“La farfalla” di Natale Maugeri, il poeta “sensibile” che svela le armonie del mondo.

“Le nuvole continuavano il loro girovagare, scrivendo quell’infinito momento d’amore. Le parole erano piccoli Paradisi, albe senza penna, giorni lontani che ritornavano a riva rimbalzando tra i ricordi”. Un passo scelto da “La farfalla”, nuovo libro del catanese Natale Maugeri, pubblicato da “Il Convivio Editore” di Giuseppe Manitta. Un libro che coniuga sapientemente prosa e poesia, i cui testi svelano l’animo sensibile e osservatore di colui che scrive come “inondando/ i granai dell’anima”. Un libro che riprende il titolo del racconto in apertura, chiaro invito alla riflessione mosso da due preziosi interrogativi: “Ma le radici possono controllare i sensi? Si può nascere e morire felici, raccogliendo la vita da fermi?”. Un “crogiolo di tempo passato, di tempo presente, di terra la¬vorata, di natura solenne (…). Anche Franco Battiato viene ricordato nella sua immen¬sità, perché non si può dimenticare”, scrive Maria Trovato nella deliziosa prefazione. «Per me la poesia è un viaggio dentro emozioni istantanee, al di fuori di schemi e di regole. Come scrive Christian Bobin scrivere è sfiorare il silenzio. Questa definizione, nella sua intima introspezione, è lo specchio per le nostre emozioni riflesse in questo sentiero che ci conduce fuori dalla materia, perché il silenzio eleva la spiritualità che trasmigra verso il più puro e perfetto dono che c’è nel mondo: la natura. Con la poesia riesco a vivere la pace della mente e la quiete dell’anima. La natura è la memoria che ci ritorna il tempo, come la polvere che si sbriciola nei borghi medioevali, dove la vita è diversa e in ogni angolo trovi un’anima vissuta, che trapassa la nostra trascendenza», dichiara Natale Maugeri.

Quali sono, rispettivamente, i suoi temi più “urgenti” e quali gli autori di riferimento per le tue letture?

«Il tema più urgente è la pace del mondo. Purtroppo, oggi non si riesce più a captare un segnale di uguaglianza. Viviamo soli, in affanno, schematizzati e offuscati da questa tecnologia che ci logora la vita. Il bene ha bisogno di condivisione, di rompere le barriere; una testimone fantastica è stata Madre Teresa di Calcutta che è riuscita a convivere in un clima di grande fratellanza con l’induismo. Come la scrittura, anche la lettura la vivo di momenti. Il mio autore di riferimento in questo periodo è Bobin. Ho letto anche “Piedi di cerva sulle alte vette” di Hannah Hurnard. Spesso mi concedo letture sul Dalai Lama e autori della “Passeggiata Letteraria Ripostese”, di cui sono socio e collaboratore».

La raccolta prende il titolo dal racconto “La farfalla”, per quali ragioni?

“La farfalla” è la storia di Ernesto che vive in un borgo e quando parte l’ultimo abitante rimane da solo. Un giorno lo va a trovare una signora e le commissiona un lampadario in ferro battuto a forma di farfalla, destinato a una vecchia tenuta dell’Ottocento. Per Ernesto rappresenta un privilegio poter liberare la sua creatività artigianale ormai persa. Nel racconto si cita una quercia secolare che con la sua ombra ha gratificato tre generazioni. Io considero questi esemplari come panchine, anime viventi, controllori di tutti i momenti che le famiglie contadine condividevano. Come i borghi che considero clessidre del tempo.

scelta per voi

“Vardannu nu gestu” è una poesia che ha avuto un percorso particolare, sia nella stesura, sia nel percorso che l’ha vista nascere. Una mattina ero seduto sui gradini di una chiesa, a Catania, quando vidi un clochard con un sacco di juta sulle spalle e un cane pelle e ossa che lo seguiva. Aveva una mafalda con la mortadella e le aveva dato il primo morso, il cane lo guardava, lui le tolse la carta e la diede al cane, della carta ne fece una pallina, attraversò la strada e la buttò nel cassonetto.

Vardannu nu gestu

U cani
Non s’affuddau,
ci avvicinau
cu rispettu.
Di la carta ni fici na pallina,
attravirsau la strada
e la ittau ‘ndo cassunettu.
Vardannu st’azioni
sintii virgogna.
“mancu i cartuni ppi dormini l’avevunu canciatu”.

Questa scena è stata di un’emozione unica. Il rispetto del cane per il cibo e la civiltà di lui. Un giorno stavo leggendo “Pietre nere” di Ignazio Buttitta ed è scoppiata la scintilla. Così è nata la mia prima poesia in vernacolo.

Maugeri Natale è nato a Riposto il 17/09/1960. È stato socio e collaboratore del centro di Critica Artistico Letteraria” Giuseppe Macherione diretto dal poeta Giuseppe La Rosa. Dal 29 gennaio 1988 è iscritto all’albo della Presidenza “Centro Divulgazione Arte e poesia” come “Membro Honoris Causa”. È anche socio e collaboratore della Passeggiata Letteraria Ripostese. Varie poesie sono state pubblicate nelle antologie di Autori Contemporanei del Centro di Critica Artistico Letteraria Giuseppe Macherione, altre in Arte e Società, Notiziario Presidenza Centro Divulgazione Arte e Poesia, Unione Pionieri della Cultura Europea. È inserito nel dizionario biobibliografico degli autori siciliani tra ottocento e novecento diretto da Angelo e Giuseppe Manitta. Ha partecipato a numerosi concorsi letterari. Tra i vari riconoscimenti ci sono due primi posti con poesia singola: Oscar Sicilia e Premio di poesia inedita Maria Luisa Messina. Un secondo posto a Terni con il libro edito “Frammenti di vita”. Un terzo posto a Milano con il libro edito “La vita ai miei occhi”. Ha pubblicato sette raccolte di poesie: Frammenti di vita Edizioni La Rocca, La vita ai miei occhi, I petali di ogni giorno, La panchina, Voli d’inchiostro, La vita e l’anima, La farfalla (tutti con il Convivio Editor).

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