Dario D’Agata e Valerio Verzin raccontano “Teatri Riflessi”, Festival senza barriere, aperto all’internazionalità e alla riflessione.

Teatri Riflessi, Festival internazionale di corti teatrali, giunto all’VIII edizione, sarà accolto dal Parco di Zafferana Etnea (Ct), dal 13 al 15 luglio 2023 (ingresso libero). Per l’occasione abbiamo intervistato i due direttori artistici, Dario D’Agata e Valerio Verzin che, come avrete modo di approfondire leggendo, raccontano di un Festival senza barriere, aperto all’internazionalità, all’ascolto e alla riflessione.

Teatri Riflessi sappiamo essere un progetto di promozione delle arti sceniche, come nasce, com’è cambiato nel tempo, cosa si prefigge? Più in generale cosa possono il teatro e la danza in un momento segnato dalla sempre più diffusa incapacità di ascolto e di “osservazione”?

Teatri Riflessi nasce nel 2009 per portare in Sicilia, per la prima volta, un evento teatrale che ha al suo cuore il genere drammaturgico del corto teatrale e coreutico. L’idea che sta alla base del format è quella di condensare, inspirare e provocare riflessioni a partire da un’opera breve ma in sé completa. È proprio nella brevità e nell’immediatezza dei linguaggi contemporanei che si può sfondare anche la barriera più resistente all’indifferenza tipica di un periodo in cui la sovrabbondanza di informazioni finisce per anestetizzare lettori, ascoltatori e spettatori. In aggiunta, limitare le opere ad un massimo di quindici minuti costituisce, da un lato, una sfida autoriale che regala spesso risultati inaspettati e ricchi di sperimentazione, dall’altro, rappresenta una porta all’accessibilità per un pubblico di non soliti fruitori teatrali invitati anche dalla gratuità di tutte le attività programmate. Nel corso delle edizioni il nucleo centrale del festival, rappresentato dal format del corto e dalla gratuità, non è cambiato. Lo scorso anno, però, abbiamo deciso di spostarlo da Catania, dove si è tenuto fino al 2015, a Zafferana Etnea. La scelta risponde a un desiderio di allontanarsi da un grande centro per connettersi maggiormente con il territorio, soprattutto con un’area più periferica quella in cui la nostra associazione ha ora sede e quella dove viviamo. Dopotutto, il festival è ancora materializzazione di quello che vorremmo vedere, come spettatori, nel nostro paesino dell’Etna. A cambiare, è stato quindi l’approccio alla comunità e il riferimento all’orizzonte contemporaneo che vogliamo portarle. Dal 2022, infatti, ci siamo aperti all’internazionalità e quest’anno sono ben sei su tredici le compagnie provenienti da fuori Italia, un piccolo spaccato dei fermenti artistici della scena contemporanea.

Alterità è il tema, notevole, penetrante e suggestivo, scelto per l’edizione 2023. Quali le “ragioni” che hanno animato questa scelta quali le aspettative rispetto a quello che porterà o potrà portare?

Come ogni anno, il tema scelto per l’edizione è diventato spinta trainante per tutte le attività che accompagnano e complementano il concorso internazionale. Quest’anno abbiamo scelto di parlare di Alterità. Lo spunto è nato da un testo di Frederick Brown intitolato Sentry che porta ad assumere un punto di vista diverso da sé, con l’intento di far comprendere che il rovesciamento delle prospettive, indossando il punto di vista degli altri, ci può far scoprire che le esigenze della vita sono comuni e sempre le stesse, in ogni tempo e per ogni essere vivente. Guardare con gli occhi degli altri, in un mondo sempre più globalizzato, è l’unica strada percorribile per tentare di superare, senza annullare, le differenze, lenire le sofferenze sociali con la pratica dell’empatia, esercitando e perseguendo una sincera inclusione. Inoltre, anche sulla scorta delle candidature dello scorso anno che mostravano un’urgenza impossibile da ignorare, che parlava di donne tra violenza di genere ed emancipazione, noi di IterCulture abbiamo voluto declinare al femminile il concetto di Alterità, lasciandoci inoltre ispirare dalla ricorrenza del centenario dalla nascita di Maria Callas; ci è apparso chiaro che avremmo potuto omaggiare la meravigliosa soprano e mostrare come con l’arte sia possibile vedere e riflettere attraverso punti di vista diversissimi. Abbiamo, infatti, scisso il tema in sei figure femminili che Callas ha portato in scena, sei dramatis personae, morte nella quasi totalità dei casi per una distorsione dell’idea di amore, di ruolo sociale e di cosa vuol dire essere donna, tema dolorosamente attuale.
A ognuna abbiamo dedicato un’area di attività. A Medea (unica tra le sei protagonista che nella sua longeva produzione artistica sfugge alla morte, ma non al dolore) e alle sue tante rivisitazioni letterarie, abbiamo collegato TestiRiflessi con le presentazioni di libri di poesia e narrativa curate da Grazia Calanna e l’incontro Genitorial(ter)ità in cui Giacinto Festival presenterà “Il tempo delle stelle” di Massimiliano Virgilio che aprirà un dibattito sulla genitorialità in tutte le sue sfaccettature. Abbiamo poi Norma dedicata a Testi Riflessi per giovani sguardi con i laboratori ludodidattici per bambini e bambine. A Madama Butterfly sono dedicati i 2 workshop “Viewpoints and Composition” e “Legami” che quest’anno permetteranno di fare da ponte tra Stati Uniti e Giappone perché la conduzione è rispettivamente di Erin B. Mee, docente di drammaturgia alla New York University, e di Beatrice Gigliuto, performer che si ispira all’arte giapponese della legatura per creare installazioni performative. Il tema della vista e della cecità in Desdemona le hanno assicurato l’area installativa in cui vorremmo esplorare modalità di visione diverse con le videoinstallazioni e gli spettacoli per visori di Coorpi (TO) e con mostre d’arte visiva. Carmen, con il suo potere ammaliatrice, ma anche schiavo delle dinamiche di sistema. è, invece, l’area dei forum: momenti di confronto partecipativo sul settore dello spettacolo dal vivo tra giurati, artisti e pubblico. Infine, Lucia di Lammermoor, probabilmente la meno conosciuta, sarà il volto dell’infopoint e dell’area espositiva.

Vogliamo approfondire (chiarire) il concetto di corti teatrali e, nell’occasione ricordare i 13 finalisti?

Il corto teatrale o coreutico è uno spettacolo dal vivo di durata limitata. Quest’anno abbiamo dato la soglia massima di quindici minuti. L’idea non è di assistere ad un’anticipazione o ad un estratto di un’opera più lunga, ma a un pezzo in sé concluso e compiuto. I tredici corti in gara vengono quest’anno da sette paesi:

Alldough di Machete | Austria – Portogallo

Corrente di Beatriz Mira & Tiago Barreiros | Portogallo

Herz di ProEnglish Theatre of Ukraine | Ucraina

Gianna di Nello Provenzano | Campania

K(-A-)O di Kenji Shinohe | Giappone (nella foto in copertina)

La vera storia di Turi u Bastaddu e Agatina puntini puntini di Retablo | Sicilia

Makallè di Miriam Scala | Sicilia – Lazio

ORFARM – La Fattoria degli Animali di Torre del drago aps | Puglia

The Vitruvian Human di Hungry Sharks CIE | Austria

They’re just joking di Alessia Ruffolo | Canada – Germania

Tutto il mio amore di Melania Fiore – La Resistenza delle Formiche Teatro | Lazio

Vice’ di Gruppo ELE | Sicilia

Zoe di Sara Baldassare | Lombardia

Li vedremo in scena nelle due semifinali di giovedì 13 e venerdì 14 luglio, le commissioni tecniche del festival selezioneranno, quindi, i cinque finalisti che torneranno sul palco sabato 15 per contendersi il premio Giovanni di Bella Miglior Corto di Teatri Riflessi 8. I giurati attribuiranno anche i premi Miglior Drammaturgia Italiana, Straniera e Danza, il premio Miglior Regia e il premio Valentina Nicosia Miglior Interpretazione.

Sappiamo che quest’anno, per la prima volta, saranno presenti, all’VIII edizione di TeatriRiflessi, Direttori di prestigiosi Festival Nazionali di Teatro e Danza contemporanea. In che modo li avete coinvolti? Concretamente come interverranno? Sarebbe bello anche voleste citare nomi e Festival di riferimento. Inoltre vi chiedo di parlarci di IterCulture (che organizza), dei soggetti coinvolti (con i vari ruoli di riferimento) e di come, in generale, si muove la vostra incredibile macchina organizzativa. 

Quest’anno, per la prima volta, al festival è stato riconosciuto al comune di Zafferana Etnea un contributo regionale per la realizzazione del festival. Questo ci ha permesso di investire sul territorio destinando la parte più cospicua del budget all’ospitalità di un grande numero di giurati, pretesto per creare connessioni tra loro e gli artisti, nonché tra loro e il territorio e le realtà locali. è, infatti, molto più comune ritrovarsi al in penisola per incontri di networking tra operatori del settore, in questo caso, invece, abbiamo voluto fare di Zafferana quello che vorremmo diventasse un appuntamento regolare tra addetti ai lavori, così da promuovere scambi di competenze e pratiche ed esporre il territorio a modelli diversi e inediti di organizzazione culturale. A luglio, soggiorneranno a Zafferana più di trenta  giurati da fuori regione che dialogheranno, prima con i colleghi e le colleghe delle rispettive commissioni tecniche e con la commissione stampa, poi con un altro grande gruppo di giurati locali che li raggiungerà per la finale, raggiungendo oltre 150 presenze tra direttori di teatri e festival, critici, studiosi, giornalisti, artisti, operatori culturali e i membri della giuria giovani. I grandi numeri, di pubblico e ospiti, e le tante attività, dai rapporti con le scuole agli autori di libri e installazioni, richiedono un lavoro ben concertato che è svolto quasi interamente dai soci di IterCulture:

Dario D’Agata e Valerio Verzin Ideazione, progettazione e direzione artistica

Ilaria Mirenna Responsabile Comunicazione

Roberta Gambino Responsabile concorso

Emanuela Di Grigoli Responsabile StuzzicaMente e Attività arricchite

Claudia Migliori Responsabile commissioni tecniche

Orazio Morace Logistica

Laura del Campo Referente giurie

Alice Cantone Foto

Staff: Giulia Sgroi, Agata Prastani, Costanza Patané, Martina Caruso, Giorgia Privitera, Paola Di Bella, Crina Datcu, Maria Vita Cocuzza.

A questa lunga lista si aggiungono alcune figure in consulenza e curatela per alcune aree del festival come Valerio Santi di Teatro L’Istrione per la direzione tecnica e regia, Luigi Tabita, direttore di Giacinto Festival, per l’incontro Genitorial(ter)ità, Grazia Calanna dell’EstroVerso per le presentazioni di libri, Lucia de Rienzo di Coorpi per le videoinstallazioni, Susanne Probst per la mostra di arte visiva e il Circolo Didattico di Zafferana Etnea per gli allestimenti.

Ancora una (si fa per dire) riflessione… Qual è il confine che potremmo superare per il tramite del Teatro, della danza? Il teatro, la danza, in che modo oggi sono (se lo sono) resistenza intellettuale (consapevolezza)? E, infine, entrambi, il teatro e la danza, devono più istruire o più interrogare?

Domanda estremamente stimolante e che ci tocca da vicino. Teatri Riflessi vuole, fin dalla sua nascita, essere un festival dei cittadini. Un luogo in cui non avvertire barriere all’ingresso ma in cui è possibile, insieme, come nel teatro greco antico, celebrare l’arte e trasformarla in un’esperienza collettiva non esclusiva ma accogliente, in cui riconoscersi. Abbiamo lavorato sul format così da rendere il meno formale e respingente possibile tutto ciò che fa da cornice ai corti. Sulle opere e sui linguaggi contemporanei non si attuano compromessi né censure, ma per quello che ha a che fare con l’avvicinarsi al pubblico tutto è lecito. L’idea di attrarre chi a teatro normalmente resta lontano vuol dire cercare di rendere il più accattivante possibile l’offerta per far conoscere quello che all’interno del teatro avviene in un contesto, però, più rilassato e in cui non sentirsi prigionieri. Non si tratta di imboccare il pubblico, ma di rendere accessibile a quante più persone l’arte facendola conoscere. Sta poi al pubblico, se lo desidera, approfondire la conoscenza facendosi un abbonamento presso un altro teatro o acquistando un biglietto per una rassegna in un’altra città. Il nostro obiettivo è incuriosire e lo facciamo anche con un dj set che, per la prima volta, chiuderà le tre serate di spettacolo di questa edizione.

Potrebbero interessarti