Tatiana Berg
 
“La casa, un punto fermo su un ciottolo nero.
“Quattro pilastri e tre cuori”, le dissero.
Contare, passo dopo passo, i battiti, attimo dopo attimo, e trovarne qualcuno sparso nel centro esatto dei sogni.
Una valigia di cartone e chiedere “permesso, posso vivere?”.
Le mani lontane, la culla del sorriso, la scelta attaccata in alto al pensiero, il passo
silenzioso verso il respiro.
Molte cose sempre, qualcuna macchiata di caffè e raggrumi di inchiostro.
“Ho ancora due anni”, dice.
La possibilità di ruotare insieme alla luce e al buio, e tutta la sua materia incandescente, in una nota dolente, un accordo, le dita nere di una musica lontana.
E poi il mare ad una latitudine di sud-est, la barba incolta di suo padre, che ruvida sarà solo la sua vita, e morbida la piuma del
pianto dentro di sé.
Mille e più perdoni, elenchi di numeri mai chiamati, tutti occupati, bocche incensurate, notti biascicate d’incubi, vuoti a perdere di peccato.
Mai vergogna però nei tumulti, sempre il punto di ritorno allo stupore, sempre il
correre, scorrere libera sui fianchi.
Un fiore di campo non ha prigione,
solo vento.
Che ridere a scrivere di una bambina che alza la mano dentro una tempesta.”
 

(Erica Donzella)

 

 

 

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