Paola Tricomi, “Fiat”, la poesia è “mi ha insegnato a vedere con sottigliezza il mondo, e il tempo, la fiducia in esso”.

tre domande, tre poesie

 

“Fiat” raccoglie i componimenti scritti dall’autrice nell’ultimo decennio, a cavallo tra i venti e i trent’anni. Un vero e proprio viaggio nel percorso di vita di Paola Tricomi, ricercatrice presso l’Università per stranieri di Siena, Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana; un itinerario poetico ricomposto sulla base di confini concettuali, si dipana a partire da un baricentro psico-fisico individuale per tentare di sfondare la pelle collettiva, quantomeno attraversarla, forse abbracciarla. Nella ricomposizione si inchioda la coscienza metaletteraria: riferimenti come pilastri e direttive e la consapevolezza di poesia come ricreazione tanto altra, quanto necessaria. Nell’orizzonte perenne di quel legame inscindibile e proprio dell’autrice tra vita e mistica, la riemersione di un nucleo conflittuale verso ogni forma di riduzione dell’umano.

Pariamo dal titolo: qual è stata la scintilla che ha portato il tuo Fiat meglio: in che modo la (tua) vita diventa linguaggio?

Questo titolo nasce da due curiosità simultanee e contestuali: da una parte l’origine del mondo dalla parola divina che crea la luce separandola dal buio; dall’altra il sì della Vergine Maria ad accogliere Gesù nel proprio grembo. La stranezza di entrambi i concetti espressi da una medesima parola. Il pensiero che infondo tutto può cambiare con un semplice gesto affermativo, creativo.

“La conoscenza sprofonda nel sonno,/ la visione è cieca./ Solo l’anima conosce,/ ma è una stella polare direttiva e altissima,/ è una colonna vertebrale scissa,/ avvolta nel bozzolo della cecità o rimozione.”, con i tuoi versi per chiedere: ad oggi, dove sei stata condotta dalla scrittura, e, qual è stato l’insegnamento?

La scrittura mi ha insegnato a vedere con sottigliezza il mondo, senza fermarmi all’apparenza e per questo mi ha insegnato il tempo, la fiducia in esso. Soprattutto mi ha insegnato che, per quanto possa fare male e possa stimolare in noi la terribile paura della sofferenza, è sempre meglio vedere e prendere consapevolezza. Ma la consapevolezza è anche sapere che la narrazione che diamo alle cose che accadono a noi, o al mondo, è solo una delle mille possibili e in questo la scrittura mi ha insegnato a prendere con serietà alcuni elementi e lasciare andare altri. Mi hai insegnato la modestia.

La poesia è (forse) un destino?

È un Fiat: una chiamata a cui noi siamo chiamati a rispondere. 

 

 

scelte per voi

 

Me in te

Quando mi spengo sei emersione
un punto, un luogo esatto

Potrebbe essere benissimo un’allucinazione
di eco riflesso perenne nella scatola della mente
un loop lancinante

Se tutto ciò che sento intangibilmente esiste
resto ancora a domandare
ma di certo so che sono soltanto ciò che sento

Sei sempre così qui
e tutto è mai adesso
forse perché sono io
vigile e sospesa e mai arresto

Quando mi spengo sei emersione
– ultimo percepito di fiato ancora alle parole –
come cosa che fiorisce quando l’altra muore

In limine un limitare,
vivere, militare
circonferenze parallele
coincidenti, mai incidenti

Di simmetrie di Tolomei
– e cielo e terra –
resta fluire il reale
che non son io, che non sei tu
guardando me in te,
che mai mi ti potrò rincontrare

Verticalità

La verticalità che giunge agli astri
e conduce agli abissi
ci abita dentro
per ogni segmento corporale e fibra,
profondamente custodito, interiore, celato
come l’ancestrale è
profondo, custodito, interiore e celato
come lo è il vitale:
Cervelletto
Stomaco-Cuore-Polmoni-Diaframma
Utero

La chiamavano psiche
La chiamano anatomia

 

***

Quand’è accaduto che abbiamo imparato a interrompere
il nostro sentire
l’altro (mio prossimo : tu, tuo prossimo : io, me stesso)
– unica dote propria dell’umano e dell’animale addomesticato?
Forse è accaduto quando abbiamo iniziato a travestire l’emozione,
l’abbiamo dopata per un utile
l’abbiamo sottovalutata per doparci di logica
da rendercela a nausea
da confondere la coscienza
da rendere la visione una sovrapposizione di labirinti
e la psiche narcolettica
Forse è accaduto quando abbiamo iniziato a cambiare grammatica
dal “noi” al “me”
dall’ “io tra voi”, all’ “io prima”
dal “me con loro”, al “dopo me (se resta tempo)”
Quando ci hanno insegnato la centralità dell’individuo
mentre si smagliava la società in milioni di universi irraggiungibili
Quando ci siamo convinti che tutto ha un prezzo
mentre noi per primi ci siamo trasformati in merci
Quando ci hanno dimostrato che essere lupi tra lupi è tutelarsi
mentre si apriva la porta dell’inferno di solitudini tra esseri
Quando ci hanno fatto vedere un mondo infinito a cui ambire
e la propria scalata come l’unico nostro dovere
Quando abbiamo esaltato la specialità in manti di ipocrisia
per appiattirci all’omologazione, semplificazione, velocizzazione, robotizzazione
dimenticando che l’unica connessione autentica è il “me con te”
Quando abbiamo dilatato gli orizzonti dei nostri mondi all’infinito
moltiplicando le vie a potenza ennesima
e la relazioni umane in metaversi spazi
senza prestare fede alla parola autentica
senza insegnarla, senza ricordarne il suono
Quando abbiamo smesso di crederci
perché non la riconoscevamo più,
perché abbiamo perso la chiave nella catena delle interpretazioni,
perché l’abbiamo venduta e prostituita
e le connessioni semantiche sovrastrutturate si sono sfaldate
Quando ci siamo venduti con lei per sopravvivere

Il primo uomo si è messo l’impermeabile
Il secondo lo aveva sotto pelle
Il terzo incarnava un pulsante di spegnimento
Nel quarto l’anestetico era automatismo
Nel quinto neppure consapevolezza

 

 


Paola Tricomi (Catania, 1991) – attivista per i diritti delle persone con disabilità – è ricercatrice presso l’Università per stranieri di Siena. La sua ricerca verte su Dante e la poesia italiana delle origini. Oltre alla produzione scientifica, ha pubblicato: le sillogi poetiche Il nome del Nulla (A & B, 2013) e La voce a te donata (Algra, 2016); i romanzi Il canto del mare (Algra, 2019) e Dialoghi negromantici (Bookabook, 2021) scritto a quattro mani con Andrea Bianchi. Ha ricevuto nel 2023 il “Germoglio d’oro”, Premio Belisario per la lotta alle pari opportunità e nel 2024 è stata nominata Cavaliere all’ordine della Repubblica italiana per essersi battuta per il diritto allo studio delle persone con disabilità.

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