Con “L’insonnia di Osvaldo” e “Dormiveglia”, “La sesta ora” chiude la trilogia intitolata al tema dell’insonnia.
La sesta ora
Respingo al mio muro
meningi spremute a freddo
degli attimi rubati al giorno
e sento il tuo vento parlarmi
oltre la distanza intoccabile
che c’è tra il vuoto e il cuore
ed io che non ti so divorare
entro con una spinta immorale
amandoti a modo mio e cieco
tirandoti sotto luci che non vedo
arrivate da sole e in punta di piedi
nel moto automatico che sorride
aiutandomi a sentirmi bambino
anche se le rabbie raffinate della disgrazia
distillano liquori da due soldi
nemmeno buoni per una sbronza
che è l’elemento base del disgusto
appoggiato alle mie spalle
durante il transoceanico viaggio notturno
che cerco di levarmi come un pidocchio
mentre allungo una mano nel vuoto
e con l’altra tocco il soffitto del pensiero
che è sempre inquinato da dubbi solitari
magari sepolti da un tempo lontano
dove ormai le parole si manifestano afone
e quasi indietreggiano tenendosi i loro segreti
senza mai dimenticare la loro vera natura
di bestie feroci affamate del mio riposo.
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