Cesare Ugo, Il ricamo olga ANDREA GIAMP
Cesare Ugo, Il ricamo



Alla luce di Maidan, la società civile russa (non le sue autorità, ma la società civile) appare vergognosa. È una parola dura e non ne dirò di più piacevoli. Naturalmente esprimo soltanto la mia opinione, che in Russia è condivisa da pochissime persone. Invece, molti di quelli che hanno la reputazione di intellettuali, i cosiddetti “liberali”, si sentiranno insultati dallo stesso titolo di questo pezzo: la Luce di Maidan! Il fuoco di Maidan, il fumo di Maidan, o, al massimo, il dramma di Maidan, sarebbero titoli più graditi. Ma tutto ciò che conosco di Maidan, lo so grazie ai miei cari amici che hanno vissuto in quella città negli ultimi mesi, alle trasmissioni in diretta, al compositore ucraino Valentyn Sylvestrov (ho più fiducia nella percezione della realtà di questo grande artista che in chiunque altro), e tutto ciò mi fa parlare della luce di Maidan. Ovviamente, intendo la Maidan pacifica, che persevera nel suo pacifismo, e non le esplosioni marginali, su cui si concentra tutta l’attenzione del pubblico russo.

Soprattutto, si tratta della luce emanata da coloro che hanno superato la paura. Il filosofo cristiano ucraino Konstantin Sigov, definisce la vittoria di Maidan come una vittoria sulla paura. Negli ultimi giorni, mentre leggevo su internet le riflessioni dei miei illuminati connazionali sulle vicende in Ucraina, chissà perché, non smettevo di pensare al poema “East Coker” di Thomas S. Eliot, uno dei suoi “Quattro Quartetti”, che ricordavo vagamente:

Non voglio ascoltare
la saggezza dei vecchi…

 

Poi, rileggendo quei versi, ho compreso la ragione per cui mi sono tornati in mente:

Non voglio ascoltare
la saggezza dei vecchi, piuttosto la loro follia,
la paura della paura, la loro frenesia,
la paura del possesso, di appartenere a un altro,
o agli altri, o a Dio.

 

Questo non perché io creda che i commentatori siano vecchi, ma penso che la loro saggezza sia generata dalla paura. La vittoria sulla paura – quella di Maidan – è vista attraverso gli occhi di persone che non hanno ancora saputo emanciparsi dal terrore. Non riescono a vedere ciò che è, ma solo ciò che potrebbe seguire, e, ovviamente, per loro non seguirà niente di buono. Lo studioso francese Georges Nivat, ha parlato di Maidan come di una ventata d’aria fresca capace di dare nuovo respiro all’Europa, la quale, dopo i due grandi traumi del Novecento, il Nazismo e il Comunismo, vive di compromessi e non più di ideali. Eppure non si aspetta che ciò ispiri un’opposizione al male, giacché l’Europa vede nel compromesso un’opportunità che include la pace interiore. La paura di qualsiasi entusiasmo resta troppo forte. Ed è ancora più forte in Russia. La luce di Maidan è anche la luce della speranza. La speranza di qualcosa di diverso rispetto a ciò che abbiamo già visto sembra folle. Ecco alcuni noti precedenti della storia nazionale: a Febbraio succede Ottobre (l’argomento più diffuso), cioè, alla fase idealista della rivoluzione fanno seguito la dittatura e il terrore. E dopo, una guerra civile e il disfacimento del Paese… È probabile che da nessuna parte del mondo come in Russia, ci sia tanta paura della rivoluzione. L’esperienza di diverse generazioni, ci porta a preferire quanto di più immaginabile che non sia guerra o rivoluzione. La speranza solitamente resiste malgrado le passate esperienze, non importa quanto difficili siano state. Una simile speranza in Russia non esiste. Ci sentiamo come in una specie di treno che si precipita verso la sua destinazione, senza che però nessuno ci abbia chiesto dove andare, ed è assolutamente chiaro che tutto è fuori dal nostro controllo. La società russa, dopo aver vissuto gli eventi della “primavera nevosa” del 2011, è soffocata come non mai. La luce di Maidan è anche la luce della solidarietà. Abbiamo letto notizie a proposito dei meravigliosi esempi di questa solidarietà, che va oltre le differenze etniche e sociali. In Russia non c’è questo tipo di partecipazione, e in passato si è difficilmente provato ad attuarla. Sette anni fa scrissi a proposito di questo e non voglio ripetermi. Da quel tempo non è cambiato molto, tuttavia qualcosa è successo: nuove forme di volontariato e diffuse iniziative umanitarie, dapprima ignote al nostro paese, stanno emergendo. La luce di Maidan è anche la luce della ristabilita umanità. Un intellettuale russo vive nell’atmosfera di ironia globale, profondo scetticismo e cinismo. Atteggiamenti altamente emotivi e toccanti non ispirano la sua fiducia. Una piazza traboccante di persone ispirate che cantano unanimemente l’inno nazionale e recitano il “Padre nostro”, non rientra nella sua idea di “attuale” e “moderno”. Molti commentatori russi hanno descritto eventi come questi “arcaici”. Non mi sorprende, visto che il nostro Paese considera “moderno” ciò che il più delle volte non è che una malvagia e grottesca buffonata. C’è un altro elemento ricorrente per coloro che non simpatizzano per Maidan, ed è la sua “complessità”. Ci ricordano che niente è semplice, che il bene assoluto e il male assoluto non esistono… Entrambe le parti hanno torto e ragione allo stesso tempo, ma ciò che conta e che vivano insieme in pace… Qualcuno mi dice che non sappiamo cosa faranno gli altri una volta andati al potere. Questa affermazione di complessità, viene sostenuta da esempi di crudeltà da entrambe le parti… I fatti comunque sono esposti principalmente per confermare quanto sia l’opposizione ad essere crudele. Questo “agnosticismo morale” è un nostro tratto ereditario. Dovremmo sorprenderci perché ci si rifiuta ancora di dichiarare con certezza se lo stalinismo sia stato “buono” o “cattivo”? Mi limito a fare una breve panoramica delle reazioni degli intellettuali russi agli eventi di Maidan. Non vorrei parlare di quelli che blaterano a proposito di ”Euro-fascismo”, “Banderiti” e così via, anche se temo siano in schiacciante maggioranza. Purtroppo sono soltanto vittime della “guerra informatica”, perpetrata dalla propaganda ufficiale. Probabilmente, ascoltare sempre le stesse parole giorno per giorno produce le sue conseguenze. Mi concentrerò solo su uno dei più comuni argomenti riferiti a Maidan, ben più complicato del “Fascismo” e dell’ “Antisemitismo”. È la cosiddetta “Russofobia”. Le azioni degli ucraini contro il regime cleptocratico e il nuovo stalinismo (mi riferisco agli stati in cui il governo detiene un potere illimitato, irresponsabile, che non informa delle proprie azioni i cittadini, di cui però pretende la dedizione), sono trattate dalla nostra propaganda come iniziative “antirusse”, e non è una questione da poco. Questo regime è sostenuto da Mosca, e la Russia stessa si avvia verso questo genere di potere, solo in forme più condensate. Finora non siamo riusciti a disgiungere le nozioni di “Russo” e “Sovetico”. Invece la gente di Maidan ha provato a separare “Ucraino” da “Sovetico”. Giudicando i recenti eventi, crediamo che questi tentativi non saranno perdonati.          

 

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Lettera agli amici ucraini
(traduzione di Andrea Giampietro)

 

Noi tutti in Russia, spaventati della prospettiva di un conflitto armato in Crimea, soffriamo la nostra impotenza: non abbiamo la minima possibilità di influire sulle decisioni delle autorità, che hanno rotto il dialogo con gli oppositori da molto tempo. Tutti gli appelli sono inutili, e hanno il solo scopo, per chi scrive, di sgravarsi la coscienza, “Non voglio essere colpevole”. Ma la cosa peggiore resta l’impossibilità di dialogare con l’ampia maggioranza dei nostri connazionali, che ripetono accoratamente le calunnie di cui li nutre la propaganda ufficiale. L’aggressività di questa propaganda non ha pari. Il sonno della ragione genera mostri, come sappiamo. Vi prego, se non di perdonare la gente sottoposta a questo lavaggio del cervello, almeno di non perdere la speranza che la ragione e la salute spirituale tornino un giorno in Russia. Soltanto allora sarà possibile la pace per cui noi tutti preghiamo il Signore. No, io non voglio essere colpevole. Vi auguro tutto il bene, vi auguro un futuro aperto e libero, quello che “le forze della malvagità” (Ef 6,12) cercano di impedire. Che Dio non glielo permetta. Con amore e con la più profonda ammirazione per il vostro coraggio.

 

 

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