La casetta sul Piave o la scoperta del silenzio
È un odore che scorre sulla superficie dell’acqua. Mi sorpassa a sinistra, sotto il corpo madido di sudore e lavico del cavallo. La ghiaia unta di chiazze giallastre ed ombre, anche la mia, mi ci sottrae. Il mento è libero ancora. Il cuore è schivo. Sono quell’uomo grigio a onde seghettate, sono il cavallo a tratti storpio che sprofonda nella sabbia, sono la ghiaia e quella foglia in trasparenza sana. È un rumore che scorre sulla superficie dell’aria, appena sopra l’erba dura e fiacca, sopra uno stecco capriccioso che scodinzolando graffia il denso ventre del cavallo. Il mio. Affondo a vanvera nell’erba masticata dalla pioggia, sotto le piaghe del sole appese a tronchi di saggina che la boscaglia se la spazzolano via. Con me. Avanzo e attendo di incontrare il silenzio. Non so come sia, che forma abbia. „Ci sei?!“ Lo penso, ma non lo dico. Dietro un ronzio, un altro battitto di ciglia-foglia la casa è un rudere laggiù. La casa. – Ci sei? – Testamento dopo Sono cresciuto sotto la sabbia, secco e cocciuto accanto al seme inaridito e friabile del tempo Volevo alzarmi in preghiera ma non sapevo piangere, inumidirmi, accarezzarmi di vento, spingermi oltre, dal basso in alto, per sempre. E trascinando i mucchi di silenzi gettati a caso nel dimenticatoio esterrefatto ho guadato il fiume di polvere e specchi con le mie vecchie scarpe, sventrate. Ho vagato cupo in disparte per tutti gli anni del mondo del mio mondo solo. Ora son qui, accanto a te per tutti gli anni del tempo * 5 Ottobre 2013, casa sul Piave di Goffredo Parise, a Salgareda, in provincia di Treviso, in onore e per amore dello scrittore.
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