“Io parlo dai confini della notte” di Forugh Farrokhzad. Il curatore, Domenico Ingenito: “è una poetessa del futuro”.
«Creasti questo mondo terreno sapendo/ che tutto intorno a noi non è che miraggio, malia,/ incanto. Noi bambole nel
«Creasti questo mondo terreno sapendo/ che tutto intorno a noi non è che miraggio, malia,/ incanto. Noi bambole nel
Coscienza e “volizione” percorrono versi sanguigni come «crepe aperte sul domani», come «labbra/ incise sui basalti/ di un cielo
La «sete» richiama la profondità dell’acqua a significare la profondità dell’esistenza, l’andamento è quello distintivo dei corsi ad alto
«Ciò che vede il passo/ ha occhio di radice/ il piede aderisce alla terra/ si nutre d’arcano/ senza che
«Al principio è la meraviglia. Tutto suscita meraviglia e stupore. Un’emozione confusa in cui la paura diventa inquietudine. L’emozione
«Lu furasteru ‘n menzu a dda natura/ senti lu scantu ma non si nni cura./ “Subblimi” dici “ju non
«Segui le curve del giaggiolo/ se vuoi essere felice, non indugiare (…)». Leggendo sentiamo un battito di cuore all’unisono
«Ogni bagliore è un angelo, ogni fiore./ Se puoi sentirli cantare/ svanita è la collera, germoglio il dolore». Versi
«C’è un bosco che mi abita dentro,/ un silenzio cantato e interminabile,/ (…) sono un bosco che radica e
«Vedi così agisce la luce/ eppure in un punto convergente/ nulla accadrà mai invano», versi di Maria Allo (nella