Ancora nel 1972 Angelo Maria Ripellino stimava necessario farsi largo «a furia di gomitate» tra «le turbe di glossatori saccenti» che «continuano a impoverire questo grande poeta d’amore», confinandolo alla sola dimensione politica. Con un ritardo di mezzo secolo, ora che il culto forzoso del poeta capace di incarnare l’utopia divenuta realtà è definitivamente alle spalle, quell’invito a Rileggere Majakovskij! può essere raccolto tentando una scelta di alcuni dei momenti che meglio incarnino questa sua fisionomia piú privata e universale al tempo stesso. Con una dose inevitabile di arbitrarietà, procedendo per esclusioni obbligate e motivate inclusioni, e avendo a che fare con un tema rintracciabile in ogni piega della sua poesia, un tema di cui la sua anima trabocca. Il profilo amoroso del poeta delle masse è estrapolato qui attraverso una cernita che abbraccia momenti molto distanti tra loro, che vanno dal Majakovskij futurista agli ultimi abbozzi intimisti, mettendo insieme le rime livide di un rancore insanabile e i toni del piú delicato sentire, dove il cuore è a nudo, a perpendicolo sul mondo. E trascegliendo dalla tetralogia dei poemi d’amore – quattro pezzi da leggersi a coppie, frutto di due flussi creativi separati l’uno dall’altro da un settennio – due opere che restituiscono stagioni creative diverse, riflesso di profondi cambiamenti sul piano personale come su quello storico: Il flauto di vertebre, che germina dalla Nuvola in calzoni, «come perfetta miniatura di una sua parte, quella specificamente amorosa», e Amo (necessaria premessa a Su questo), in cui sono scolpiti i capisaldi autobiografici da offrire al suo giovane pubblico sovietico.
(dall’Introduzione di Paola Ferretti)
L’una passata – sei di certo a letto.
Oka d’argento è la Vialattea a notte.
Io non ho fretta, né motivo di svegliarti
o con lampi di telegrammi angustiarti.
Come si dice, l’incidente è chiuso,
la Barca-Amore sul tran-tran si è
infranta.
Noi siamo pari, e non ha senso il conto
delle reciproche ferite e offese.
Guarda che quiete è scesa sulla terra.
La notte tributa di stelle il cielo.
È in ore simili che ti alzi e apostrofi
la storia, i secoli, il creato intero.
Di Vladimir Majakovskij (1893-1930) Einaudi ha pubblicato il poemetto Lenin, tradotto e curato da Angelo Maria Ripellino, La nuvola in calzoni (2012), a cura di Remo Faccani, e Poesie d’amore. 1913-1930 (2023), curato da Paola Ferretti.