Si inaugura il 30 novembre, alle ore 19.00, alla Galleria Giuseppe Veniero Project di Palermo, la personale di Samantha Torrisi “Dell’infinito il nulla”, a cura di Francesco Piazza.
Nelle opere dell’artista catanese, che vive e lavora alle pendici dell’Etna, emergono con forza tutte quelle sollecitazioni visive e psicologiche determinate dall’ambiente circostante, denso di forza espressiva e contraddizioni di cui l’artista si è appropriata negli anni trasformando il suo rapporto con ciò che quotidianamente la circonda come fonte di energia creativa. Samantha Torrisi basa la sua ricerca artistica sulle contaminazioni tra vari mezzi espressivi e di comunicazione. Nei suoi lavori si riappropria, attraverso la pittura, di immagini derivate dalla fotografia, dal cinema, dai video clip e dai video games, oltre che da riprese video personali. In mostra 10 opere che rappresentano una piccola parte del suo lavoro sul paesaggio che è soprattutto una riflessione introspettiva e intimistica sull’esistenza umana. “L’artista”, scrive il curatore della mostra Francesco Piazza, “declina il tema del paesaggio attraverso momenti e situazioni differenti e non categorizzabili… Non esiste ridondanza nei suoi dipinti ed il rapporto tra gli elementi è dialogante ed eloquente nella sua estrema sintesi lessicale e nella velocità di percezione. Ogni scena sembra sfuggire; nessuna fissità, nessun fermo immagine anzi, sembra quasi che ad uno sguardo successivo essa possa scivolare via sostituita da un’altra, simile ma traslata nel tempo. In questo risiede la potenza comunicativa della sua pittura in cui anche la figura umana, quasi una presenza accidentale, sfuggevole e sperduta, non è quasi mai protagonista sebbene, paradossalmente, proprio la sua esistenza ne sia la spinta generatrice. In questa mostra l’uomo aleggia immateriale lasciando orme del suo passaggio, odore, tracce invisibili e interrogativi esistenziali in un unico nastro narrativo in cui cromatismi leggeri e offuscati si fondono alla costante esigenza comunicativa e di analisi introspettiva che definisce l’essenza della ricerca pittorica ed esistenziale dell’artista”.
SCHEDA
Artista: Samantha Torrisi
Titolo: Dell’infinito il nulla
a cura di: Francesco Piazza
Inaugurazione: sabato 30 novembre 2019, ore 19.00
Periodo: 30 nov – 29 dic 2019
Sede: Galleria d’Arte Contemporanea Giuseppe Veniero Project
Piazza Cassa Di Risparmio, 22 – Palermo
Orari: mar-sab 10-13; 16.30-19.30
www.giuseppevenieroproject.com
www.samanthatorrisi.it
L’IMMATERIALE POTENZA PRODUTTRICE DEL NULLA
FRANCESCO PIAZZA
PRIMA DI PRANZO. OTTOBRE 2019. STUDIO DI SAMANTHA.
Dopo mesi di incontri non programmati, di messaggi e mail io e Samantha ci troviamo finalmente insieme. Dobbiamo scegliere le opere per la mostra. Ne abbiamo discusso tanto ma adesso bisogna tirare le somme. Operare la sintesi. Decidere. Li spostiamo, li accostiamo. Dopo un po’ scegliamo quelli che andranno a Palermo e io disegno a falcate il perimetro della galleria e alzo muri virtuali sui quali collocare i dipinti. Fuori è grigio. Siamo in quel periodo dell’anno in cui la Sicilia viene flagellata da piogge torrenziali e da cambi repentini di temperatura. Adesso fuori piove, non tanto per fortuna. Questa è una zona molto piovosa ed io penso che l’Etna, oltre ad influenzare la distribuzione delle temperature, regoli anche gli stati d’animo. Capisco dalle sue parole che per Samantha, questo grigio, la pioggia, l’odore del pacciame che si sprigiona dalla terra zuppa d’acqua, il pensiero di tornare a fine giornata tra le sue cose nel suo studio, rappresentino la dose quotidiana di energia, pace e sicurezza. Ci sediamo. Anzi no, io mi siedo su una poltrona rossa di fronte ad uno dei suoi lavori. Uno dei più piccoli. Uno che non andrà in mostra perché sta per partire per Milano. Iniziamo a parlare del titolo. Io so che il titolo sta in quel lavoro piccolo e in quello accanto e in quelli appoggiati sul muro. È tutto lì, scritto, disegnato e definito. Soprattutto nella sua mente. Definito e infinito. Le condizioni del tempo non aiutano a predisporre l’animo a considerazioni giocose ma anche ci fosse il sole, a nulla servirebbe, perché la pittura di Samantha, ha inondato la stanza di un colore umido e sospeso come il vapore che mi pare di scorgere fuori dalla finestra. Parliamo di montagne, di esistenza, di infinito e del nulla. Che non è il niente.
Mi accorgo di non trovare quasi mai l’estate nei suoi dipinti. Sembra che Samantha preferisca l’autunno e l’inverno: stagioni meno chiassose, più intime e chiuse. Che prediliga gli ocra e i blu che mescola svelandone lentamente corposità e calore e che ami passeggiare ascoltando il rumore dei passi crepitanti su tappeti di foglie e quelli di ovatta stridula sulla neve.
DELL’INFINITO IL NULLA. Ce lo diciamo, il titolo, lo ripetiamo. Proviamo a farcene una ragione. Ci rendiamo conto che, di quell’infinito a cui tendiamo e che ci sembra di scorgere in lontananza, resti una corposa entità fatta di vuoto che costruisce la nostra esistenza e ci accompagna via via che ci inoltriamo in questo grembo tanto conosciuto quanto misterioso che Samantha rappresenta come un “solido nulla” Leopardiano; un infinito che dimostra la sua esistenza solo quando si manifesta, si movimenta, si rende visibile, concreto e quindi entra nel fisico e nel tangibile. Questa solidità, seppur drammatica e a prima vista indistruttibile, rifugge però il nichilismo e anzi fa intravedere la potenzialità della psiche umana di costruire per sé altri luoghi più complessi ma anche più accoglienti: Un “quasi niente” in cui l’anima s’immagina quello che non vede, definendo il senso dell’illimitato e dell’infinito come patrimonio inestimabile della fantasia. Quello che Plotino definisce illimitata, inesauribile, immateriale «potenza produttrice»
Samantha Torrisi permea l’abisso delle sue visioni di nebbia potente e generatrice di pensieri e vita. Costringe l’infinito ad essere materico e concreto. Non più “un niente” ma “il nulla” spesso doloroso ma necessario, intriso di quel colore umido e sospeso che si riversa sulla tela lasciandosi contaminare da tutto ciò che incontra nel suo incedere fluido e inarrestabile. Siano essi i pensieri, l’esistenza, le emozioni. Inafferrabili e mai uguali.
Andiamo a pranzo su in montagna, l’aria si fa pesante e il grigio appare ancora più vicino.
Nebbie, salite! Ceneri e monotoni veli
Versate, ad annegare questi autunni fangosi,
Lunghi cenci di bruma per i lividi cieli
Ed alzate soffitti immensi e silenziosi!
(“L’azzurro”, Stéphane Mallarmé, 1866)
DOPO PRANZO. Ci fermiamo all’inizio di un viale il cui piccolo orizzonte è offuscato da un’umidità così palpabile che ti penetra nelle ossa. Ci sono castagne aperte per terra. È il periodo delle castagne. Rubo l’immagine di lei che fotografa il viale chiuso da una sbarra che ne sancisce confine e proprietà. La fotografia è spesso un riflesso incondizionato. Uno strumento di controllo e di ispirazione che Samantha preferisce abbandonare subito perché non necessario alla sua pittura nella quale non vi è tecnicismo e non vi è retorica ma un attento e variato equilibrio di ritmi cromatici e di continue sottrazioni, risultato del suo sentirsi dentro ciò che rappresenta. Un distacco dalla materialità e dalle convenzioni, fondamentale per raggiungere quella sintesi descrittiva e psicologica a lei così cara. È tardi e riparto.
CONCLUDO. OGGI. Chi legge forse si è accorto che in questo breve testo non ho volutamente utilizzato il termine paesaggio. Non perché i quadri di Samantha non lo rappresentino, anzi esso è “il tema” della sua pittura, declinato attraverso momenti e situazioni differenti e non categorizzabili. Piuttosto preferisco non costringere la sua ricerca in un ambito “convenzionale” e riflettere su ciò che realmente si percepisce osservando i suoi lavori: la composizione dilatata e simbolica degli elementi che ne fanno parte. Alberi, foglie, neve, luce, cielo, strade, vuoti, pieni. Non esiste ridondanza nei suoi dipinti ed il rapporto tra gli elementi è dialogante ed eloquente nella sua estrema sintesi lessicale e nella velocità di percezione. Ogni scena sembra sfuggire; nessuna fissità, nessun fermo immagine anzi, sembra quasi che ad uno sguardo successivo essa possa scivolare via sostituita da un’altra, simile ma traslata nel tempo. In questo risiede la potenza comunicativa della sua pittura in cui anche la figura umana, quasi una presenza accidentale, sfuggevole e sperduta, non è quasi mai protagonista sebbene, paradossalmente, proprio la sua esistenza ne sia la spinta generatrice. Nei lavori esposti in questa mostra infatti, solamente in due quadri è raffigurata, rarefatta, la sagoma di un uomo. Negli altri lavori essa aleggia immateriale lasciando orme del suo passaggio, odore, tracce invisibili e interrogativi esistenziali in un unico nastro narrativo in cui cromatismi leggeri e offuscati si fondono alla costante esigenza comunicativa e di analisi introspettiva che definisce l’essenza della ricerca pittorica ed esistenziale dell’artista. Un incessante ricominciare dal Nulla in un percorso psicologico che si libera da ogni riferimento temporale e geografico e si esprime in una circolarità emotiva che non ha inizio e fine. Nei suoi quadri vi è la rappresentazione di scenari presenti nella nostra esperienza interiore in qualità di immagini mentali che contengono i confini delle cose rappresentate: confini ben definiti e saldi, oppure vaghi e inconsistenti; confini che contengono forze e regolano flussi. Ci troviamo in realtà davanti al nostro passato e alla proiezione di ciò che potrebbe essere il nostro futuro; ci troviamo, nelle opere di Samantha, al cospetto di quel Nulla così umano e potente di cui l’infinito pare avere un disperato bisogno per esistere e continuare a manifestarsi.
(in copertina, di Samantha Torrisi, Tutti abbiamo bisogno di riferimenti, olio su tela 120×100 – 2019)