessuna ricorrenza lungo la piena che mi travolgerà
cosi come io stesso sarò altrove quando mio figlio chiederà di me

*

“La poesia dovrebbe rimanere la voce dell’anima cosmica e il poeta, il suo medium, uniformato e quindi lui stesso anima. In questa fusione possiamo trovare una poesia universale che accomuna e ci rende fratelli, almeno nella parola.”

(Sebastiano A. Patanè Ferro)

 

 

la ph in copertina è di Sebastiano Adernò, scattata alla riserva naturale di Vendicari.

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