logo samuele editore

Una cosa che ormai è abbastanza risaputa è che la Samuele Editore nasce e prende nome da mio figlio, Samuele (ora ha quasi sette anni), come atto d’amore nei suoi confronti che diventa atto d’amore per la Poesia e per gli uomini in genere. Un aneddoto che invece può essere più “divertente” è invece il fatto che Samuele, fino all’età di tre anni, abituato a venire agli eventi e a sentire questo nome, era assolutamente convinto di chiamarsi Samuele (di nome) Editore (di cognome).

Qual è la vostra linea editoriale?

La nostra linea non ha avuto grosse modifiche nel tempo, più che altro aggiustamenti. Siamo nati con una collana di Poesia antologica pordenonese per poi specializzarci nella poesia contemporanea. Ora lavoriamo anche con qualche romanzo specificatamente di anziani e per anziani (ma non solo) in quanto siamo alla ricerca di fette di mercato utili. Abbiamo anche aperto agli ebook, ma ne stiamo studiando le dinamiche (non ultime quelle psicologiche di lettura, essendo l’ebook una cosa assolutamente particolare e non paragonabile al libro cartaceo). Ma la nostra linea resta e penso vorrà restare sempre quella di una Casa specializzata in Poesia non sperimentale, ma di sostanza, anche formale.

Viviamo nell’epoca delle facili pubblicazioni, in che modo un editore può (deve) salvaguardare l’autenticità della cultura?

Le facili pubblicazioni purtroppo non sono sempre colpa di un Editore fraudolento. Purtroppo lo stato divoratore a cui siamo soggetti pretende annualmente un certo numero di tasse (altissime) per cui è necessario, per non chiudere, avere degli introiti. Da lì a pubblicare anche per guadagnare non passa molta strada. La sfida, che è veramente titanica, è quella di riuscire a mantenere una linea precisa pur riuscendo a stare in piedi come attività. In realtà (e questo pochi lo sanno) le Case piccole ma importanti che oggi stanno in piedi hanno altri introiti per cui la Casa Editrice si prefigura come attività marginale che deve bene o male pensare solo alla ripresa delle spese. Quindi alla domanda non posso che rispondere nella maniera più odierna possibile: solo se la Casa Editrice è marginale può permettersi di creare un vero momento culturale riconoscibile e di qualità.

La vostra casa editrice è dedita alla poesia. In che modo è possibile riconoscere un vero poeta e, conseguentemente, selezionarlo per la pubblicazione?

Paradossalmente riconoscere un poeta è molto semplice. Una voce vera è sempre e comunque riconoscibile. È vero che ci sono dei criteri da seguire quali “cosa dice questo testo?” oppure “la forma è funzionale al messaggio?”. Elementi di valutazione più specifici sono la concretezza, l’asciuttezza, l’essenzialità del dettato. Poi ovviamente dobbiamo tenere conto anche della provenienza geografica dell’autore e della sua età. Non pubblichiamo per scelta ragazzini, e teniamo conto della tradizione letteraria dell’autore prima di assumere i criteri specifici di valutazione. Quest’ultimo elemento si lega alla consapevolezza che l’Italia è fatta di regioni culturali per cui la Poesia siciliana non può essere paragonata o avvicinabile alla Poesia lombarda o friulana.

Quali le peculiarità dei vostri autori?

Le peculiarità dicono le nostre scelte. Asciuttezza, concretezza, bagaglio letterario importante. Insomma un lavoro di studio e ricerca forte che poi il lettore (che non è mai stupido) sente e apprezza. Dicendola con parole un po’ forti, parole di Pontiggia che ho incontrato a Milano a inizio settembre di quest’anno per un evento: “nessuna persona ignorante diventa poeta, bisogna studiare e studiare tantissimo per fare vera poesia”.

Quali reputate essere – tra i vostri – i libri più interessanti già editi o di imminente pubblicazione?

Per nostra scelta sono tutti interessanti. Posso dire quali sono quelli più riusciti a livello di consenso di popolo (vendite) che non dice il consenso di critica: “Terra altrui” di Natalia Bondarenko (prefazione di Katia Longinotti), “Le felicità” di Guido Cupani (prefazione di Giulia Rusconi), “La gravità della soglia” di Roberto Cescon (prefazione di Maurizio Cucchi), oltre l’ultimissimo vincitore del Camaiore Proposta di quest’anno Malascesa” di Erminio Alberti (prefazione di Maria Grazia Calandrone) e l’esauritissimo “Minatori” di Dario De Nardin (primo edito della collana Scilla, prefazione di Gian Mario Villalta). Libri di cui potete trovare estratti nello store della Samuele (http://store.samueleeditore.it). Per il futuro abbiamo due bei progetti veramente interessanti e che si legano a immagini di copertina di grandi artisti contemporanei (nostra ultima frontiera editoriale), ma preferisco non parlarne ancora per scaramanzia.

Altre sue osservazioni per i lettori.

Sicuramente direi al lettore di leggere Poesia, di comprare Poesia, di studiare Poesia. Perché questa è l’unica strada attraverso la quale diminuiscono gli Editori a pagamento fraudolenti, e si aiutano gli Editori seri che comunque devono chiedere contributo autoriale (come noi) per poter continuare a reggere il lavoro. Non ultimo perché solo così si può riconoscere all’Editore il suo vero valore. La Poesia in Italia, al contrario della politica, sta vivendo un momento vivissimo ed effervescente. Lo vediamo tutti. E questo è il momento giusto di pubblicare un libro che sia un bel libro di Poesia. Ma per farlo bisogna supportare l’Editore che si mette di buon grado a correre su e giù per l’Italia per presentare, promuovere, far conoscere quel libro. Perché, ricordiamo sempre, la cultura non la fanno la Mondadori o l’Einaudi, ma le piccole case. Una volta erano Scheiwiller, San Marco dei Giustiniani, peQuod, oggi sono Ladolfi, Aragno, Raffaelli, Nomos, Samuele.

 

 

Potrebbero interessarti