“Ognuno, presto o tardi, è chiamato a serrare il cerchio, ma il ciclo non finisce mai”. Queste sono le prime parole dell’autrice nella nota che introduce le poesie. Ed è da questa evoluzione mai precisata, fatta di corsi e ricorsi storici, e se non storici almeno linfatici, vitali, da questi cammini karmici, che i cicli sembrano interminabili. Senza quella sveglia accortezza di cui parla Gurdjieff che ci aiuti ad affrontare gli shock addizionali, sembra che il giro sia stancante ma fermo, ed il viaggio un continuo disperdere per trovarsi nello stesso posto. Allora perché vivere? O in alternativa sopravvivere? Occorre emanciparsi, imparare da ogni giro, e come Ksenja insegna trovare indizi, segreti indici nascosti ad esempio nel numero ventitrè. Perchè se è vero che Sic Mundus Creatus Est nulla ci vieta di indagarne le regole e quelle corrispondenze cosmiche, di sfiorare con un dito la mano capace di mettere tutto in relazione. Così si parte dalle basi, dall’alfabeto, e si scopre che il padre del nostro, quello latino era formato da ventitrè lettere. Ventitrè grafemi su cui è veicolato il sapere. Ventritrè chiavi del numero ventitrè che nella silloge diventano ventitrè poesie capaci di illuminare proprietà numeriche, alchemiche, matematiche, materiali, simboliche, filosofiche, storiche, biologiche, fisiche, geometriche…e così avanti. Ho utilizzato volutamente il verbo illuminare riferendomi ai testi, che perlopiù si presentano brevi ed incisivi. Immaginando il passo e la fiamma di chi per primo entra in una caverna dove vede e tocca misteri che non si possono spiegare. Così è la poesia di Ksenja, coraggiosa, ferma ed oggettiva, che non ha bisogno né di aggiungere né di togliere qualcosa al segreto che sta andando a svelare. Perché la rete di correlazioni, questo fil rouge che passa nella cruna dei ventitrè modi ha origini cosmiche e segrete come quelle dei cromosomi, per farvi partecipi di un piccolo esempio, che nel codice genetico sono suddivisi in ventritrè coppie. Per chiudere consiglio la lettura di questo libro che si sostiene su una bellissima ricerca di poesia dotta e sapienziale. E non credo di avvalermi del mio solo gusto personale, dato che il lavoro paga e solitamente ha buona strada, infatti la raccolta ha già vinto dei premi, ed ha avuto menzioni.
Ksenja Laginja è nata a Genova, vive e lavora tra la sua città e Roma dove alterna alla sua attività letteraria e pubblicitaria una ricerca sull’illustrazione legata al mondo del Fantastico. Ha esordito con Smokers die younger (Annexia edizioni, 2005), a cui ha fatto seguito Praticare la notte (Ladolfi Editore, 2015) e Ventitré modi per sopravvivere (Kipple Officina Libraria, 2021). Nel 2020 ha vinto i concorsi Europa in Versi e Arcipelago Itaca, nella sezione inediti. Suoi testi sono presenti su antologie poetiche, blog e riviste letterarie. Co-organizza la rassegna di poesia e musica elettronica Poème Électronique.