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Ehilà, ragazzi! Vi ho mai parlato di Luigi il mio nipotino? Forse no! Spero che non mi legga perché avrebbe da contestare il diminutivo: “Zia, sono in prima media! Non sono più così “ino” mi direbbe. Dunque, dovete sapere che Luigi è un appassionato di gialli e ne divora a più a non posso. Le libraie, appena lo vedono, entrano in crisi perché non riescono a gestire più le sue continue richieste. Orbene l’altro giorno lui mi ha lanciato una sfida conoscendo la mia profonda avversione per questo genere letterario. “Ti va di scommettere una gigante (pizza naturalmente!) con patatine che se cominci a leggere questo giallo ti appassioni e lo finisci in meno di un paio d’ore?” Ho sollevato lo sguardo dal mio romanzo e ho guardato con aria di sufficienza il libro dalla copertina nera a disegni gialli. Ho spostato nuovamente gli occhi sulla mia lettura, ma Luigi incalzava: “Si chiama Il mistero del simbolo e l’ha scritto un vicequestore di nome Pietro Battipede. Sai, narra le vicende di un quindicenne di nome Pallock che a scuola non è una cima ed è piuttosto timido con le ragazze. È il figlio di un giornalista di cronaca e si adopera per mettere suo padre sulla strada giusta per smascherare i colpevoli e farli consegnare alla giustizia. Pallock è in gamba e ha un grande fiuto da detective. Pensa, zia, che in questo caso si occupa di una serie di misteriose aggressioni che sconvolgono la vita del tranquillo quartiere di Lire. Tutte le vittime sono ragazzi disabili e gli inquirenti si arrovellano intorno ad un unico indizio: un foglietto con un misterioso disegno lasciato dagli aggressori.”
A questo punto, pur di farlo tacere e continuare in santa pace la lettura del mio romanzo, l’ho bloccato dicendogli: “Dammi qua! Tanto non andrò oltre l’incipit!”… Scusate, ragazzi! Ora devo proprio lasciarvi. Ho un appuntamento. Luigi mi aspetta in pizzeria. Mi tocca pagare il conto… Accidenti a Pallock!

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