Maria Grazia Galatà, “La bruma”, poesia per “essere incanto sulle ombre”.

Da “La bruma”, – volume pubblicato da Marco Saya Edizioni, votato alla riflessione, all’osservazione dell’evolversi del “mondo” nel turbinio interiore delle stagioni, all’indefinito, alle “carezze di sogni sospesi”, alla possibilità di “essere incanto sulle ombre”, – un verso emblematico, “un passaggio fugace la vita”, scelto per introdurre la nostra intervista alla poetessa e fotografa palermitana Maria Grazia Galatà.

 

Qual è stata (dalle tue parole) la scintilla che ha portato il tuo “La bruma”?
La bruma una parola estrapolata da un testo interno al libro, incipit per una pièce teatrale, è una ribellione.

In che modo la (tua) vita diventa linguaggio?
Da sempre direi. Il linguaggio nasce da bambini con le prime parole. Poi diventa conoscenza dettata dalla lettura e dall’educazione alla lettura e al leggere in pubblico. Il discorso è molto lungo.

La poesia è (anche) la lingua dell’invalicabile?
Il poeta, dice Lacan, «checché ne sappia, e anche se non lo sa, reintroduce pertanto il fatto che quello che sa e che manipola è la struttura del linguaggio e non semplicemente la parola. (..) reintroduce la topologia del bordo e l’articolazione della struttura». La topologia del bordo significa che la struttura del linguaggio, dal punto di vista psicoanalitico, ha la forma di un bordo che include un buco, ed è da questo buco che il poeta lavora sulle parole e che le crea. Ho voluto citare Lacan.

La poesia può colmare la pensosa solitudine del poeta?
Può colmare l’inascoltato? Ascolta se stessi, la poesia. La poesia non colma se stessi, la solitudine del poeta viene da lontano, un lontano interiore, intimo. Ma non sempre.

E, ancora, con uno dei tuoi versi, «è silenzio e segreto/ qualcosa che rimane nella brina», ti chiedo: le parole bastano alla poesia?
Serve silenzio.

La forma quanto incide sulla “verità” della parola poetica? E il “suono”?
Il suono è importante quanto la parola.

Immagina di dover dare delle “istruzioni” essenziali per scrivere una poesia, quali daresti?
Nessuna, serve leggere molto, studiare sempre e confrontarsi.

Per concludere, ti invitiamo, per salutare i nostri lettori, a scegliere tre poesie.

ci scostiamo tra venti invisibili
ingannevoli tra passaggi nitidi
oltre lo scalare dell’insonnia
supina – oh mia verità
nel nome del Padre nel nome del Figlio
quando carezze di sogni sospesi
trovano rifugi verderame

 

Come si arriva dall’altra parte – dietro le spine tra l’acqua
e questa morte lenta? Chiedo.
Dunque il vuoto? Risponde un uomo al di là di uno sterrato tra un viottolo in una strana casa diroccata ai lati – il vento.
Mentre chino poggia la mano sulla fronte febbricitante.
Signora mia– dice – il tempo non è a mio favore, purtroppo,
è lento e poi va su velocissimo – sa è una questione di equilibri
ah –gli equilibri.
Lo vede quel raggio di luce che arriva dallo spiraglio in alto?
Ha un suo equilibrio solo per qualche istante – è tutto così breve.
Mi rifugio dalle vette del tempo tra questi libri – in immagini clandestine – ombre? Forse, come la faccia
allo specchio
una dentro l’altra attratte da un io che non so

la verità riposa su un rapporto vitale – lebensverhältnis condizioni di vita scriveva Goethe

lasciamo solamente le betulle
noi ché si va altrove
senza soffrire
l’
obbligo
della morte

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