







Gabriel Garcia Marquez
“Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell’amore. Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi”.


Ti riempiono di tutte le colpe che hanno
e ne aggiungono qualcuna in più, giusto per te.
Ma sono stati fottuti a loro volta
da imbecilli con cappello e cappotto all’antica,
che per metà del tempo facevano moine
e per l’altra metà si prendevano alla gola.
L’uomo passa all’uomo la pena.
Che si fa sempre più profonda, come una piega costiera.
Togliti dai piedi, dunque, prima che puoi
e non avere bambini tuoi.
(Philip Larkin)

Svevo aveva ragione
Fuori dalla penna non c’è salvezza
diceva Svevo
e io m’accorgo
c’aveva ragione
se questa è l’unica maniera
che m’è rimasta di vivere
ben venga tale splendore
ornato di pezzi di carta e parole venute dal cuore,
un cuore di plastica
che scioglie al sole,
auto combustibile
e pieno di vapore –
costretto a evaporare
senza alcun pudore,
lasciare il mondo
cacciato dall’amore. Svevo aveva ragione
che quando scrivo
sento vita fluire
nient’altro in questo paradiso
mi allieta al punto da dire
che vi sia qualcosa di meglio
di migliaia di pagine da riempire,
con svaghi di realtà e di orrore
che paion fantasia
all’occhi del lettore
e che in verità
son più reali
di qualsiasi attore
che impara a memoria un copione
per compensare un vuoto interiore. Siamo attori di noi stessi
e ci perdiamo tra i riflessi
di una falsa ambizione
costruita sulla notte
e se mi chiami per nome
allora posso dire
che mi è concesso l’onore
di portare vibrazione
un vuoto d’emozione
che parla più del sole
un’assenza, una canzone
una presenza priva di parole.
Svevo aveva ragione
non c’è salvezza senza penna
senza un cuore lacerato
che si apra alla vita
e le faccia da antenna.
(Arthur Rimbaud)
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