“Costellazione Parallela”, a cura di Isabella Leardini. La forza di un “coro di voci” che “restano”.

«L’immagine della costellazione mi ha orientata: un gruppo di stelle più o meno visibili, legate da un invisibile disegno, capaci di brillare ancora in differita, da una distanza che irride la morte e la sorte e si apre su una galassia più estesa, in espansione». Parole di Isabella Leardini, curatrice del volume “Costellazione Parallela”, edito da “Vallecchi”, arricchito dal contributo di Sofia Fiorini per l’apparato biobibliografico, come dai deliziosi disegni di Eros Beggiora, Simone Cortello, Silvia Giacomazzi, Alessia Vadacca (Scuola di Grafica – indirizzo in Edizioni e Illustrazione per il Libro e la Grafica d’Arte, Accademia di Belle Arti di Venezia). Sedici (singolari) poetesse italiane del Novecento, animano pagine distinte dalla compresenza di “grazia”, dal respiro della vita, dalla “parola” la cui sostanza attraversa il tempo – dentro cunicoli di enigmi e trasparenze, abissi e fioriture, unicità e destino. «Leggerle finalmente insieme – ancora Leardini -, è necessario perché fino ad ora raramente abbiamo avuto la possibilità di farlo; questo libro muove dall’idea che l’assenza di uno sguardo complessivo si ripercuota sulla poesia contemporanea e sulla permanenza di un pregiudizio di genere in letteratura, oltre che sul canone del Novecento».

La Leardini, che, con l’attenzione e la sensibilità poetica che la distinguono, ha “ridestato” i testi bellissimi, aggiunge: «Un coro di voci sole in un secolo che per la poesia italiana è stato determinante proprio per la sua coralità, per la ricchezza di movimenti e di voci. Eppure non erano davvero casi isolati, le donne nella poesia italiana del Novecento ci sono state: hanno scritto moltissimo, pubblicato con grandi editori, alcune di loro hanno raggiunto la fama. A loro si deve la traduzione di capolavori della letteratura internazionale, hanno diretto riviste militanti, partecipato alla vita letteraria e al lavoro editoriale, fondato i premi più ambiti. Stimate, amate, sostenute o criticate dai loro illustri colleghi e amici, all’ultimo momento sono state comunque rimosse. Questa costellazione non ci è stata visibile nel suo disegno d’insieme, non ha potuto orientare la rotta».

Di ciascuna, abbiamo scelto pochi versi rivelativi, connessi, crediamo, a “quel” profetico desiderio di “restare”, come al vigore chiarificatore di ogni “voce”: Ada Negri («Scriverò la parola benedetta/ col puro sangue del mio grembo, io sola.»), Sibilla Aleramo («È cosa di perla anche la morte,/ penetrata di luce…»), Amalia Guglielminetti («Supremo è il bene che non giunge mai./ L’illusione incuora: – Attendi e spera.»), Lalla Romano («Nessuno può derubarci della gioia/ la nostra gioia sotterranea»), Antonia Pozzi («Poesia mi confesso in te/ che sei la mia voce profonda»), Daria Menicanti («E intanto da ogni cosa e da ciascuno/ giorno per giorno mi vo congedando.»), Fernanda Romagnoli («Io non mi muovo: ho in grembo/ questo dolore a due, questo mistero»), Margherita Guidacci («Certezza senza mappe è l’invisibile,/ le sue vie hanno nel cuore il loro azimut»), Maria Luisa Spaziani («Io amo amare. Tutta la mia vita/ brillò di stelle a sfida d’ogni buio.»), Cristina Campo («Devota come ramo/ curvato da molte nevi»), Armanda Guiducci («Tu, ciclica primavera, getti il seme/ ogni volta più lontano dall’infanzia.»), Nella Nobili («Nella mia notte immensa/ Che mi batte da secoli alle spalle»), Mariagloria Sears («So che non cercherò d’essere intera,/ di intender, ragionar, fare uno sforzo.»), Giovanna Bemporad («Su me sospende il cielo la sua curva/ larga, ariosa; e modella i miei passi»), Amelia Rosselli («ho per voi l’amore più sorpreso/ più sorpreso che si possa immaginare.»), Alda Merini («ricorderò che frutto d’ogni/ limite umano è assenza di memoria»).

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