“Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020” a cura di Mario Fresa (SEF, 2021).

“Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020”, è il titolo del volume a cura di Mario Fresa, pubblicato dalla “Società Editrice Fiorentina”. Dal 1945 ai nostri giorni, cinquantatré redattori (Alberto Bertoni, Andrea Caterini, Barbara Pietroni, Carlo Cipparrone, Cecilia Bello Minciacchi, Daniele Santoro, Domenico Cipriano, Daniele Maria Pegorari, Davide Morganti, Davide Rondoni, Diego Conticello, Enzo Rega, Emilio Risso, Eugenio Lucrezi, Franco Bruno Vitolo, Francesco Iannone, Franco Dionesalvi, Gabriela Fantato, Giancarlo Alfano, Gianluca D’Andrea, Gianni Turchetta, Giovanni Perri Agua, Giuseppe Manitta, Giuseppe Marchetti, Grazia Fresu, Ivano Mugnaini, Luigi Cannillo, Luigi Carotenuto, Luigi Fontanella, Laura Garavaglia, Maria Borio, Marco Corsi, Mario Fresa, Mary Barbara Tolusso, Michele Paoletti, Matteo Bianchi, Matteo Zattoni, Maurizio Cucchi,  Maurizio Spatola, Monia Gaita, Monica Venturini, Pietro Civitareale, Plinio Perilli, Roberto Maggiani, Rosa Elisa Giangoia, Rosa Pierno, Sandro Montalto, Sebastiano Aglieco, Simone Zanin, Tiziano Rossi, Tiziano Salari, Ugo Piscopo, Vincenzo Ostuni) per oltre duecento voci del patrimonio culturale italiano narrate con garbo estroso, con perizia, (coniugando biografia, notizie inedite, commenti critici e versi), con libertà, (la stessa libertà, che, per ovvie ragioni, non potendo includere tutti, ha il plurimo diritto di scegliere, come di includere autori dimenticati o, se preferiamo, “trascurati”). E, giusto a proposito, piace introdurre l’intervista al curatore Mario Fresa, con “Parole” di Carlo Villa (Roma, 1931), una “lirica sliricata”, per dirla citando il redattore che se ne è occupato (Plinio Perilli, pp. 195 – 196): “Ah, la parola fiaba!/ Sentirla padre// e poi sentirla figlia,/ sentirla calda nel piatto // e amante / orlatablù // piena di foia/ conformata alla caccia”.  

Perché la scelta, di certo delicata, molto impegnativa e, diciamolo pure, coraggiosa, di curare un Dizionario critico della poesia italiana? Altresì ti chiedo, offrendoti l’occasione di chiarirlo, perché la scelta di chiamarlo “Dizionario”?

Non credo nelle Storie della letteratura, negli affreschi saggistici ipergenerali e totalizzanti, nelle analisi dei gruppi, dei movimenti, delle scuole, delle correnti. Ritengo assai più interessanti gli autori, le loro singole voci. Ogni poeta costituisce, spesso, un caso unico, a sé stante, che meriterebbe sempre di essere studiato e analizzato in modo autonomo e specifico, in quanto modello esemplare di una particolare «rottura» o infrazione del cànone costituito (ogni poeta possiede una voce contraria, luciferina, lucidamente oppositiva a tutto ciò che lo ha preceduto e che lo circonda: e ogni opera poetica vera è una rielaborazione critica – e non di rado una confutazione o una dissoluzione – del vecchio, del già detto; e, insieme, l’annunzio di un’apertura violenta al nuovo, al non detto, al non altrimenti dicibile). Il libro che ho curato non è, infatti, un dizionario «storico» della poesia, ma un dizionario «critico»: la differenza non è capziosa o bizantina, ma essenziale. Un dizionario «storico» registra, diresti meccanicamente o macchinalmente, i nomi di coloro che abbiano pubblicato raccolte di poesia in un determinato periodo di tempo o nel solco di una certa tradizione; ciò comporta la mera registrazione-archiviazione di una serie di dati e di informazioni che non contempla, dunque, per forza, la necessità di una forte selezione ragionata, né l’applicazione costante dell’esercizio esegetico. Il dizionario pubblicato con la SEF si fonda, al contrario, sulla responsabilità della scelta e dell’indagine critica, della valutazione e dell’interpretazione, del commento e della decodificazione dei testi. Ecco perché esso si presenta, già dal titolo, come «critico»: i redattori hanno individuato – in modo empatico, vorrei dire, più che in senso storicistico – nomi e libri esemplari, componendo una corale galleria di «ritratti» di oltre duecento poeti italiani che hanno esordito a partire dal 1945. Sicché il volume non intende proporre un’analisi sistematica e approfondita della poesia italiana del secondo Novecento: è, più semplicemente, un mosaico, certo ampio e costellato di numerose presenze, che invita il lettore a entrare nel «mondo» di ciascuno dei poeti ritratti (le schede, d’altronde, andranno lette come studî autonomi e assoluti che hanno inteso esplorare, con rapsodica passione, la vivace e multiforme attività del nostro mondo poetico; esse sono state concepite, insomma, come analisi attente e puntigliose di alcune speciali e significative figure che hanno fruttuosamente segnato – e influenzato – il complesso itinerario del romanzo della poesia italiana degli ultimi decenni). Un’operazione del genere, utopistica e ardita, implica, si capisce, la necessità di accettare limiti ed esclusioni (a volte, inevitabili o naturali) e, per logica conseguenza, determinate inclusioni che sono giustificate o dipese dalle peculiari affinità (estetiche, teoriche, stilistiche…) che hanno legato i nomi dei poeti selezionati ai loro critici «lettori».

Chi anima queste pagine? Leggendo si ‘sente’ la libertà con la quale i redattori hanno potuto tratteggiare i profili dei poeti amati, quali criteri hai adottato per operare la duplice scelta, dei redattori come delle voci presenti all’interno del volume?

Il lavoro dei redattori è stato minuzioso e indipendente, creativo e scrupoloso allo stesso tempo. Ogni critico è stato invitato a scrivere di un poeta a lui vicino, senza alcuna forzatura (in positivo o… in negativo) da parte mia. Si è evitato, in modo direi naturale e non precostituito, il tono classicamente accademico, enciclopedico e impersonale. Qui ci sono tanti poeti che offrono una serie di ritratti di numerosi altri poeti. Le schede si presentano, perciò, come saggi liberi e personali, spesso densi e articolati, che nulla hanno a che fare con le semplificazioni parafrastiche delle pubblicazioni scolastiche. Il criterio principale che ha condotto all’individuazione del poeta «ritrattista» da associare al poeta «ritratto» è avvenuto, come ho già detto prima, in ragione di una ideale prossimità o congenialità: l’analisi del viaggio di un poeta non può che nascere sul fondamento di un profondo senso di appartenenza ai suoi valori estetici, alla sua particolare e distinta visione del mondo.

Un volume costellato di analisi critiche, notizie biografiche e citazioni di versi, che offre un interessante (se vogliamo inedito) quadro d’insieme della poesia italiana degli ultimi decenni. Un volume che ha dovuto tralasciare più di qualcuno (evidentemente, correggimi se sbaglio, anche perché non è stato suggerito come prioritario dai redattori). Agli ‘esclusi’, cosa vogliamo o possiamo dire?

Una selezione, ribadisco, di natura critica e non storicistica prevede, com’è logico, inclusioni ed esclusioni (e il rigore e il coraggio delle scelte dovrebbero, forse, prevedere più esclusioni che inclusioni); ma vorrei che si parlasse, per una volta, non tanto dei nomi che non ci sono (un giuoco stucchevole e inutilmente polemico, che denuncia l’inguaribile e infantile egocentrismo di tanti poeti nostrani), quanto dei nomi che ci sono. Molte voci poetiche sono state qui riscoperte e quasi ricuperate dall’oblio dopo parecchi anni (e si tratta di un oblio voluto, in non pochi casi, perché causato non solo dalla miopia di certe politiche editoriali, ma anche dagli ottoni e dalle grancasse sonati a gran forza – in virtù delle loro pubblicazioni bene in vista – da varî poeti di ruolo che tendono, così, a stordire e a distrarre la già flebile attenzione del pubblico dei lettori…). Confesso una mia predilezione per gli outsider della letteratura poetica contemporanea. Penso a poeti come Bemporad, Bruck, Cacciatore, Caldelli, Cesarano, Di Natale, Dolci, Doplicher, Guidacci, de Palchi, Nessi, Piccoli, Pennati, Frezza, Quadrelli, Ramella Bagneri, Riviello, Scialoja, Amendolara, Saffaro, Salari, Carlo Villa, Annino, Ruggeri, Zizzi (tutti ospitati e presentati nel Dizionario; tutti demònî contrastanti, altri e ribelli, non allineati né asserviti a specifici movimenti, a correnti o a giuochi editoriali): voci forti, fortissime in taluni casi; ma spessissimo cancellate da antologie e da repertorî in modo irriguardoso, o liquidati con sufficienza e con superficialità. Perché, ancor oggi, si stenta a onorarli, a menzionarli, a ristudiare seriamente la loro opera? Che aspettano gli editori nazionali a farli conoscere, a ridare voce alla loro scrittura?

Quale obiettivo ti prefiggi con questo Dizionario e, curiosità, agganciandomi alla precedente domanda, potrebbe seguire un secondo volume?

Se qualcuno dei lettori, grazie ai suggerimenti e alle informazioni di questo libro, farà la conoscenza dei versi di uno degli outsider che prima ho citato, sarò contento; e se qualcuno, inoltre, farà la scoperta di un giovane e nuovo poeta, semmai lontano ancora dalle grazie della grande editoria ma che, sono certo, resterà e sarà adeguatamente riconosciuto in un prossimo futuro (ricordo almeno Jacopo Ricciardi, Stelvio Di Spigno, Francesca Moccia, Domenico Cipriano, Silvia Caratti, Gianluca D’Andrea, Francesco Osti, Mary Barbara Tolusso, Roberto Ceccarini…) sarò soddisfatto e, forse, sentirò di non avere lavorato invano. Non escludo l’ipotesi di un aggiornamento e di una riedizione dell’opera; ma ciò non avverrà nell’immediato presente.

 

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