François-Marie Arouet, meglio noto come Voltaire, sembra essere tornato all’onore delle cronache letterarie grazie ad un interessante contributo realizzato da Antonio Gurrado, Voltaire cattolico, (Lindau, pp. 192). L’elemento caratterizzante in modo particolare tale saggio è da cogliere nell’uso della lingua italiana per la redazione di lettere dai più svariati contenuti. Il filosofo e letterato illuminista, infatti, si serve dell’italiano per realizzare 178 lettere (per la prima volta raccolte in un unico volume) indirizzate a diverse personalità, tra cui spiccano Papa Benedetto XIV e M.me Denis, nipote di Voltaire. Se nell’Europa del Settecento l’uso dell’italiano nella corrispondenza di un certo livello appariva come un vezzo modaiolo, nelle intenzioni di Voltaire c’era la volontà di intrattenere un fitto carteggio con il pontefice al quale lo legava un rapporto di reciproca stima. Se non si trattasse di uno tra i maggiori fustigatori della religione, la cosa passerebbe sotto silenzio, ma questa nuova interpretazione del grande illuminista offerta da Gurrado è avallata da materiale autentico e indiscutibilmente attribuibile al suo autore. Lo stesso Voltaire si definisce “un buon cittadino e un vero cattolico” e, rivolgendosi direttamente al Papa, affermerà con umiltà di essere “uno dei più infimi fedeli”. Di tutt’altro tenore, ma sempre scritte in italiano, le lettere inviate a M.me Denis, nipote (in quanto figlia di sua sorella), ma anche amante di Voltaire. Il contenuto di questo epistolario, per lo più grossolanamente osceno, dimostra in modo inequivocabile la scarsa dimestichezza dell’autore del Candide con la grammatica e la sintassi della lingua del Bel Paese. La sua scadente ma godibilissima prosa lascia trasparire l’atteggiamento tipico di chi continua a pensare nella sua lingua madre traducendo, di volta in volta, in maniera meccanica e quindi profondamente innaturale, parola per parola. Grazie ad una indubbia capacità mimetica non pare esservi alcuna contraddizione tra il Voltaire philosophe e quello conservatore che traspare dalle lettere italiane. Dietro tali sforzi si cela anche la volontà del letterato di diventare membro di alcune tra le più prestigiose Accademie di arte e cultura italiane (come quella della Crusca, di Roma e di Firenze) e, pertanto, un atteggiamento molto pragmatico e concreto. Il merito di Gurrado è quello di aver sdoganato un lato importantissimo e affascinante della complessa personalità dell’autore francese e di aver reso giustizia all’articolata natura del suo rapporto con la religione cattolica (sereno e improntato sulla base di rispetto e stima con Papa Benedetto XIV, negativo e astioso nei confronti di Clemente XIII) e di aver offerto l’opportunità di conoscere anche gli aspetti meno aulici, ma senza dubbio molto più umani del suo carteggio “proibito e scabroso” con la nipote – amante.
Voltaire cattolico
Raffaella Belfiore
Raffaella Belfiore è nata nel 1980 a Catania, città in cui vive tuttora e nella quale ha compiuto i suoi studi di Filosofia. Le sue passioni sono il pensiero critico e la potenza persuasiva del discorso in tutte le sue forme, dal trattato scientifico alla raccolta poetica. Scrive romanzi, racconti per l’infanzia e poesie tese all’introspezione. Le sue influenze maggiori vanno ricercate nell’impetuosa fisicità della poesia lirica di Saffo e nella dimensione quasi onirica ed estetizzante della produzione di Baudelaire. La sua collaborazione con l’EstroVerso risale al 2007 e tratta prevalentemente
temi di attualità, società e politica.