cop alessio annino

l’Autore Racconta

Guidando l’automobile in un nodo critico della città in cui vivo, segnato da un piccolo incidente stradale e dalla costante presenza di ambulanti abusivi, uno scorcio disordinato ed anomico, improvvisamente al semaforo pedonale dell’incrocio appare un uomo sulla cinquantina, magro, dai capelli castano chiaro, probabilmente straniero, che dal suo zaino saldo sulle spalle, estrae una tromba lucente e, da un momento all’altro, tra i passanti attoniti, inizia a suonare, peraltro con molta passione, Il Silenzio; la cascata di note che si insinua tra i palazzi e le porzioni di vita quotidiana, investe in maniera surreale le strade congestionate, i pedoni ed i conducenti, ed il tutto risalta drammaticamente come una triste e degna celebrazione in note della complessità, del disordine valoriale, sociale ed educativo che in quegli istanti si materializza in quella porzione urbana in particolare, ma all’interno dei tessuti sociali più in generale. Un uomo che, armato solo della sua tromba, osserva inesorabile dall’alto della sua serenità il vorticoso circolar d’individui e il disordine, e non ha altro sentimento che dedicare le note melanconiche del celebre motivo tradizionale, con delusione e speranza mescolate nel suo stato d’animo, al centro urbano nel quale egli si trova assolutamente fuori frequenza, poiché probabilmente abituato ad altri stili e abitudini; spesso i centri urbani, o più in generale le aree densamente abitate, vengono osservate con un certo distacco e con un certo grado di comprensione che tende alla giustificazione, in quanto le loro problematiche vengono percepite e motivate unicamente come diretta causa degli stress connessi alle frenetiche attività lavorative. Nella contemporaneità, il processo formativo si configura come un meccanismo complesso, affascinante, ma nello stesso tempo estremamente delicato, soggetto potenzialmente a influenze politiche, culturali e sociali di vario genere, per cui  importante è introdurre, specificare e distinguere i concetti di cittadinanza attiva, di cittadinanza democratica, partecipata, di cittadinanza solidale, planetaria e interculturale in senso pieno, e necessariamente contestualizzarli nell’attuale realtà della globalizzazione, dell’internazionalizzazione e dell’europeizzazione. La contemporaneità ci offre un panorama continuamente mutante, che include svariate e continue trasformazioni sia in ambito politico-economico, sia lavorativo sia, forse maggiormente, in ambito sociale ed etico, giacché le relazioni personali e le piattaforme valoriali sono influenzate in maniera pressoché istantanea da quanto accade in questo tempo. La conseguenza immediata di ciò è che si assiste ad una profonda revisione dei ruoli personali e professionali degli individui, delle relazioni personali tra essi stessi, e dei rapporti spesso contraddittori tra essi e l’ambiente nel quale vivono ed interagiscono, con riflessi profondi sugli stimoli alla partecipazione alla vita sociale e democratica, ed è altresì evidente come la Terra oggi sia un ambito frenetico, anche distopico a certe latitudini, facilmente conoscibile ed esplorabile alla stregua di un villaggio, e che ciascun villaggio che la compone, abbia oggi abbattuto i suoi confini ideali, non più delimitandosi ad un orizzonte vicino e, dunque, coincidendo con il globo in senso pieno. Lo stesso adombramento del senso civico si avverte in altri contesti di vita, quali quelli lavorativi, in cui la precarietà porta talvolta al sacrificio della dignità e dei diritti personali, o anche in quelli scolastici, dove la dimensione individuale e la visione egoistica della vita condizionano i rapporti umani e interpersonali, o soprattutto nel relazionarsi con l’alterità, che si incarna ancestralmente nello straniero. Queste brevi considerazioni, stanno ponendo sotto una nuova luce la trattazione del problema della cittadinanza, e, nello specifico, della ‘cittadinanza attiva’ e dei problemi dell’immigrazione, modificando ulteriormente il concetto-chiave della pedagogia: ‘la formazione’, poiché lo scopo fondamentale, oggi, è cercare di progettare un itinerario formativo fondato saldamente su una modalità antidogmatica, non etnocentrica e che, arricchita da confronto con le diversità, proceda attraverso il controllo critico e la creazione di nuovi concetti, strategie e strumenti rispondenti a bisogni della vita pratica, quali sono proprio quelli specifici di una realtà in veloce e perpetua evoluzione. Il concetto di cittadinanza, inevitabilmente, non può, e non potrà, già nell’immediato futuro, rimanere immune da questo vortice di cambiamenti continui, ed esso vede allargare sempre maggiormente il campo della propria “opera” e delle proprie competenze, che non sono più riconducibili esclusivamente al tradizionale precetto dello jus soli, in quanto la cittadinanza attiva e planetaria, oggi, è multiforme, anzi poliforme e polimorfa, e arriva a racchiudere anche la dimensione etica e quella più strettamente valoriale. Il problema sostanziale dell’educazione alla democrazia è, pertanto, aperto e consiste nel rendere i soggetti, nella fattispecie i cittadini, attivi e consapevoli, e, quindi, restituire importanza e dignità suprema alla responsabilità delle scelte personali. Pertanto, soltanto la partecipazione attiva dei cittadini a tutti gli ambiti della vita politica, sociale ed economica può veramente permettere di cancellare nelle coscienze degli uomini, prima che nelle menti intrise di pregiudizio, i particolarismi e le differenze percepite come ostacolo, come disagio, come limite alla propria realizzazione.

Estratto dal corpo del testo

«Le nostre relazioni interpersonali sono caratterizzate dall’incontro e dal confronto con una pluralità di identità differenti che si incrociano lungo il cammino della vita, e della formazione umana, e ciascun individuo cerca di rispondervi in forme differenti, in modo peculiare in base all’identità propria. Entrare in relazione con l’Altro, comporta inevitabilmente ed in maniera ineluttabile, l’entrare in contatto con un’altra identità, cioè con qualcuno che e appunto diverso. E attraverso questo gesto, oltre a sviluppare maggiore coscienza della propria identità, ci si arricchisce in virtù dell’alterità riconosciuta.» (p. 67)

 

 

 

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