#1Libroin5WPoesia.: Paolo Artale, “Conversazioni in giardino”, Contatti.

#1Libroin5WPoesia

 

Chi?

La “protagonista” principale del libro, come già evinto da altri, è certamente la natura, mirabile e tangibile nelle sue infinite sfaccettature, nel suo molteplice manifestarsi. Qui dipinta, almeno credo, come un quadro. Ma convivono, nelle pagine, protagoniste “altre”: tre voci, cercabili alla fine del libro, più propriamente nella sezione acque di riposo. di composizione.

Cosa?

Credo che uno degli assi portanti del libro, ovvero una delle motivazioni che mi hanno spinto a scriverlo, con un lungo lavoro di revisione, sia sicuramente una riflessione sul nostro comportamento nei confronti della natura, tema fondamentale di tutti i miei libri. Qui, in particolare, suite di primavera dovrebbe generare la visione capovolta della stagione: siamo noi che non manteniamo le promesse nei confronti della natura, la quale fa solamente ciò che deve fare.

Quando?

Come sempre accade, la scrittura iniziale di un libro non è mai garanzia di un arrivo certo. Nel mio caso, l’idea di partenza era la conseguenza di un qualcosa sviluppatosi negli anni, un accurato sedimento inconsapevolmente custodito. Quindi, solo una parte di un’idea. Solo una parte. A chi leggerà, potrei dire che, quando ho iniziato a scriverlo, ho avvertito una volta di più il timore di poter contaminare la purezza. Forse, con la scrittura, in particolare quella poetica, siamo al di là di qualcosa ma sempre al di qua di qualcosa altro. Una responsabilità e un indugio perenni.

Dove?

Ciò che mi ha accompagnato maggiormente, durante gli otto anni dedicati alla stesura dei testi, è la musica di Debussy, nei momenti di non scrittura. Le passeggiate nei boschi, l’ascolto e l’osservazione degli insetti e delle foglie hanno detto moltissimo per la composizione del libro, che è stato riscritto diverse volte. La condizione di incertezza che l’uomo vive è forse riscontrabile nelle varie sezioni, soprattutto nelle due maggiori; voci che dialogano tra loro, dicendo solamente ciò che al momento appare più necessario, senza tenere conto del senso della conversazione, ma che proprio in questo trova la sua necessità: la forma di un ricordo. Il testo è cresciuto così, tra i fiori.

Perché?

Questo libro è nato (come credo sia per tutti) da una necessità: quella di superare i libri precedenti e di battere un possibile solipsismo sul suo terreno. È sì un dialogo con la natura ma non un ripiegamento. Paradossalmente, quasi nessuno dei testi è stato scritto in un giardino ma, come detto, attraversando boschi, anche immaginari. Eppure il giardino, uno dei luoghi eterotopici, contiene una grazia diversa. Questo per il titolo. Mi piacerebbe che ciò induca a leggerlo. Credo che, soprattutto oggi, non ci si possa esimere dal frequentare la scrittura poetica, così come dal leggerla, ma non necessariamente attendendosi l’universalità sempre ricercata; credo che non si tratti di utilità o non utilità, la poesia potrebbe anche non veicolare nulla, ma deve essere poesia, devota al “fare”.

Scelti per voi

nelle stanze offerte al digiuno tutto ciò che è prossimo
alla fine – materie sostituibili – scoperte – ricordi di alberi
appena visibili nelle stanze acquose decidiamo l’estesa
bellezza di ogni radura – calotte resistenti allo sguardo e
modificare tutti i passaggi verso l’eternità – oggi sono
congiunte le peltate – comunque: ignorare la particolare
attitudine degli oggetti che oscillano – nonostante- descrivere
con certezza qualsiasi nullità o compensi di luce

forse irremeabile ma le cose nate dalla delicatezza
degli argini – oppure – la sede interna di alcune stelle elise
– mi rammenti la dissoluzione completa della gioia
così: cede la struttura del cardo e: luce sulle balaustre
sui fianchi la casa non ha paragoni – il modo per giungere
innocui al cospetto di noi – lontano: forse – una
                                                                              intercessione

infine: parti scolpite da esempi di bellezza non frontale
tuttavia è ciò che ci separa da ogni opportuna trattativa
stesse sporgenze estive – frangersi cauto di ogni lusinga –
inalterata estensione dei peduncoli facilmente raggiunti da
inezie a svelare impure: non fosse altro che per filamenti

orientabili verso i coni di luce o – un nuovo genere di dolore
ammirevole aggrego ogni cosa per la sera davanti la tua
somiglianza – necessità di un compito bellissima fine di
                                                                                     queste
foglie o altro adesso che i cieli cambiano la loro dimensione:
presto altri oseranno comporre la parte mancante della colpa

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