«Prevalentemente dedito alla figurazione compiuta, indaga sui temi del nostro tempo per i quali ha una risposta netta e decisa, basata sulla bellezza. Sì, non l’immagine offesa, distrutta, ferita, ma la bellezza formale in tutto il suo vigore. Nei dettagli delle mani e dei volti, negli occhi dallo sguardo che fora l’icona, l’artista ricerca quella bellezza antica tanto cara al nostro Giuseppe Sciuti. Anche il celebre pittore di Zafferana Etnea raccontò i sentimenti e le emozioni del suo tempo creando confronti diretti col passato e con le pagine più luminose della storia dell’età classica». Un passo dalla motivazione ispirata dalla sensibilità creativa di Rocco Normanno, “autentico pittore della realtà”, leccese classe ‘74, vincitore del V Premio Internazionale di Pittura “Giuseppe Sciuti”. La cerimonia di premiazione si terrà al Palazzo Municipale di Zafferana Etnea, domenica 30 settembre, alle ore 19, sarà allietata allietato da momenti musicali con la violinista Caterina Coco e l’arpista Ginevra Gilli. Con la supervisione del direttore artistico, Paolo Giansiracusa (Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Siracusa), la giuria, presieduta da Graziella Torrisi (Assessore alle Politiche Giovanili) e formata da Corrado Iozia, Giuseppe Cristaudo, Roberta Ferlito, Mario Pafumi e Rocco Froiio, presente il Comitato Organizzatore presieduto dallo scultore Carmine Susinni (delegato del Sindaco Alfio Vincenzo Russo), formato da Francesco La Rosa, Alfio Tropea, Angelo Messina, Manuela Privitera e Debora Vasta, assegnerà la menzione d’onore. «Siamo felici di gratificare un’eccellente artista contemporaneo – dichiarano all’unisono Russo e Torrisi -. Assegneremo, inoltre, tre riconoscimenti: ‘Carriera’ al Maestro Vincenzo Ferrara (“Per la perseveranza di uno stile che ha radici nella tradizione pittorica siciliana, basata sul mestiere, la solarità, l’attenzione per gli aspetti sociali”), ‘Giovani’ all’artista Emanuele Montanucci (“Per l’attività di ricerca cromatica e spaziale che lo porta a raccontare ambienti e scenari ancora intatti della nostra Isola”) e, novità di quest’anno, l’associazione “Giuseppe Sciuti”, presieduta da Corrado Iozia, conferirà il Premio “Amico dell’Arte” ad una personalità la cui identità sveleremo nel corso della cerimonia. Per l’occasione il Maestro Carmine Susinni ha creato in esclusiva sculture in bronzo a cera persa numerate e firmate per tutti i Premiati». Tornado a Normanno, il suo fraseggio pittorico nasce da immagini, colori e luci che, come racconta, ha ritrovato, nelle opere degli amati maestri del passato, «soprattutto Donatello, Caravaggio, Zurbaran, Ribera, Gherardo Delle Notti. E in generale tutta la pittura del ‘600».
La sua pittura verso quali ‘mete’ si dirige?
«Per me l’importante è rappresentare la realtà senza filtri ideologici o religiosi».
Gli episodi più frequenti e consueti della iconografia religiosa “si rinnovano e rivivono sulla scena della vita quotidiana”, parole di Vittorio Sgarbi per chiederle: di un suo dipinto, quali aspetti focalizzano meglio la sua personalità artistica?
«La cura, l’impegno e la serietà con cui mi avvicino al cavalletto».
Qual è il colore che sposa (o vorrebbe sposasse) la sua interiorità?
«Mi piacerebbe rispondere il bianco».
Cosa vorrebbe suscitare in coloro che osservano i suoi dipinti?
«Sicuramente emozione e riflessione».
Oggigiorno quali sono (o dovrebbero essere): funzione dell’arte e responsabilità dell’artista?
«L’arte dovrebbe essere l’occasione per riflettere senza pregiudizi sul mondo che ci circonda. L’artista dovrebbe avere la responsabilità di non dimenticare mai che l’arte è anche tecnica. Basti pensare che arte e artigianato sono parole che hanno la stessa radice etimologica: arto. Quindi braccio o meglio ancora mano. Che rimanda quindi al saper fare, cioè al mestiere. Ed è proprio questo, infatti, che pretendiamo da un muratore, falegname, idraulico… ma in fondo anche da un chirurgo, avvocato o commercialista o qualunque altra figura lavorativa: competenza e professionalità».
Nella motivazione scritta dal prof. Giansiracusa leggiamo altresì: “I riferimenti caravaggeschi sono rivelazione di una vicinanza affettiva al mondo dei vinti, dei più deboli, di chi non ha voce. Ci piacerebbe definirlo un Pasolini del pennello, poiché la sua pittura scava senza inibizioni nei luoghi del tormento e aderisce con trasporto ai problemi di un terzo millennio difficile e incerto”. Come commenta la vittoria del V Premio “Giuseppe Sciuti”?
«Sono onorato di ricevere questo riconoscimento così inaspettato. È una prova concreta che il mio lavoro è apprezzato. Ed è quindi un incoraggiamento a continuare».
Progetti futuri?
«Una mostra collettiva sul tema del Sacro ad Ascoli, in dicembre. E, in primavera, una personale al Palazzo della Regione di Firenze».