Chi?
I personaggi non esistono, esistono le relazioni tra i personaggi. Non è Mario, che pure si prende la gran parte dei capitoli, il protagonista di questo romanzo; non lo è Santiago, al quale lo unisce un asservimento feroce; non lo è Bianca, che rispunta dal nulla dopo anni, una figlioletta in braccio; non lo è Viola, per Mario la fragile speranza di normalità; non lo è il Gas, il Grande Artista Sconosciuto, che pure sembra l’unico a disporre del talento di vedere la realtà: nessuno di questi personaggi è protagonista perché, nel romanzo, protagonista è la relazione tra i personaggi. E che relazione è? Nient’altro che amore, ma amore insufficiente, e decaduto – fatalmente, sembra – in legame di dipendenza/dominio. Peraltro, questi personaggi, io fatico a distinguerli tra loro: sono tutti proiezioni di me stesso, così come tutti e tre i fratelli Karamazov – e non il solo Alësa che ne è il “portavoce” ufficiale – sono proiezioni di Dostoëvskij; sono parti di me resecate e autonomizzate – sono dunque persone incomplete, e in quanto persone incomplete sono persone invase dal dolore.
Cosa?
Il mondo è caduto in pezzi; e se uno s’impunta a volerli rimettere insieme, scopre che non combaciano. Ma mentre nella scena finale di La vita istruzioni per l’uso il miliardario Bartlebooth, nel momento in cui si rende conto di avere in mano un pezzo a forma di ‘W’, mentre nel puzzle quasi completo sul tavolo l’unico vuoto rimasto è a forma di ‘X’, provvidenzialmente muore, i personaggi di questo romanzo non hanno altrettanta fortuna; e vivono in un mondo nel quale la memoria del passato è turbata dal futuro, e la ripetizione – identica mai, imperfetta sempre – domina incontrastabile.
Quando?
Nel 1998, in luglio, apparve la visione che chiude il romanzo. Tutto è stato scritto per arrivare fin là.
Dove?
Ma da molti anni la relazione di dipendenza/dominio era il centro della mia invenzione narrativa; e il centro del centro era il punto di massima crisi di una relazione di dipendenza/dominio, ovvero il momento in cui uno dei due membri, per caso o per una propria decisione, scompare. Al superstite, se non vuole anch’egli scomparire, non resta che negare l’accaduto, fabbricare una realtà alternativa più forte di quella sensibile, dotarsi di un arto fantasma. Questo romanzo è il mio arto fantasma.
Perché?
Io racconto storie, e volevo tenervi incollati fino all’ultima pagina. Questo voglio: che stiate con me, che siate costretti a stare con me.
scelto per voi
«Tu non mi hai mai guardata, papà, e io ci ho messo un bel pezzo della mia vita fino adesso per accorgermene, e adesso che me ne sono accorta – da quel bel po’ che me ne sono accorta – devo sempre ripetermelo, che tu non mi hai mai guardata. Perché io ti ho voluto tanto bene, papà, io ti ho amato, lo sai, questo sì che lo sai, e così, dire, anche solo dirmelo da sola, che tu non mi hai mai guardata, è una cosa che devo imparare a fare, che non mi viene ancora facile; perché mentre ti amavo, io ero davvero convinta che tu mi guardassi, e tutto quello che mi facevi, io credevo che fosse il tuo modo di guardarmi: credevo insomma che tu mi guardassi continuamente, che tu nella vita non facessi altro che guardarmi, così che per così dire tutta la mia vita consisteva in questo, che io stavo al mondo e tu mi guardavi, che io stavo al mondo perché tu mi guardassi. Anche quello che c’è stato tra te e me, non oso dire tra me e te, ma sicuramente devo dire anche tra me e te, papà, io devo ancora diventare capace di dirlo. Non è una cosa che so, e che devo solo imparare a dire. È una cosa che ancora non so, che se ci penso non so bene che cosa penso, che faccio fatica a ricordarmela e a figurarmela».
Giulio Mozzi ha pubblicato diverse raccolte di racconti (Questo è il giardino, Theoria 1993; La felicità terrena, Einaudi 1996; Il male naturale, Mondadori 1998; Fantasmi e fughe, Einaudi 1999; Fiction, Einaudi 2001; Sono l’ultimo a scendere e altre storie credibili, Mondadori 2009; Favole del morire, Laurana 2015; Un mucchio di bugie. Racconti scelti 1993-2017, Laurana 2020) e tre opere in versi (Il culto dei morti nell’Italia contemporanea, Einaudi 2000; Dall’archivio, Aragno 2014; Il mondo vivente, Lietocolle/Pordenonelegge 2020). Con Stefano Brugnolo ha scritto due fortunati manuali: Ricettario di scrittura creativa (Zanichelli 2000) e L’officina della parola (Sironi 2014). Per Sonzogno ha pubblicato Oracolo manuale per scrittrici e scrittori (2019) e, insieme a Laura Pugno, Oracolo manuale per poete e poeti (2020). Insegna scrittura creativa dal 1993. Nel 2011 ha fondato a Milano la Bottega di narrazione (bottegadinarrazione.com). Le ripetizioni è il suo primo romanzo.