“María Zambrano e il pensiero dell’Occidente”. L’intervista all’autore Lorenzo Marotta.

La filosofia, per María Zambrano, deve nutrirsi di vita, di ogni sua parte, farsi attraversare dalle viscere, sentirne il palpito, ricercare l’invisibile tra le pieghe nascoste del reale. Si tratta di rimediare alla separazione tra logos e poesia operata dai filosofi greci, Platone e Aristotele, con il recupero teoretico del valore dell’eros, del femminile, come fondante l’Essere e l’esserci. Riconsiderare il pensiero dell’Occidente condizionato e distorto dal primato del razionale, inteso come ordine, maschile, volontà di dominio, per riconoscere l’originario principio dell’Eros, dell’Amore, di cui il femminile è l’espressione più compiuta. Il femminile come categoria fondante la conoscenza e la dimensione generativa della creatività.

María Zambrano e il pensiero dell’Occidente. Saggio di filosofia di Lorenzo Marotta (Mimesis, 2023)

 

Qual è stata la genesi del saggio, il suo percorso di pensiero e di studi?

«L’interrogazione filosofica e lo stupore per la bellezza della Natura e dell’arte hanno accompagnato da sempre la riflessione e il mio sguardo sul mondo. In particolare il mistero e la meraviglia della vita nelle sue varie forme e manifestazioni. Da qui la ricerca di senso del Creato, ad iniziare dalla questione dell’origine dell’Essere e dell’esserci, di Dio, dell’uomo, del male della storia, delle religioni, degli infiniti Mondi, delle sconosciute galassie. Domande che fin da giovane sono state presenti ed hanno seguito ed orientato il mio percorso di studi universitari, le mie letture, lo stesso insegnamento di filosofia nei licei. La Teoresi come ambito di ricerca filosofica si è imposta, prima con la frequentazione e la collaborazione con il filosofo Vincenzo La Via, e dopo, con quella di Emanuele Severino presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Venezia. Anche quando, in presenza dell’insufficienza della risposta logico-concettuale dell’intelletto, il mio interesse si è spostato agli apporti delle altre discipline, con particolare riguardo alla letteratura e all’arte, riconoscendo all’intuizione immaginativa la capacità di inoltrarsi nel territorio inesplorato dell’invisibile. E non è senza significato che, prima di conoscere il pensiero di María Zambrano, il protagonista del mio primo romanzo, Le ali del Vento, Antonio, porta con sé due libri, uno di filosofia, L’anima del mondo e il pensiero del cuore, di James Hillman, e uno di poesia, La Voce a te dovuta, di Pedro Salinas. Esattamente le due componenti strutturali del processo conoscitivo tematizzate dalla filosofa spagnola. Logos ed Eros, ragione e poesia, intelletto e cuore, che Maria Zambrano ha posto al centro della sua riflessione speculativa, pubblicando nel 1939 Filosofia y poesia. Un testo che, assieme a quello poetico ed evocativo “Chiari del bosco”, è alla base del mio studio nel saggio appena pubblicato da Mimesis/ Eterotopie».

 Qual è la questione dirimente?

«Innanzi tutto l’errore originario di Platone e di Aristotele di avere estromesso la poesia, il cuore, l’eros, il pathos, nell’incontro conoscitivo della realtà, finendo per svuotare la stessa della sua ricchezza e complessità, imprigionandola nella trama della costruzione categoriale della Logica. Con l’opera “Filosofia e poesia” Zambrano svela l’errore ad un tempo teoretico e pratico dei filosofi greci, che avevano fondato la comprensione della realtà solo sul logos, sul razionale. Una supremazia dell’intelletto che ha finito per condizionare il pensiero dell’Occidente e non solo sul piano teoretico, come scrivo nel mio saggio, ma anche pratico. Avendo poi identificato il razionale, inteso come ordine, potere, con il maschile, era consequenziale il darsi del dominio patriarcale nelle società e la volontà di potenza della tecnica come uso e consumo della Natura».

 In che senso Logos ed Eros, Poesia e Filosofia, sono necessarie nella conoscenza della realtà?

Per la filosofa spagnola María Zambrano non è possibile darsi una ragione senza poesia né una poesia senza pensiero. La loro separazione è stato un madornale errore che pesa sull’orientamento della cultura europea. Non è possibile cogliere e tentare di comprendere la complessa realtà del mondo separando logos ed eros, corpo e cuore, intelletto e sentire. Il guadagno della filosofia del cuore di Zambrano è stato comprendere l’unità della vita del creato, recuperando l’invisibile, il nascosto, la carne, il dolore, la concreta finitezza dell’ente. Ogni singola realtà visibile e invisibile.

Come si rimedia alla separazione di logos e poesia operata dai filosofi greci, Platone e Aristotele?

«Si rimedia con una diversa prospettiva teoretica, andando oltre il piano logico-conoscitivo, per affermare il primato ontologico dell’Eros, dell’Amore, del Divino. In Principio non è il Logos, la Parola, ma l’Eros, Atto primo di Creatività dell’Essere. Sulla scorta del pensiero di María Zambrano nel mio saggio sostengo tale primato. Dio, prima della Parola, del Verbo, è mosso dall’Amore, fonte di Energia, Pienezza di Essere, Vita alternativa al nulla.  Una visione filosofica che completa l’intuizione di Zambrano, recupera la profonda unità di materia e spirito, corpo e anima, maschile e femminile, e porta a compimento l’umanesimo universale con il riconoscimento che ogni esistente è portatore di una scintilla divina, di una scheggia di energia, che lo fa essere nella sua peculiarità, non estranea al Tutto. Ciascun esistente è una forma di vita che racchiude l’eros originario. Non c’è dualità tra vita e morte, tra cielo e terra, essendo Una l’origine fondante: l’Eros, Principio Primo di Essere e dell’esserci. In questo senso ogni cosa è eterna. La morte è il perdersi del singolo involucro, il mutamento dell’ente, rimanendo eterna per sua natura l’energia. Nel mio orizzonte teoretico non solo è superata ogni contraddizione o separazione di corpo e anima, di visibile e invisibile, ma è vinto definitivamente ogni nichilismo. Non esiste il Nulla. Esiste la Vita nella sua singola peculiarità e concretezza. Uno sguardo diverso per cogliere la luce vitale dell’eros presente in ogni esistente e l’ombra data dalla sua finitezza di ente. Da qui il tema del male, della violenza, della solitudine, della difficoltà di comunicare, ma anche la sacralità di ogni vita, visibile e invisibile».

Un capitolo è dedicato al femminile. Puoi spiegarci il senso?

«Nel mio orizzonte teoretico, sulla scorta del pensiero di Zambrano, il femminile è l’Eros, la fonte che fa essere l’Essere, il germe creatore della vita d’ogni esistente. Non una categoria, un genere, ma l’energia costitutiva del darsi dell’Essere e di ogni esistente in quanto portatore, attraverso la vita, di una scheggia di energia vitale. La fondazione teoretica del femminile, del suo primato, riconoscendo il suo valore creativo che sta alla base poi delle Arti. Non mancano nel pensiero della filosofa spagnola la consapevolezza della forza germinale o aurorale del femminile come creazione che vince il nulla e si fa essere, vita, esistente. Da qui la meraviglia della vita, di ogni singola vita, la sua sacralità. Un ribaltamento del pensiero dell’Occidente, viziato all’origine dal logos, dal razionale, dal maschile, con il risultato di violentare la realtà, dissacrare la vita, nella presunzione di essere i padroni del mondo».

Quali i rimandi culturali fondamentali nella costruzione del saggio?

«Preliminare è stata la conoscenza della formazione di María Zambrano, del suo esilio durante la dittatura franchista, dei suoi legami con la cultura europea e non. I suoi scritti sono accomunati da una continua ricerca di equilibrio tra il razionalismo “europeo” e la rivitalizzazione della tradizione “spagnola”. La formazione di María Zambrano è fortemente influenzata dalla cultura spagnola con la quale non ha mai smesso di avere contatti, scambi epistolari e collaborazioni, anche durante l’esilio e la sua permanenza nelle varie città del mondo, compresa Roma. Dai poeti e filosofi spagnoli Antonio Machado, Miguel de Unamuno, José Ortega y Gasset, Xavier Zubiri, alle fitte corrispondenze con poeti quali José Bergamin, Miguel Hernández, Rafael Alberti, Cristina Campo. Zambrano conosce e intrattiene rapporti con i maggiori esponenti della cultura europea, da Albert Camus a Simone de Beauvoir, Elena Croce e così via. Legge Heidegger e Jean-Paul Sartre. Il “sentire spagnolo” è stato predominante nel farsi del suo pensiero filosofico, come pure nella visione cristiana della vita, con la sua implicita tragicità e ricerca dell’Infinito, dell’Assoluto. Da parte mia, oltre all’intera storia della filosofia e della cultura europea, un’attenzione particolare è stata data alla letteratura, alle Arti, tenendo presenti i contributi di pensiero e di ricerca nel campo dell’esplorazione del profondo, della teologia, della scienza. Recalcati, Mancuso, Faggin, Pomella, De Simone, Barcellona, Severino, Heidegger, Morin, La Via, alcuni dei pensatori privilegiati».  

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