Asteroidi D’inchiostro (I miei pensieri perduti. Dennis Cooper)

Asteroidi D’inchiostro
“libri come corpi celesti persi nello spazio dell’indifferenza” 

 

La violenza nella trama di questo libro di Dennis Cooper è un dono o una maledizione? Già dalle prime pagine c’è una urgenza irrefrenabile di chiederselo. Ma sarebbe anche bizzarro chiedersi da questo libro, uno dei più poetici dell’autore a detta di alcuni critici, come da uno snervante lavorio di dialoghi il dolore pacifichi la brutalità dell’adolescenza e il suo rapporto estremo con tutto ciò che è devianza. Ma come la devianza possa trovare espressività poetica questo bisogna ammetterlo è una rara magia di questo grande poeta e narratore che è Dennis Cooper. Una sua breve biografia dunque sarebbe opportuna sapere, magari in relazione al conflitto generazionale che investe i protagonisti oppure no? Io direi di no, quando la violenza, l’emarginazione, decidono di raccontarsi è chiaro che scelgono un cantore ustionato dalla realtà, un quasi sosia aggiungerei pronto a rivendicare il suo complesso di interiorità oscura. Lo scrittore racconta di due fratelli, Larry è il grande Jim invece è il piccolo e ha tredici anni ed è innamorato del fratello, ma ha anche o vorrebbe un rapporto omosessuale con Rand il migliore amico di Larry. Basta questo cortocircuito sentimentale per innescare un ciclone di violenze che porterà Larry a picchiare Rand fino ad ucciderlo confessando poi che non avrebbe voluto. Un quadro fino a qui esistenziale perfetto per descrivere un mondo giovanile disturbato, reietto alle regole, sopraffatto dagli abusi di alcool e droghe, una discesa all’inferno che giustifica ogni azione come fosse un inevitabile riscontro quando la marginalità mette in moto un processo immorale. La fragilità in mano al caos diventa un’arma, cerca ferite al cospetto di una società americana indifferente alla logica del perdono. Larry ha un padre malato di cancro, una madre alcolizzata, un psichiatra sui generis troppo distaccato da quella generazione allattata col sangue. Tutto questo forse non esclude affatto il suo approccio violento e demenziale usato verso la protezione del fratello e in qualche modo lo catapulta in una devozione deviata creando in lui un disagio difronte a una sessualità poco chiara, a un certo punto anche lui da eterosessuale incomincia a mettere in discussione la sua virilità. La descrizione dei luoghi quasi inesistente in questo libro, per lo più costruito con dialoghi ossessivi, accentua il mistero del perché una generazione che avrebbe in qualche modo il potere di gestire la meraviglia invece preferisce vegetare nella giungla degli istinti, attraversando con un fare animalesco la via dei sentimenti, questi ultimi del tutto appannati nel pensiero di Cooper, a mio parere solo un po’ troppo distorti. Ma è su questa parola “distorsione” che vorrei soffermarmi, perché è quello che percepisco quando i decibel depressivi dei protagonisti amplificano uno stato paranoide, da una semplice reazione emotiva ogni volta si innesca quella volontà di autoflagellazione, tutto il libro rincorre la stella polare dell’annullamento, cerca un confronto con la morte che è forse un tentativo di cogliere l’essenza della vita. Forse è anche un viaggio dentro l’amore, ma anche qui la parola distorsione grida la sua verità, poiché il voler amare di questi ragazzi oltrepassa la sessualità, crea dipendenza e quasi si dilania nel fallimento genitoriale. Spiegare il motivo per il quale Larry accetta cinquecento dollari per uccidere un compagno di scuola non è poi un gesto così terrificante se pensiamo che per questi ragazzi un essere umano è la pedina di un gioco dove il male incoronerà il suo giocatore reietto e resistente. Larry il macho, quello che non ha paura è lui il protagonista della decadenza, il ragazzo fragile disturbato mentalmente , non il fratello gay,  o quegli amici  che pretendono vivendo nell’ombra di attraversare i margini senza trarne delle conseguenze , Cooper con la sua genialità li trasforma in vittime è come se dicesse di loro “ abbiate pietà non sanno quello che fanno” tutti tranne uno , quel ragazzo di nome Larry che a un certo punto del libro  appare come un eroe romantico che chiede all’amore quello che le sue ossessioni non potranno dargli. Nella sua dolcezza di diviso, metà rabbia e metà solitudine lui incarna il disagio di una intera generazione americana partorita da una nazione baldracca, logorata dal piacere di piacere a troppi senza un minimo accenno di fascino che non sia  soltanto vanità di super potenza, libertà condizionata dalle regole del patriottismo, una lenta usura di anime candide e deboli che a volte diventano demoni o soltanto ragazzi che con una pistola in mano preferiscono fare una strage in uno scuola per regolare i conti con quella follia reazionaria di cui sono stati cibati fin dal primo vagito. Ed è proprio l’ultimo atto che chiude il libro, quello di Gilman con una pistola in mano, è la scena madre dell’inspiegabile e del non voler capire come la solitudine in un contesto violento semina soldati del male. Nessuno delle voci narranti sente il bisogno di volersi sentir dire che c’è un limite a tutto, certo ci sono degli stereotipi ma niente falsi miti… per questi ragazzi vivere è già abbastanza una insana appartenenza alla noia se non si ama con trasgressione. E Cooper chiede questo a loro: di vivere come vampiri nell’oscurità, con tutta la debolezza che li contraddistingue, sono assassini ma fragili, drogati ma passionevoli, gay ma figli di un tempo maledettamente più ambiguo, creato a misura di un algoritmo chiamato potere, falso perbenismo. Leggere “I miei pensieri perduti” non strazia, suggerisce soltanto un nuovo punto di vista su un tempo mediocre tale perché tutto è il contrario di tutto, come se tutto il dolore non fosse abbastanza per comprendere il destino di questi ragazzi, come se tutta la violenza non fosse mai così abbastanza per assopire la brutalità del pensiero da cui germina, come se tutto quell’amare non riuscisse a distaccarsi da un comportamento sessuale rimanendo vittima di una libertà innocua. È un libro di scelte quando ti costringono a non avere alternative ad esse, e non puoi che sceglierti come padre spirituale un Dio annichilito.  

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