3 marzo Quando le persone la guardano è la luna, i fili d’erba, una traccia di vento. A tratti. Quando le persone non la guardano non è né lumaca né donna. È la tazza di caffè sul tavolino senza di lei, il cellulare gonfio di sms, i fiori freschi e lilla ed una chiave d’oro con un pon pon a frange verdi. È un’atmosfera strana, gialla e verde. Dove si trova adesso? Sta dentro o fuori queste righe? Pensa alle strade, oltre, che poi vedrà, all’aria fresca e blu, alle persone lì non più straniere e forse proprio per questo ancora più straniere e naturali, come i ricordi. 4 marzo La differenza tra la prima colazione e il silenzio è il tintinnio delle tazze, i turisti tedeschi seduti ai tavoli con gli sguardi assonnati e velate borse sotto gli occhi. Cavi e posati si guardano timidamente, persi nel mondo italiano del si può ed è bello. L’Hotel Atlante Garten è di lusso decaduto. La tappezzeria della sua stanza, a rigoni trasversali blu e beige, decorata di fiori e ghirigori in rilievo è elegante e sobria. Le tende di damasco giallo ocra sono macchiate in più punti. Erano fresche ed eleganti, nobili e gioiose. Ora si uniscono alla vasca da bagno, spezzata qua e là da piccoli fiori e fessure nere. Ma perfettamente pulita. Graffiata e malconcia. Ma perfettamente pulita. La sua camera d’albergo. La sua Italia. A Roma non c’è posto per la comunicazione distorta. -Donna bianca?- -Sì?- -Stai bene?- -Sì- Che cosa significhino “sto bene” e “sì” non è chiaro. O forse lo è un po’ adesso che è lì e non qui, nel chiasso e nel buio del suo appartamento tedesco. Stare bene significa: lui non scrive, non telefona, non domanda. Non lo vede guardare, non lo sente parlare; non c’è. Ma la sua presenza preme e rimbomba. – Perché, Uomo opaco, perché rimbombi? – Gli parla ma non la sente. lo guarda ma non la vede. Lo ascolta ma non le parla. Perché, Uomo opaco? La piccola donna delle pulizie è entrata all’improvviso con un uomo piccolo e tondo. Hanno controllato il bagno e, ballonzolando, se ne sono andati pregni di inchini e scuse. La donna delle pulizie con i denti e gli occhi sporgenti è romana e parla romano. Com’è facile capirla. 5 aprile Il sole splende rigato tra le ombre della stanza, come la carta da parati, tutt’intorno a lei. Due donne un po’ zingare, disegnate in bianco e nero la osservano ridendo e sorridendo dalle cornici grigie di fronte al letto. Loro lo sanno, lo sanno bene cosa la porta via da lì. Conoscono tutto, conoscono Uomo opaco e il suo buio. Anche il buio di Donna bianca e le sue idee bizzarre. Perciò ridono e sorridono a turno. Chiunque entri in quella camera d’albergo è conosciuto e riconosciuto per sempre. Ognuno è zingara e donna, a Roma. Sono trascorse poche ore. In un albergo non lontano una tazza vuota macchiata di cappuccino e rossetto, le gambe stanche e il cameriere nero con la cravatta rossa. Una ragazza bella, bionda e rotondetta siede sullo sgabello-poltrona. Nero come i pantaloni e la camicia del cameriere. Nero come il contorno degli occhi-matita. Poi si alza e se ne va, muovendo l’aria per notare e per notarsi allo sguardo del ragazzo tedesco col tatuaggio blu. Ha gli occhi blu, la ragazza, come il tatuaggio blu del ragazzo e la sua maglia e la bustina di zucchero bianco con una macchia blu. Il cielo è grigio adesso, nel tratto visibile da lì. Una minuscola goccia di blu si fa vedere e scomparire all’istante. Anche la ragazza, il tatuaggio sotto la manica e la bustina ora vuota di zucchero sotto la tazzina vuota. Roma Il silenzio del cielo contrasta per questo dormo, quando ti sto a pensare acceso nella tua lampada a gasolio, soltanto un’ora Grondano sangue le zanzare e siccità laggiù Io distesa altrove in silenzio accanto a me 7 marzo Stamattina Donna bianca non ha fatto colazione. Si è alzata troppo presto per mangiare e bere con gli altri. Ora in aereo attende il decollo via da lì. Il suolo romano lascia qualcosa di zuccherino in bocca, un sapore dolce e leggermente nauseabondo, vecchio e infantile di panna montata ed aglio. È ora adesso di ritornare, lasciare tutto questo e ritrovare il gioco nascosto dietro i palazzi rosa antico, gli occhi-finestra senza persiane né balconi, i vetri opachi e gli sguardi spostati perennemente altrove. A Norimberga. Se dalla luna vedesse sorgere la terra, Donna bianca ricorderebbe le parole dure di sua madre, le sue tirate di capelli e gli occhi a rosa spinata. Ricorderebbe le frasi di suo padre al telefono e il buio in mezzo. Ma per fortuna vive ancora qui in questa terra. Non si vede sorgere e nemmeno tramontare. Vede più in là di sé. “L’amore è il punto d’incontro tra verità e prodigio”, Julian Barnes. Regge quel libro, legge. E vola.